Interferire nelle questioni di politica estera non è cosa facile

comunisti

Rimane che le genti hanno il diritto sacrosanto di avere una Patria, un suolo, dell’acqua da bere. Le persone che siano gialle, nere, biancastre hanno diritto a vivere. Punto. Chi rimuove questa affermazione semplice-semplice è bene che torni a dare materia a Maurizio Crozza per i suoi show. La gente di “ogni dove” (come dice qualcuno più autorevole di me “anche i negri”)  ha diritto a immaginarsi felice di esistere. Perfino quei quattro scalzacani (in realtà erano otto) espressione del mondo separatista leghista, aspiravano a vivere meglio quando (9 maggio 1997!) arrivarono a costruire un simil carro armato per ribadire il proprio diritto ad una patria. Volevano fare “sano secessionismo” ed erano pronti a farlo con qualunque mezzo. Chissà cosa ebbe a pensare di loro e del loro agire Matteo Salvini che, a quella data, non era un minorenne incosciente ma un leghista di sicura fede.

Questo in realtà non è proprio vero in quanto l’attuale ministro dell’Interno è stato, come sapete certamente tutti, oltre che un ex Leoncavallino, il fondatore, nel Parlamento della Padania (avete letto bene e ve lo ricordo, se ve lo foste dimenticato, che è esistito anche un Parlamento Leghista), della corrente dei comunisti padani.

5 su 210 furono gli eletti in quel luogo di “eversori (furbi)” e uno dei cinque era proprio Matteo Vostro.

Spero che non mi accusino di costruire false notizie. Quelli vecchi come me ( Salvini ha quasi trenta anni meno di me) quando sentono parlare di queste cose pensano al Partito Comunista Americano. Per intendersi quello con, un tempo, il 98% di provocatori messi a fare gli estremisti proprio dall’FBI per individuare quel 2% di comunisti statunitensi veri e provare a fotterli.

comunista padano

Se si osserva Salvini come è oggi, viene da pensare che negli archivi “profondi” del Ministero dell’Interno ci possano essere le prove di questa sua funzione provocatrice oppure, viceversa, la prova che, sin da piccolo, fosse un sincero seguace di Mosca e del comunismo riformato un giorno da Vladimir Putin. Comunque quella di Matteo (ma si chiamano tutti così?) personalità complessa per lasciargli in mano la sicurezza del Paese.

Il Paese che critichiamo tutti i santi giorni ma che amiamo come si ama una Patria e non una squadra di calcio qualsiasi, realtà “femminile” solo per grammatica, ma in realtà, come è ridotto il calcio in Italia (altre truffe, altri risultati manipolati), un luogo maschilista e retrivo come pochi.

Il fatto che il Ministro dell’Interno non abbia amato l’Italia non solo da giovane ma anche fattosi grandicello, non me lo fa essere simpatico.

Confesso e ammetto che questo non solo è un mio limite ma che testimonia un pregiudizio. Cosa grave sempre ma – che volete fare – ormai sono vecchio e tardo e di uno che non abbia amato l’Italia Turrita, cioè andando indietro nel tempo, tanto tempo, millenni, la Saturnia Tellus, o, per altri, la dea Demetria, divinità che corrisponde alla terra, alla propria terra, cioè colei che evoca le nostre antiche città e per questo raffigurata con cinta il capo di una corona di mura merlate, non mi fido.

partito comunista

Chi ha pensato ai Celti come punto di origine e riferimento culturale, non mi può essere caro. Io preferisco, da sempre e per sempre, la Carboneria e la Giovane Italia mazziniana. E non credo che sia reato dichiararlo ne che questa diffidenza giustifichi, a norma di legge, alcuna attenzione nei miei confronti. Attenzione di cui non vorrei avere sentore perché ho altro da fare. Preferisco tutta la vita pormi il problema dei colori della mia bandiera che è il Tricolore e non, per tanto, il significato di un vessillo solo verde.

Non mi tranquillizzano conversioni patriottarde dell’ultima ora (come dobbiamo considerare su una vita di un 45enne gli ultimi mesi?) che oggi vengono utilizzate per costringerci a dimenticare.

Signor Ministro dell’Interno questo è il Paese dove ancora si crede che ci furono forze nostrane capaci di influenzare le investigazioni attuate durante i famosi 55 giorni in cui si diede inutilmente la caccia ai rapitori di Aldo Moro, mentre chi sa, sa che il governo italiano dell’epoca, per accordi internazionali (sarebbe interessante sapere se mi sto sbagliando nella ricostruzione storica) vigenti in quel lontano 1978, venne quasi subito esautorato (così si esprime Rosario Priore uno che ne capisce come pochi di quegli avvenimenti ormai lontani) di ogni potere nella gestione del sequestro, perché il caso era stato avocato a sé dalla rete Gladio della NATO. Rete NATO che all’epoca era viva e vegeta e perfettamente funzionante. Rete che in quel momento era gestita da un direttorio (capite cosa scrivo?) composto da Germania Federale, Francia e Gran Bretagna. Questo per le caratteristiche del personaggio sequestrato che era notoriamente al corrente di delicati segreti militari che riguardavano anche la Gran Bretagna, la Francia, la Germania Federale. Dopo decenni sarebbe interessante vedere emergere carte descrittive i comportamenti dei nostri “alleati” durante quei 55 fatali giorni.  Moro è stato eliminato e ora ci ritroviamo a veder dettare/determinare la politica estera mediterranea da uno come Matteo Salvini. Chissà se scrivere “uno come Matteo Salvini” sia reato o cosa degna di attenzione dei mattinali che vengono confezionati ad uso del signor Ministro di Polizia? Chissà.

Oreste Grani/Leo Rugens