Non tengo conto del rifiuto che ho ricevuto ad una conversazione logica e pertinente tra Giarrusso e Morra entrambi del M5S

Daphne Caruana Galizia2

Mi chiedo ancora, con quella petulanza che mi contraddistingue (quanti criminali/affaristi spregiudicati/agenti al soldo di Paesi terzi/semplici antitaliani mi odiano per questa perseveranza?), cosa sia servita, fatta come fu fatta, la visita della delegazione della Commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi, in occasione della morte tragica della giornalista Daphne Caruana Galizia! Fatta come fu fatta (cioè all’acqua di rosy) e con una decisione su cui torno, a distanza di un anno, a pormi domande: perché dalla visita fu escluso il sen. Michele Mario Giarrusso (M5S)? E perché – soprattutto – fu escluso con modalità che ancora è doveroso ricordare?

La peggiore partitocrazia non agiva così. Nella Prima/Seconda Repubblica, su argomenti così complessi e articolati, si stilavano documenti, ci si affrontava nel merito delle tesi contrapposte e poi, eventualmente, volavano coltellate.

Da qualche tempo, solo coltellate e, mi dicono, anche irrisioni. Dove sono, ad esempio, pronte per essere consultate, in futuro, negli Archivi di Stato, le tesi in base alle quali, dopo ampia discussione e approfondita valutazione, si è decisa la politica che, nei prossimi anni, dovrà guidare (anche “superinvestigando”) il contrasto alla criminalità organizzata nel Paese che più di altri l’ha vista nascere e da qui diffondersi in tutto il Mondo? Superinvestigare in particolare dove la Magistratura non può e non deve arrivare: le collusioni con la politica e in Italia (ma non solo), con le degenerazioni massoniche. Stiamo parlando dei fondamentali che vedono lo Stato contemporaneo affrontare il tema dei temi: il monopolio della forza per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini. Ma per parlarne e partecipare alle decisioni nel merito, bisogna aver studiato la materia. Bisogna saper utilizzare i codici. Bisogna avere dimestichezza con la giurisprudenza. Bisogna saperne almeno quanto ne sanno gli avvocati e i giudici corrotti al servizio dei criminali. O ci vogliamo far trovare, anche nell’Antimafia, in difficoltà perfino con le “aste” o come con i “tunnel del Brennero”?

Stiamo disperdendo il patrimonio e non parlo semplicemente in termini elettorali.

il voto di scambio

Mi soffermo su queste eventuali carenze, pronto a scusarmi se, viceversa, dovessero esistere questi documenti, queste proposte programmatiche, questi verbali articolati e trasparenti, resi ancora più necessari per la delicatezza della materia trattata: la Sicurezza Nazionale. Scrivo “Sicurezza Nazionale” a meno che, dalle parti del MoVimento, si ignori che l’interazione tra lo Stato e le mafie genera, da oltre cento anni, un problema di sovranità e di autonomia di intere classi dirigenti. Almeno dalla Duomo Connection (era il 1989 ed era già all’opera Ilda Boccassini) quando furono trovate le infiltrazioni mafiose per influenzare le decisioni della amministrazione comunale di Milano, particolarmente nell’assegnazione di aree edificabili. Così come il groviglio del voto di scambio, terreno minato approfondito proprio da un libro (Il voto di scambio politico-mafioso) dedicato a questo argomento che vedeva il sen. Mario Michele Giarrusso mostrarsi non solo conoscitore di un argomento centrale per il futuro democratico della nostra Italia ma sostenitore di tesi estremamente rassicuranti per competenza e determinazione sul tema. In modo particolare mi aveva colpito l’inserimento dell’intervista a Agostino Cordova, magistrato- mastino che per quanto ha saputo fare (anch’esso a sua tempo ferocemente contrastato e criticato per limiti di natura caratteriologica) veniva nel libro opportunamente implicitamente indicato quale esempio di attività investigativa sofisticata. A chi da fastidio Michele Giarrusso e il suo approccio energico al “groviglio bituminoso” criminale? Non è nostra intenzione mettere in imbarazzo il senatore con la nostra dichiarazione pubblica di stima personale (anche noi non siamo simpatici a moltissimi e forse nel nostro caso a buon diritto) certamente da lui non richiesta come sa chi sa le cose, ma non è neanche nostra volontà lasciare solo, in un momento tanto delicato, il parlamentare siciliano e il cittadino probo. In più, lasciatecelo ricordare a chi se lo stesse dimenticando, è ancora in vigore l’art.21 della Costituzione che stabilisce la libertà di manifestazione del pensiero (e qui ci siamo), ovvero la facoltà di manifestare esteriormente e liberamente il proprio pensiero con la parola (questo stiamo facendo), lo scritto (mi pare che ci siamo) ed ogni altro mezzo di diffusione. E il blog Leo Rugens è tra questi.

Torniamo a Malta e alla contemporaneità della scelta che ha diviso.    

Sarebbe interessante, un anno dopo, rileggere quella esclusione (e chi la decise con modi stizziti), alla luce di quanto si è votato, oggi, sempre nel M5S e sempre rispetto a Giarrusso, per il vertice della futura Commissione antimafia.

Antipatico all’epoca e antipatico ora? Signori, parliamo degli eredi di Totò Riina e dei comandati di Matteo Messina Denaro e non degli amichetti del muretto che mettono all’indice uno di loro perché la capessa o il capetto di turno lo trovano antipatico o dedito alla bestemmia delle bestemmie: pensare e decidere di testa propria. A volte, con la doverosa energia. A volte, con modi burberi. A volte con passione e senso civico. E sti cazzi?!?! O nel ambiente dove si è fatta fortuna politica e messe di voti con il vaffanculo devo tenermi quando scelgo le parole per trasmettere la mia opinione? Chi conosce la legge (ed io la seppi) sa che essa impone il limite del “buon costume” nell’esprimersi ma, come il MoVimento dovrebbe sapere, il “buon costume” cambia negli anni. Sono preoccupato/incazzato nero su questo abbassamento di brache ai vertici dell’Antimafia.

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Si è scelto il professore di lettere Nicola Morra, evidentemente noto a qualcuno che conta nel MoVimento come esperto di questioni legate alla criminalità organizzata (questo sono le mafie) pur in presenza di ombre (per ora Leo Rugens le chiamerà così) che si stendono sulla sua famiglia. Mi riferisco alla stampa cosentina  (a volte le testate locali hanno orecchie e occhi per sentire e vedere dove altri non possono arrivare) che indica nel figlio del senatore un giovane distratto/superficiale/ingenuo rispetto a frequentazioni non consone al ruolo che Morra padre sembra destinato a ricoprire. Per ora mi astengo sulla funzione dei locali pubblici (le discoteche massimamente sono tra questi) nei territori ad alta intensità mafiosa. Ma spero che nessuno mi tiri per i capelli su questo terreno su cui mi sento super ferrato. Così come i bar e le loro slot, così come i ristoranti e le loro casse per lavare e così molti supermercati. Vorrei evitare di dover sputtanare la categoria delle discoteche con generalizzazioni ma non credo che ce ne sia una sola in Italia, in Europa, nell’Universo intero dove non si spaccino sostanze stupefacenti. Chimiche e a basso prezzo in particolare. Quando (raramente) non si favorisce scientemente lo spaccio, si consente ai minorenni di strabere alcolici creando i presupposti per la perdita dei freni inibitori. E così oltre che astemio ora sapete anche che sono contrario alla prostituzione (anche atipica) minorile o a far ritenere ai giovani che la musica (quell’arte basata sul sentire umano, sulla matematica e la filosofia) sia solo “sballo” e non momento formativo come un educatore di liceo dovrebbe ben sapere. Ma una cazzo di libreria, professore, non poteva essere una attività commerciale meno a rischio che la discoteca “Ginger Beach” di Bonifati (Alto Tirreno cosentino)?

 

 

Anche perché cose come quelle di cui si mormora non depongono a favore di una forte affidabilità negli organismi internazionali  (e non parlo della UE o della BCE) che si prodigano tutti i giorni nel contrasto alla criminalità organizzata su dimensione planetaria. Parlo di quelli che di “dilettanti allo sbaraglio” non ne possono più quando si tratta di coordinare operazioni di contrasto alle mafie anche di origine siciliana e calabrese.

Mi chiedo cosa si stiano chiedendo dalle parti di Berlino / Montreal / Ottawa/Sidney / Camberra / Washington / New York tanto per fare un esempio, di leggerezze di questo tipo.

E allora torno da dove ero partito dodici mesi addietro: chi ha scientemente agito (allora come oggi) perché Giarrusso non potesse esercitare il suo diritto di recarsi a Malta e, per tanto, diciamolo fuori dai denti, mostrare la sua competenza a comprendere le complessità criminali mediterranee che fanno da sfondo a quel delitto ancora irrisolto? Ci dite – cortesemente – che cosa siete andati a fare di risolutivo a Malta in quell’occasione e senza di lui che era l’unico competente? E per l’oggi, potete rendere pubblico il documento in base al quale hanno votato i cittadini-parlamentari del M5S che, votando, hanno fatto (Morra rispetto a Giarrusso) una tale impegnativa (per il futuro della Repubblica) scelta? Chiedere è lecito. Vediamo se qualcuno, onestamente, mi risponde.

Vedete, amici pentastellati, io comincio a pensare che non siate pronti a ricordare che il denaro che ruota intorno alle vostre tasche (sia pure onestamente autoridotto) è sempre e solo quello che vi viene dato in appannaggio dal popolo italiano e a lui, in ultima analisi, dovete rispondere. Non è denaro del M5S, così come prima non non non lo era della Lega Nord, del MSI, dell’Uomo Qualunque, del PCI, del PSIUP, del PRI, della DC, del PSI, del PSDI, del PLI, dei Verdi arcobaleno o meno, di Forza Italia e di decine di altre meteore che un vecchio arnese (il sottoscritto), ultrasettantenne, ha visto nascere, consumarsi e spegnersi nel nulla.

State spendendo il denaro pubblico (felici che lo facciate finalmente con moderazione rispetto ai colleghi/ladri/alcuni perfino collusi con le mafie che vi hanno preceduto) per aumentare la messa in sicurezza degli italiani, vostri primi e ultimi datori di lavoro. E questo compito onerosissimo, a mio modestissimo giudizio, è vostro dovere farlo, soprattutto, partendo dalla terra che ha visto svilupparsi e espandersi in tutto il mondo la ‘Ndrangheta.

Temo, viceversa, e questo lo dico anche al Presidente della Repubblica a cui indirizzo rispettosamente ma esplicitamente – sapendo che il suo staff ha sensibilità per raccogliere anche segnalazioni provenienti da mondi marginali come ritengo, io per primo, essere il mio blog – queste sofferte considerazioni, che la Regina delle organizzazioni criminali sorrida compiaciuta delle scelte fragili (e divisorie) che si sono consumate in queste ore per – si dice – motivi di simpatia verso alcuni, rigettando competenza e determinazione comprovata di una intera vita civile e politica di altri.

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Autolesionista – pertanto – questa maldestra decisione politica e lo scrivo sperando di sbagliarmi. Comunque dal momento che la speranza è l’ultima a morire io, senza imbarazzo alcuno, lascio nel web questo pensiero improntato ad un “conversazione” ancora possibile. E se il filosofo onesto che è in Morra potesse arrivare a leggermi, spero di poter provare a ridurre il danno. Come per vie altrettanto oneste (il militante pentastellato Matteo) ho provato a fare, inutilmente, nelle ultime settimane.    

Comunque, era e sarà nostro dovere, mentre altri si dilettano a rendere difficile la vita del sindaco di Riace, vigliare su questo passo falso.

A questa Calabria, che non è un isola, in troppi non vogliono dare pace e dicono di voler bene ma nulla di fatto fanno per farla uscire dalla condizione drammatica in cui versa. Anzi, viceversa, sia pur con dosi di semplice superficialità, alcuni tendono a metterla sempre più in difficoltà obbligandola a vivere in modo esclusivamente stereotipato.

Herbert Paul Grice

Cosa ultima non ultima: quando dico “conversazione”, gentili senatori Giarrusso e Morra, intendo riferirmi a quelle regole basilari di dialogo che Herbert Paul Grice provò a codificare e che come è notorio si riassumono in poche (quattro) trasparenti massime per cooperare alla conversazione mediante enunciati che si riassumono per la quantità nel non essere reticente o ridondante facendo in modo che il contributo alla conversazione sia informativo quanto richiesto; non ci si aspetta che un parlante dia un’informazione sovrabbondante o che dica troppo poco. Piuttosto, egli fornirà l’informazione necessaria – né più né meno.

Nel merito sarebbe interessante sapere di “cosa” e “quanto” si è parlato prima delle due decisioni (Malta e Antimafia).

Grice (e sono sicuro  che Nicola Morra conosce il pensiero del filosofo) suggerisce di essere attenti alla qualità: “Sii sincero, e fornisci informazione veritiera secondo quanto sai”: il parlante non dirà ciò che ritiene falso o ciò di cui non ha prove sufficienti – il contributo alla conversazione sarà  per tanto vero.

Indica una massima per la relazione, “Sii pertinente”: il parlante cercherà di essere pertinente all’argomento della conversazione. Se Giarrusso è antipatico o simpatico, non è pertinente. Spero inoltre che risulti antipaticissimo ai capi delle mafie e ai loro utili idioti complici oggettivi.

E infine vi invito ad una conversazione caratterizzata per il modo  Evita l’ambiguità”: il parlante adotterà parole che gli permettano di non risultare ambiguo o oscuro.

Ad essere ambigui ed oscuri ci hanno pensato, nella Prima e nella Seconda Repubblica,  troppi membri della Commissione Antimafia. Evitiamo di dare sostanza al detto: non c’è il due senza il tre. E con questo chiudo un post più audace dei soliti ma confortato dall’effetto che altri pezzi, anche in un passato recente,  hanno sortito. Vedete proprio voi che siete la mia parte, di non smentirmi.

Oreste Grani/Leo Rugens