Giuseppe Conte non molla, si fa per dire, sui servizi e sui giochi d’azzardo!
Ai primi di giugno, Marco Dotti dalle colonne di Vita annunciava l’imminente attribuzione delle deleghe ai giochi d’azzardo. Sbagliava, capita anche ai migliori.
Al contempo, nonostante l’attivismo di Salvini, anche le nomine ai vertici dei servizi e la delega ai medesimi non sono ancora state decise.
Sarà un caso, non lo crediamo, che i due nodi non siano ancora stati sciolti quasi si fosse determinato un groviglio inestricabile intorno alla gestione della “Lavanderia Italia” e dell’intelligence italiana. Quanto sono distinti infatti i due mondi?
A rigor di logica gli uomini dei servizi dovrebbe sapere tutto su chi come quando dove ricicla lasciando le briciole allo Stato oltre alle migliaia di famiglie rovinate da famigliari ludopati, anzi di più. Si spiegherebbe così la delicatezza e la lentezza e lo stallo della trattativa. Chi infatti gestirà la riforma del settore dei giochi si troverà a fronteggiare ipersensibili svedesi, teste di legno di feroci ‘ndranghetisti e affini; chi ha le palle per farlo onestamente? Chi invece non aspetta altro incarico per sistemarsi a vita lo conosciamo bene.
Altrettanto chi gestirà le agenzie di informazioni se non sarà armonicamente in sintonia con il presidente dell’Antimafia e del comparto dei giochi potrebbe avere non pochi problemi.
Delle tre teste chiamate a vegliare sulla sicurezza della Repubblica – l’azzardo è una questione di sicurezza nazionale – una sola, per ora ha un nome e un cognome, quella del senatore Nicola Morra, peraltro non ancora ufficialmente eletto.
Gli altri?
Non è il solo braccio di ferro all’interno e all’esterno del Governo. Intanto Salvini trama con Putin senza capire che sarà la sua fine.
La redazione
No Slot Sull’azzardo parlamento e governo battano un colpo. E non diano la delega sui giochi ai soliti boiardi
08 giugno 2018
Si scioglierà in queste ore il nodo della delega ai giochi, da anni affidata a un sottosegretario del Ministero dell’Economia che è la figura chiave per tutto ciò che riguarda l’azzardo legale in Italia. Da qui capiremo se nella lotta a questa piaga si sta facendo sul serio o se ci si dovrà arrendere ai soliti boiardi A forza di sentir parlare di futuro, il presente si trova senza via d’uscita. Così accade nel contrasto all’azzardo di massa.
Risposte false a domande vere
Sono anni che, a ogni tentativo di (minima) riforma dell’azzardo legale, si sentono due risposte. Prima risposta: «bisogna tener conto delle entrate dello Stato». Seconda risposta: «Serve una riforma organica». Entrambe le risposte sono elusive.
La prima risposta è gattopardesca e antepone il profitto ai valori primari della Costituzione (dignità, salute, integrità fisica di cittadini e ambiente). Lo fa alludendo al fatto che di fronte a un settore che, al 31 dicembre 2017, ha fatturato nel suo complesso 102 miliardi di euro, generandone circa 10 di entrate fiscali, ogni modifica rischierebbe di innescare un effetto domino sulla tenuta dei conti pubblici.
La seconda risposta è doppiamente elusiva: da un lato tende a impedire ogni azione concreta che incida da subito sul problema, in vista di non meglio precisate e precisabili azioni future; dall’altro – ed è il lato più preoccupante della questione – attraverso un provvedimento-baule chiamato “riforma organica” mira a far passare tutto e il contrario di tutto. Ne è un esempio il recente e inutile, perché inapplicabile, “accordo” Stato-Regioni-enti locali in Conferenza Unificata. O le innumerevoli proposte di “riforma organica del settore giochi” presentate nella scorsa legislatura. Pagine e pagine consegnate ai tarli. Nelle pieghe delle grandi riforme, si sa, si annida il tarlo peggiore: il diavolo.
La strada del cambiamento
Esiste però una terza via. Ed è la via del passo dopo passo. La più temuta dalle lobby e, soprattutto, dal parastato che, a ogni cambio di sistema, punta a darsi un’aria da antisistema. Capi di gabinetto, dirigenti e funzionari, boiardi d’ogni tipo: è il parastato che tiene in scacco la cosa pubblica. Uccidere ogni cambiamento e persino ogni speranza di cambiamento, in un Paese che nelle retroguardie non cambia davvero mai, è lo scopo primario di questa élites sotto mentite spoglie.
La logica di questa élites è giolittiana: chi conosce la macchina dello Stato, controlla lo Stato. Ma, al contempo, tradisce lo Stato. Per questa ragione la scelta, che verrà compiuta nelle prossime ore, sul nome a cui affidare la delega ai giochi, da anni il perno di ogni controriforma del sistema, è cruciale. Dal nome capiremo se sarà continuità o vera rottura.
Governo e Parlamento alla prova del concreto
Per questo il nuovo governo, che sul tema del contrasto all’azzardo ha puntato moltissimo inserendolo persino tra le priorità di contratto, si gioca letteramente molto. Anzi, se guardiamo al piano delle idealità: è su azzardo e ambiente che questo governo si gioca tutto. Così, sarà fondamentale capire a chi andrà la delega sui giochi, da sempre ambitissima da lobbysti e parastato. Andrà a un uomo di comprovata onestà e alto senso delle istituzioni o andrà a chi, nel parastato, sguazza da decenni?
Per la medesima ragione, la sfida è anche Parlamentare. Qualunque lobbysta sa che non è in parlamento che si decide il da farsi. Rovesciare lo status quo è la priorità per chi volesse davvero cambiare il Paese. Come? Per esempio calendarizzando subito e votando immediatamente il divieto totale e assoluto di pubblicità e sponsorizzazione dell’azzardo. Proposte consimili di Lega e M5S sono state già presentate.
Ogni “riforma organica” e ogni discorso che tenga come perno i fatturati e non ponga al centro gli uomini sarebbe più di una sconfitta. Sarebbe un tradimento.
Meno male! sarà per quello che vedo tutti i media scatenati contro!?! Quindi significa che i passi sono giusti.
"Mi piace""Mi piace"