L’antimafia che sarà
Oggi si onora Rita Borsellino, sorella di Paolo. Ci mancava pure.
Ben altro ci aspettiamo, dopo questa ennesima scomparsa, per mettere mano alla questione irrisolta dai tempi di Bismarck (e non credo di esagerare) che ci portiamo addosso come classe dirigente: con chi stiamo quando dovrebbe essere scontato stare con lo Stato, con la Repubblica, in difesa certa della nostra gente onesta.
Invece nei secoli abbiamo acquisito fama, dentro e fuori i confini, di essere un popolo abile nei doppi giochi, a volte triplici se non addirittura quadrupli.
In politica estera e nei confronti della criminalità. Questo dicono le carte giudiziarie e non campagne stampa diffamatorie.
Il titolo di questo post prova quindi a portarci nel cuore del problema: quale lotta alla mafia, perché (pensando quindi a quale comunità futura libera dai ricatti condizionanti dei mostri) e, soprattutto, come.
Poi aggiungo (ma questa è una mia fissa) su quali gambe debbano viaggiare tali scelte.
È ora di aprire la stagione del cambiamento sostanziale anche su questo terreno. Anzi, prioritariamente su questo terreno. E va fatto partendo da quel luogo istituzionale (la Commissione parlamentare antimafia) dove sarà doveroso disegnare il percorso per il ritorno dei cittadini “in” politica come promesso. E nel pensare questo irrompere “in” sicurezza, pensare oggi la Repubblica di domani. Quella di oggi è una Repubblica dimezzata. Certamente non libera dai criminali. E non solo dai ladri che si vogliono impadronire dei pochi risparmi che si possono tenere in una casa. E bisogna quanto prima saperlo fare leggendo le produttività ombra, le tendenze macroeconomiche della criminalità intrecciata con la finanza mondiale, le regole della infosfera in cui molti ormai sono destinati a vivere e a lavorare. Mondo elettronico in cui i criminali si muovono con grande dimestichezza sfruttando a loro vantaggio ogni siepe del labirinto. Ricreare quindi nei fatti le condizioni per l’accesso sicuro dei cittadini in politica, sbaragliando, per cominciare, le cittadelle del voto di scambio. Tema delicatissimo a cui bisogna fare da subito mente locale per prevenire e nel farlo mettere in moto processi di reclutamento selezione e, diciamolo, formazione della classe dirigente che in uno scontro mortale come è quello con le mafie non può essere mandata in campo senza preparazione specifica.
Non tutti possono appartenere al corpo d’élite parlamentare a cui dovrà essere affidato tale compito strategico. Troppe leggerezze sono state commesse in passato. Troppe personalità fragili sono state attenzionate (e sedotte) da quel personale, viceversa, specializzato che per la criminalità opera sul terreno permanente del reclutamento. Stiamo parlando della scelta dei campioni da schierare a prescindere da ovviamente tutte le buone volontà dei cittadini onesti che sosterranno con tutto il clamore possibile la sfida. Che è auspicabile sia di massa, ovviamente, ma è anche altamente specialistica. Si tratterà – come si vedrà sempre di più – di saper affrontare temi complessi (leggi e ancora leggi che negli anni hanno preparato la facilitazione delle attività dei criminali e la loro sostanziale impunità) se si vuole battere il male che opera, da decenni, full time, permettendosi di rovesciare sul “tavolo da gioco” tonnellate di denaro (ed altre seduzioni che ne derivano) contro il quale il part time dell’antimafia spesso è uscito battuto. Non si tratta certo di negare il valore del denaro, che rimane fondamentale nel determinare lo sviluppo economico, ma di realizzare situazioni sempre più estese valoriali di realizzazione, anche e soprattuto nel nostro Sud, in cui i cittadini possano trovare condizioni accettabili di vita. Chi non vuole più equità in questa nostra troppo lunga e matrigna Italia, è certamente complice della criminalità. Si tratta pertanto di collegare l’impatto economico alle decisioni con i processi anche di natura psicologica e sociologica che regolano la collettività, sia pur differentemente, a nord come a sud. Certamente nella Capitale che va pensata come laboratorio strategico di comportamenti virtuosi.
Se lasciamo soli i nostri compatrioti potrebbero trovare una loro convenienza economica (e, paradossalmente, una giustificazione morale) a buttarsi dalla parte del crimine nel momento in cui non possono neanche più sostenere i processi economici tradizionali. Quando gli dovessimo comunicare che non sono più persone (loro, i loro figli e i loro vecchi) sostenibili dalla ricchezza disponibile come pensate che si metta la situazione mentre viene negata un’esistenza dignitosa ma al tempo il passaparola dice che i criminali navigano nell’oro?
Questo, di fatto, si sentono dire, da troppi anni, quelli che invece, non solo vedono con i loro occhi che ci sono sempre più riccastri che, scegliendo l’illecito, fanno come cazzo vogliono ma che se anche presi, sono subito fuori. Dai criminali, direttamente o indirettamente, viceversa in troppi si sentono suggerire che con loro si naviga nel denaro. O, comunque, c’è anche per loro qualcosa. O, comunque, si apparecchia un posto a tavola. Quella che si annuncia è una stagione che non avrebbe certo avuto bisogno dello scazzo durissimo tra Roberto Saviano (tanto per fare un esempio) e il Ministro di Polizia, Matteo Salvini. Ne, tantomeno, della cronometrica idiozia di chi fabbrica ordigni e prova a farli esplodere, per le più diverse ragioni, contro le sedi della Lega.
Storie oscure, già viste, ricordandovi che state leggendo un blog animato da uno che c’era quando furono ideate e messe in atto tali puerili idiozie.
Non vi dico poi se sentivamo il bisogno di artificieri che invece di conservare religiosamente “la firma” (soprattuto se una bomba “appare” di tipo artigianale) fanno brillare, frettolosamente, l’ordigno inesploso.
Bisogna, pertanto, mettere la testa subito al tema di quale antimafia dobbiamo auspicare e come organizzare le nostre truppe politiche (la magistratura e i militari delle forze dell’ordine fanno quasi tutti il loro dovere) nelle istituzioni parlamentari e, a caduta, in tutto il Paese dal momento che, ad oggi, non mi risultano sconfitti i criminali. Anzi.
Noi abbiamo cominciato a dire la nostra, usi come siamo a farlo prima con i toni sommessi poi, come è doveroso fare, mettendoci la firma e i rischi impliciti.
Oreste Grani/Leo Rugens
Ma Siete certi che le indagini a Genova siano condotte correttamente?
guardando in faccia il procuratore che ha incaricato un suo collaboratore che indagava sul Jolly nero (fratello della Jolly rosso); io oltre a vedere le facce sento anche l’ odore; specie quando so che li dentro c’è un altro sostituto che si chiama marcello maresca…
per indagare senza alcun dubbio ci vuole un team di ferro Super Parrtes con incarico Governativo, tipo:
Gratteri-Boccassini-Woodcock-Ielo.
Allora la m….erdda scorre a fiumi!
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