Trump a proposito di Putin pluriomicida scopre l’acqua calda

macako

Putin è il regista di omicidi ed avvelenamenti politici… ma li fa eseguire ad un palmo dal culo degli USA e mio personale e quindi a me non interessa”.

Questa è la sostanza, se ho letto bene, della dichiarazione amorale (sento il dovere da “atlantico” e amico degli USA – quale ancora mi sento – di definire così una tale affermazione) del Presidente Trump a proposito di quanto anche i paracarri hanno ormai capito rispetto alle gravissime responsabilità dell’ex KGB (ma si esce dal KGB?) Vladimir Putin a proposito di eliminazioni feroci di oppositori al suo regime.

Vi sareste immaginata una verità diversa? Sareste stati tra quelli che ritenevano che qualcuno potesse ordire complotti o “passi terminali” in Russia (e fuori dai confini) senza che Putin desse le autorizzazioni?

Prima della morte di Berja, nel 1954 (è l’anno di nascita del KGB), era la CEKA a farne di tutti i colori ma il filo rosso (anzi rosso e nero) non si è mai spezzato da quando la Scuola superiore di spionaggio, fondata nel 1918 (sarebbe subito dopo la presa del potere bolscevico) da Feliks Dzerzinskij) mise in moto il processo formativo ed addestrativo che mai si è interrotto, a prescindere dai rivolgimenti politici interni alla Russia.

Felix Dzerzinskij

È nel solco culturale di quella scuola mitica che si formano, ancora oggi, i futuri Direttori di quello che un tempo si chiamava Ufficio A (oggi può anche aver cambiato denominazione) in cui si prepara ogni forma di disinformazione, scienza “esatta”  in cui i russi sono ancora maestri. Tenete conto che quelle che chiamate fake news sono pinzillacchere – direbbe Totò – rispetto a qualcuno che, nel marzo del 1991, inventò, di sana pianta, che gli “americani” esportavano nello Zimbabwe preservativi il cui lubrificante era stato infettato con il virus dell’AIDS. Inventata la notizia diffamante fu fatta pubblicare sulle colonne di un giornale di Harare Ancora oggi qualche deficiente che creda a questo asino volante lo trovate.   

Da quelle parti avviene così da decine di anni (tra poco saranno secoli): è solo lo Zar (questo è Putin) che dispone della vita e della morte dei sudditi e di quelli che gli si oppongono. Punto.

Esisteva infatti una struttura (si chiamavano “direttorati”), l’ex 5°, Ideologia e Dissidenti, con la finalità primaria di proteggere la Costituzione Sovietica da ogni forma di dissenso. Da lì partivano le campagne e gli ammazzamenti quando altre forme di dissuasione non davano il giusto risultato.

Direi che è questo (tra mille altre sfumature di grigio…) che mi divide da un qualunque “Matteo Salvini” e da chiunque, in politica interna/esterna del mio Paese, portasse servilmente acqua al mulino moscovita.

Da queste parti, non me ne vogliano gli altri redattori più giovani, siamo ancora fermi all’operazione “Rude Kravo” (Vacca rossa) che, in molti, giustamente, non potete sapere cosa sia stata ma da leggere alla luce del  “fidarsi è bene degli agenti formatisi alla mitica scuola del KGB ma non non non fidarsi è molto molto molto meglio”.

E tal proposito (Operazione Vacca Rossa) voi direte che è mio dovere un giorno richiamare alla memoria dei miei fedeli lettori la storia di Libuse Koller, coniugata Candela, detta IRIS, prima di far diventare una fake news questa leggenda metropolitana che gli allievi di Feliks Dzerzinskij (che cazzo di nomi!) sono dei cattivacci che avvelenano le persone, eliminano chi non la pensa come lo Zar di turno, costruiscono informazioni di ogni tipo e quando rimane qualcosa di vero lo rubano, che sia un brevetto o una “relazione” umana.

Oreste Grani/Leo Rugens che, invecchiando, paradossalmente comincia ad avere nostalgia di quel vecchio rigido clima della “Guerra Fredda”