I migranti rendono più della droga – ovvero come i nani nazionali (da Chiorazzo a Buzzi) hanno cercato di togliere l’osso ai francesi e… alcuni son finiti male

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Dalla morte di Stefano Piperno, si legga: Perché i francesi della Gepsa ecc ecc, ci stiamo interrogando sulle responsabilità della politica e dell’intelligence in merito alla questione della gestione dei centri di accoglienza. Di seguito prendiamo in esame il centro di Castelnuovo di Porto (30 km da Roma Capitale) dove si consuma lo scontro tra Gepsa, Auxilia (Gianni Letta?) e la coppia Buzzi / Carminati.

Prendiamo le mosse da una preoccupata interrogazione di Roberta Agostini, deputata del PD dal 2013 e non più rieletta la quale accende un lumicino sulla faccenda limitandosi a riportare le voci dei lavoratori della Gepsa che stavano per essere licenziati.

Tra ciò che riteniamo una provocazione – consentire alla stessa Francia che ha ammazzato il “nostro bastardo” libico la gestione dei centri che accolgono i disperati africani, spesso e volentieri mossi dai francesi stessi – e ciò che si è evidenziato successivamente, ossia uno scontro tra rubagalline (Chiorazzo-Letta contra Buzzi), ci sollecita a trovare presto una soluzione che il “tutti a casa” ci appare inadeguato rispetto al “in galera”. In realtà, se la classe dirigente, decisori inclusi, non si forma e molto in fretta alle complessità geopolitiche e giudiziarie nazionali, per il Paese non c’è speranza.

La redazione

P.S. Ad Angelo Chiorazzo (Gianni Letta?) riconosciamo un merito ossia di avere denunciato che “le gare al massimo ribasso aprono le porte ai banditi“.

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INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00167 presentata da AGOSTINI ROBERTA (PARTITO DEMOCRATICO) in data 22/05/2013
http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic5_00167_17ENTITÀ DI TIPO: aic dc:descriptionAtto Camera Interrogazione a risposta in commissione 5-00167 presentato da AGOSTINI Roberta testo di Mercoledì 22 maggio 2013, seduta n. 21 ROBERTA AGOSTINI , MADIA , MICCOLI e GREGORI . — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che: il centro di assistenza per i residenti asilo (CARA) di Castelnuovo di Porto, situato a 30 chilometri da Roma, è una struttura per richiedenti asilo, aperta nel maggio 2008 e capace di ospitare fino a 650 persone, in attesa che la commissione territoriale competente si pronunci sul riconoscimento dello status di rifugiato; il 22 aprile 2011 è stato reso noto con pubblicazione che la gara per l’affidamento della gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo era stata aggiudicata con decreto del prefetto della provincia di Roma dell’11 ottobre 2011 in favore del raggruppamento temporaneo d’impresa, Gepsa S.A. (Mandataria) – Cofely Italia s.p.a. – associazione culturale Acuarinto – Synergasia, cooperativa sociale; tuttavia, il 14 dicembre 2012 il Consiglio di Stato, in via definitiva, ha accolto il ricorso presentato dal Consorzio di cooperative sociali Casa della Solidarietà – arrivato secondo al bando di aggiudicazione –, annullando l’aggiudicazione in favore della Gepsa, per mancanza dei requisiti necessari da parte del Consorzio; il 30 aprile 2013 i dipendenti della società Gepsa SPA, Acuarinto e Synergasia – pari a 100 unità di cui 41 operatori del settore logistica e 35 tra psicologi, medici e avvocati – hanno inviato una lettera al prefetto di Roma, e per conoscenza a molti altri soggetti istituzionali chiedendo tra le altre cose, un impegno dell’impresa subentrante a garantire l’assunzione senza periodo di prova degli addetti esistenti in organico sull’appalto, risultanti da documentazione probante, salvo casi particolari quali dimissioni, pensionamenti, decessi; il 24 maggio dovrebbe essere l’ultimo giorno di gestione da parte della Gepsa, e dunque anche l’ultimo giorno di lavoro per il suo personale, in un momento difficilissimo dal punto di vista economico e sociale–: se i fatti riportati corrispondano al vero e quali iniziative i ministri interrogati intendano adottare al fine di facilitare il raggiungimento di una soluzione, anche al fine di salvaguardare le esperienze e le professionalità acquisite sul campo. (5-00167)

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Roma. La Misericordia punta a gestire anche il Cara di Castelnuovo di Porto. La gara è in corso. Per il triennio fino al 2016 l’appalto è di 21.352.500 euro. Per ora la struttura è ancora in mano all’Associazione temporanea di imprese (Ati) formata dalle associazioni Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma con a capo la francese Gepsa (Gestion etablissements penitenciers services auxiliares) e Cofely Italia, entrambe sono società che appartengono al gruppo Gdf-Suez, multinazionale dell’energia. Gepsa in Francia lavora nel campo delle carceri. Il valore complessivo dell’appalto per il periodo 2010-2013 è stato di 34 milioni e 500mila euro, al netto dell’Iva. Utenze e manutenzione del centro restano a carico della prefettura. La capienza teorica è 650 posti, quella effettiva 800. Attualmente non ci sono posti disponibili. Le persone “vengono messe in sovrannumero per ordine del Viminale”, fanno sapere nel Cara. I tempi di permanenza media calcolati ad agosto sono stati di 255 giorni (dato ufficiale del ministero dell’Interno), pari a 8 mesi e mezzo. Ma ci sono anche persone come Ken che sono ospitate dal 2011. È scappato dalla guerra in Libia e ha avuto il diniego alla protezione, ha fatto ricorso e aspetta l’esito che dovrebbe arrivare fra altri due mesi.  Fonte Raffaella Cosentino, l’Espresso, 16.10.2013

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CASTELNUOVO DI PORTO (Roma) – Loro no, non lo sanno chi è il «compagno Buzzi». E, francamente, se ne infischiano. «Vorrei un pullman per rientrare dalla città dopo le nove di sera». «Vorrei rivedere i miei sette figli». «Vorrei non mangiare pasta incollata tutti i giorni». «Vorrei qualche soldo in tasca quando esco, non sono un bambino». «Vorrei lavorare, ero un sarto». «Vorrei una risposta da voi italiani, sto impazzendo». Per chi arriva dal Senegal o dal Congo, dalla Nigeria o dal Mali, per chi scappa da proiettili e fame, da un dittatore o dai fanatici religiosi, certi nostri predoni dell’accoglienza sono un dettaglio.
Agli 899 rifugiati (quasi tutti ragazzi nemmeno trentenni) sospesi oggi tra recinzioni e campagna, qui, in questa mattonella da undicimila metri quadrati e 177 stanze che è il Cara di Castelnuovo di Porto, 30 chilometri a nord di Roma, fa poca differenza scoprire chi si è arricchito o chi forse si arricchirà sulla loro pelle. «Si fanno più soldi con gli immigrati che con la droga», ghignava il socio di Massimo Carminati nella palude di Mafia Capitale.
«Quella frase è diventata lo stigma del nostro mondo. Ma se lei pensa che siamo tutti uguali è inutile che mi faccia parlare!», sbotta Angelo Chiorazzo, lucano, fondatore della cooperativa Auxilium che dal 7 aprile 2014 gestisce questo Cara: «Noi non c’entriamo con Mafia Capitale. Quando tutti descrivevano Buzzi come il grande cooperatore, io avvertivo: occhio, ché le gare al massimo ribasso aprono le porte ai banditi».
Vero. Ma l’ombra di Salvatore Buzzi è lunghissima, pure in questi sterminati corridoi del casermone di proprietà Inail (ancora piagato dall’ultima alluvione) e sull’asfalto della Tiberina dominata dal paese vecchio di Castelnuovo. Non si dava proprio pace, Buzzi, all’idea di mollare questa torta. L’aveva agguantata, vincendo l’appalto con la sua Eriches 29, ma il Tar gliel’aveva portata via, aggiudicando la gara proprio all’Auxilium, che aveva fatto ricorso. Allora lui ha cominciato a brigare per aprire un altro centro appena accanto, a Borgo del Grillo, e ha finito per rovinare il sindaco di qui, Fabio Stefoni, arrestato a giugno, nella seconda tranche dell’inchiesta romana. Dalle carte di quell’inchiesta è saltato fuori pure un altro accordo, non illegale ma…«inelegante», ammette il prefetto Franco Gabrielli, l’uomo forte che il governo ha messo in campo contro ladroni e padrini. Buzzi aveva stretto con Chiorazzo, scrivono i pm, «un patto di non belligeranza» per aggiudicarsi, con Eriches 29 e Auxilium riunite in Ati (un’associazione temporanea di imprese) la gestione di mille migranti. Era su di giri, quell’estate, l’ultima prima della galera: «Su questa gara della prefettura abbiamo fatto una specie di cartello per tenere alti i prezzi, a 33 e 60». Altro che massimo ribasso, si giocava al massimo rialzo…
Chiedo: non è eticamente riprovevole? «Assolutamente sì», mi risponde Nicola D’Aranno, consigliere delegato di Auxilium, nella sala al pianoterra del Cara: «Ma era un progetto di Buzzi. Quando abbiamo visto che saltava fuori lo stesso prezzo della cooperativa “La Cascina”, abbiamo capito che qualcosa non quadrava, non siamo fessi. E non siamo andati dal notaio a costituire l’Ati». Il mondo della cooperazione è fatto anche di rancori antichi. Alla Cascina, la coop bianca colpita da una interdittiva di Gabrielli e ora sotto amministrazione giudiziaria, era stato vicepresidente proprio Chiorazzo, poi uscito sbattendo la porta. Buzzi e Carminati, che della Cascina erano alleati in affari, di Chiorazzo parlavano come di un nemico, ma un nemico potente, con cui cercare un modus vivendi: «È amico di Gianni Letta, quello!». Fonte Goffredo Buccini, corriere.it, 30.9.2015