La ragazza con la pistola

pistola /pi’stɔla/ [dal fr. pistole, ted. Pistole, forse dal cèco pištal “canna”]. – ■ s. f. 1. (arm.) [arma da fuoco corta, portatile, da impugnarsi generalm. con una sola mano, usata contro bersagli a breve distanza: p. semiautomatica; un colpo di p.] ≈ ⇑ arma (da fuoco). ⇓ revolver, rivoltella. 2. (estens.) [denominazione di congegni e dispositivi vari la cui forma e il cui funzionamento assomigliano a quelli di una pistola] ● Espressioni: pistola a spruzzo[apparecchio per applicare in modo uniforme e rapido vernici] ≈ aerografo; pistola lancia razzi [grossa pistola, a canna corta e mozza, che serve al lancio di un piccolo razzo segnalatore] ≈ pistola da segnalazione. ■ s. m., region., [persona stupida, sciocca e sim.] ≈ [→ PIRLA (2)]. [La regione è la Lombardia ndr]

A commentare l’arresto della spia russa Maria Butina, la donna con la pistola, lasciamo la parola al Maestro

Senza Guerra Fredda sono finiti gli 007
SU QUALE Russia si perdevano mai in fantasticherie queste disilluse e puerili spie allorché giocavano sotto le coperte con i loro marchingegni spionistici ad altissima tecnologia, quando facevano sparire i biglietti dai posti segreti sui quali si erano accordati in precedenza, quando spedivano i loro messaggi miniaturizzati, mentendo su tutta la loro esistenza ad amici, innamorati e vicini di casa? LA GRANDE causa di chi, di che cosa, credevano o almanaccavano di servire questi martiri virtuali rispediti a casa con disonore nelle braccia di Mamma Russia? Nelle loro orecchie sentivano bisbigliare i fantasmi del passato russo o i fantasmi del suo futuro? Forse immaginavano di rendere un servizio alla vecchia, convinta, addormentata Russia che vagheggia ancora il secondo avvento di Stalin? O gli zar del Sacro impero russo, che secondo le profezie torneranno? O è stato piuttosto il sacrilego impero russo celeste a parlar loro, quello che fluttua sopra il cleptocratico Cremlino di Vladimir Putin? Le spie di una volta avevano i loro bravi motivi. C’ era il capitalismo e c’ era il comunismo: si poteva scegliere. Sì, è vero, c’ erano i soldi e il sesso e i ricatti, ed era necessario voltare le spalle ai propri superiori tradendoli quando si era promossi di grado, e c’ era anche quella sensazione di onnipotenza divina, e si giocava a un gioco internazionale, e non mancava neppure tutto quel repertorio di ragioni nobili e ragioni bacate, ma in fin dei conti si spiava per una causa o contro di essa. Santo cielo! E quale sarebbe la causa per la quale queste spie hanno fatto ciò che hanno fatto? Chi pensavano di proteggere nelle loro distorte e programmate testoline, allorché cercavano e riprovavano, senza esito, ad arrampicarsi lungo la sdrucciolevole pertica della società occidentale? Che cosa c’ era più da scegliere, ormai, tra Mamma Russia e Mamma America, due enormi continenti entrambi fuori controllo, che stanno annegando insieme nelle oleose acque del capitalismo? A fare la differenza era davvero solo il nome del salvagente al quale aggrapparsi? Mamma Russia, giusto o sbagliato? Mi auguro solo che i tanto bersagliati psichiatri moscoviti saranno in grado di sopportare le tensioni alle quali saranno sottoposti quando i loro nuovi pazienti varcheranno a frotte le loro porte: prima i bambini congelati che chiedono aiuto gridando, poi – dopo di loro – i saggi idioti della vasta e caotica spiocrazia di Putin che, immersi nelle loro stesse sorpassate fantasticherie, si sono accollati la responsabilità di reclutare, addestrare e plasmare alcune giovani menti per ridurle a repliche di sé. E infine, perché accade tutto proprio adesso, dopo che le nostre spie hanno seguito le tracce e intercettato questi incompetenti bimbetti in azione per oltre un decennio?E perché proprio a Vienna? Non sarà che – come stanno già iniziando a insinuare i teorici delle cospirazioni – gli esponenti di destra che si sono infiltrati in innumerevoli agenzie americane d’ intelligence (e che da tutto quanto Obama ci ha detto finora risultano essere assolutamente fuori controllo, proprio come le loro controparti russe) hanno deciso di riportare in vita lo spettro della Guerra Fredda nel momento preciso in cui il presidente stava per avvicinarsi un po’ di più alla Russia? E quindi, sarà questa la causa del teatrale scambio di spie proprio a Vienna? I reazionari di entrambi i versanti, che smaniano dalla voglia di erigere nuovamente la cortina di ferro, stanno forse inscenando per noi qualcosa di strabiliante, di programmato a tavolino? Mentre assistiamo in technicolor al più grande scambio di spie del XXI secolo, e mentre nelle nostre menti risuonano le vibrate note dello zither della colonna sonora di Harry Lime, le spie si aspettano forse che ritorniamo correndo a rinchiuderci nei nostri rifugi dei tempi della Guerra Fredda? È questo l’ astuto piano che avevano in mente? Se è così, beh, le spie di entrambe le parti hanno fatto fiasco ancora una volta. Harry Lime e i suoi poco attraenti amici non stavano facendo spionaggio. Erano soltanto dei criminali spregevoli e di bassa lega che trafficavano in penicillina adulterata con il compito di avvelenare i bambini. A ben pensarci, dopo tutto Vienna non è una scelta così sbagliata. ©David Cornwell Luglio 2010. “La spia che venne dal freddo” sarà riedito da Penguin il 31 luglio. La Repubblica/Guardian News and Media Limited 2010/Agenzia Letteraria Roberto Santachiara. Traduzione di Anna Bissanti © RIPRODUZIONE RISERVATA

JOHN LE CARRÈ”

La storia si ripete, banale identica noiosa e della ennesima rondine dai capelli rossi, giovane e abile tra le lenzuola non ce ne importa nulla, quanto ci interessa sapere che fine abbia fatto il Prof. Joseph Mifsud, il maltese della Link Campus dello Scotti Vincenzo. Ce lo chiediamo perché se lo chiede di recente anche il Washington Post: The three illegal acts that may have helped Trump win the presidency

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Già abbiamo espresso la nostra ipotesi circa i fondali sui quali cercare il fu Mifsud, certo è che non riusciamo a credere che a Roma non si sapesse chi fosse e quanto pesasse. Più il professore rimane nascosto e più aumenta la certezza che sia stato la chiave del rapporto tra Mosca e Trump.

La redazione