Giancarlo Elia Valori ovvero dottor Jekyll e mister Hyde

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A leggerlo non sembra proprio essere quel mascalzone di cui mi parlava, in modo civile, documentato e appassionato, Alberto Statera.

Anzi, a leggerlo, sembra un vecchio saggio, un po’ buddista e tanto compassionevole, più che cattolico apostolico romano.

A leggerlo, senza strumenti, sembra il più innocente di tutti.

A dargli retta, vi potrebbe apparire essersi dedicato, da saggio nonno, per decenni, a dare il consiglio giusto, al momento opportuno, mai ascoltato dai sui compatrioti o nipotini.     

A leggerlo, sembra un vecchio signore incolpevolmente inchiodato ad un destino da profeta inascoltato in Patria.

E invece è quello che più di chiunque avrebbe potuto fare in modo (avendo, come leggete, scienza e coscienza) che le cose non finissero come sono finite.

Siamo pertanto a Jekyll e Hyde? Così sembra.

Perché, evitiamo di dimenticarlo, le cose italiche sono finite proprio come, con lucidità, Giancarlo Elia Valori descrive, rimuovendo il dettaglio di essere stato lui (non voi) ad elaborare e disporre, nella penombra, gran parte di quelle stesse politiche e favorendo quelle scelte che vi può oggi narrare, con dose di distacco, alcune magnificandole, altre criticandole, quasi fosse stato semplicemente uno spettatore innocente.

Anzi, nei modi para-ironici che usa per tutto il lungo articolo, sembra che siano stati i ragazzi del M5S a pesare di più di lui nel divenire delle cose, in  Italia e nel Mediterraneo.

Un vero mascalzone (e qui potrebbe scattare la querela) che cerca, nell’ora grave, di deresponsabilizzarsi rispetto agli accadimenti andati in scena, in questi anni   drammatici, nei teatri del potere, per centinaia di repliche, lui spesso, novello Fregoli, regista, impresario, primo attore. Grazie a Formiche e al suo personale estimatore Paolo Messa, eccolo nelle vesti di un vero insopportabile offensivo denigratore/sfottitore dei coraggiosi patrioti che sol ora ereditano l’Italia che lui, con altri come lui, hanno ridotto come viene descritta nell’articolo, dimenticando che nessuno dei ragazzi pentastellati c’era (qualcuno, addirittura, quando lui già mestava e comandava, non era neanche nato!), libero se pisciare o meno, dentro il vaso o fuori.

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Il potere paramassonico, esercitato con perversione e necessitante di comportamenti sempre doppi/tripli/multipli, evidentemente, fa questo effetto delirante, perché l’articolo è un vero esempio di lucida malattia mentale, ben dissimulata. Negli anni ho ritenuto in vario modo GEV, ma mai per quello che oggi mi appare in tutta la sua chiarezza: GEV è un alienato, con una personalità talmente disturbata da fargli ritenere Giancarlo Elia Valori persona altra da se.

Grave quello che scrive ma nella sua quasi totalità, drammaticamente vero.

Gravissimo lo stile nelle evocazioni degli accadimenti possibili, quasi fossero prefigurazioni allusive e minacciose.

Un articolo che più di altri mi ha suggerito di considerare GEV un padrino (qui scatta una seconda querela) intento a ribadire che nulla si può fare in questo Paese che non passi sotto le sue personali Forche Caudine.

Ma GEV non è sannita. Come, viceversa, lo sono io.

Che il suo Dio (quello di Roma o quello di Israele) se lo prenda quanto prima.

Oreste Grani/Leo Rugens

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