Roberto Battiloro batte 4 a 0 Ernesto Galli della Loggia
Roberto Battiloro, padre addolorato di Giovanni, una delle vittime più giovani cadute nella tragedia di Genova, ha parlato chiaro.
Ernesto Galli della Loggia, come spesso gli accade, ha risposto, in diretta, sulla La 7, con lingua biforcuta, raccontando in realtà ancora una volta se stesso come l’editorialista narcisista che, ormai, al massimo, può parlare dei suoi capelli ribelli e della sua barba incolta. Dello storico (come Paolo Mieli) direi che non ha certo nulla.
A fronte della scelta “anti Stato” fatta da quel padre che ha voluto per il proprio ragazzo caduto e per gli altri tre amici vittime a loro volta, le esequie pubbliche/private, nella terra d’origine e tra la loro gente, ha buttato lì la frase, “lo Stato siamo noi”.
Straziante scena, se si pensa che un ometto del genere, passo dopo passo, articoletto dopo articoletto, si è costruito un reddito grazie a mille trucchi resi possibili dalle leggi sull’editoria che messa nella sua interezza, per decenni, in mano a satrapi dei fondi previsti per blandire/corrompere giornalisti ed editori (caro Vito Crimi, silente nella complessa e stordente posizione di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria, se fossi in Lei, manderei a comprare copia del volume “La Casta dei giornali” scritto da Beppe Lopez e mi rimboccherei le maniche quanto prima!) hanno allevato una vera e propria generazione di parassiti che nulla hanno da invidiare agli esponenti della peggiore partitocrazia.
La libertà o meno di stampa (un pilastro nella costruzione del Tempio della Democrazia a cui, mi sembra, si dovrebbe tendere) si realizza, tra l’altro, passando per la cruna dell’ago di quella istituzione preposta e grazie ai fondi distribuiti – o meno – con trasparenza.
La “guerra civile strisciante”, alimentata da una società iniqua (mille modi per renderla o meno tale si rendono tangibili ogni giorno), non si ferma con le superficiali (certamente in questo caso ancor più stereotipate) espressioni di “educazione civica” del tipo “lo Stato siamo noi”. Intanto perché con uno come Galli della Loggia non voglio avere niente a che fare e poi perché la repubblica che vagheggiamo a quelli come lui li manda rispettosamente in pensione dopo che hanno giustificato/puntellato/garantito, per decenni, la dittatura/il regime che ha il concorso morale certo degli omicidi di Genova. Perché direi di non provare a non chiamarli “omicidi”.
Vediamo ormai, vista l’aria che tira, anche nella scelta dei difensori d’ufficio della casta dei saccheggiatori e dei fautori del “quieto vivere” perché nulla cambi, di scegliere, con oculatezza, gli ospiti delle trasmissioni allestite nei media o, viceversa, l’effetto “esca/incendi” sarà dilagante. Non è censura ma se non si è pronti a pagare le conseguenze della degenerazione dietro l’angolo (i fischi e gli applausi al funerale quello sono) direi di astenersi. Tanto alla CASAGIT risultano versamenti sufficienti per assicurare una serena vecchiaia al pensionando Ernesto Galli della Loggia.
Oreste Grani/Leo Rugens