Lascio in rete un messaggio nella speranza che correnti amiche lo trasportino fino a Nicola Morra

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So di aver fatto, forse con troppa audacia, in numerosi altri post dedicati al sen. Nicola Morra, una proposta di natura prettamente politica. L’ho fatta quando mi sono riferito a lui direttamente dopo che il militante del M5S Matteo T. gli aveva segnalato (così mi risulta), inutilmente, non solo i miei post ma le preoccupazioni civili che li avevano mossi. Una proposta che, a mio giudizio, andava in soccorso a lui personalmente, al MoVimento (mio come suo) e al Paese in difficoltà, paradossalmente oggi più di ieri. La mia proposta, che definirei comunque culturale e metodologica, consisterebbe nell’avviare, di comune accordo, un vero e proprio Centro Studi Transdisciplinare, “a cinque stelle”, prima informale e poi, quando ce ne fossero le condizioni, come realtà giuridica formale, sperando di riuscire a fare tale passo impegnativo in pieno accordo con i vertici del MoVimento. Una realtà culturale che veda Nicola Morra assumerne la guida, avendo io certezza che la moralità del suo percorso politico e l’esperienza vissuta nella società civile possano essere valorizzate al massimo da tale ruolo. Viceversa, il volersi posizionare, per forza, ai vertici della Commissione Antimafia in un ruolo apicale e platealmente esposto a critiche ed ad attacchi velenosi (mi riferisco alla scelta certamente leggera di investire le risorse di famiglia in una “discoteca” nella sofferta e condizionata Calabria) non sarebbe esempio di spirito di servizio, ma di una inopportuna ambizione di natura prettamente personale.     

La struttura che immagino potrebbe risultare utile alla Repubblica, ai colleghi, sia che siano semplici parlamentari che, eventualmente, scelti tra gli attuali membri del Governo. Il compito ipotizzato per Nicola Morra sarà certamente complesso nelle sue modalità attuative, ma il retroterra culturale del senatore dovrebbe essere adeguato. E poi ci sono sempre quanti, facendo riferimento a questo marginale blog, sono pronti a dare una mano.

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Una mano per arrivare, in questo Centro Studi Transdisciplinare (Morra conosce certamente la visione del pensatore complesso Edgar Morin che ebbi l’onore di accompagnare proprio in Calabria, nella sua prima visita in quella terra, agli inizi del millennio e a cui mi ispiro in questa ipotesi culturale) a ragionare di insicurezza urbana e di paura della criminalità, dell’attività preventiva e repressiva dei reati, delle organizzazioni mafiose quali Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e il Sistema dei Casalesi, Sacra Corona Unita, criminalità estera in Italia rappresentabile con il sistema variabile 4+1 o Quinta Mafia. Un centro studi capace di ragionare di corruzione, di droghe, di gioco d’azzardo elettronico, di prostituzione, di usura e di sistema carcerario con particolare riferimento ai crimini mafiosi. E poi della conoscenza del sistema della Pubblica sicurezza e dei necessari rapporti con Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza, Polizia Penitenziaria. Fino alla Polizia Locale. Come vede, gentile Morra, non nomino i servizi di intelligence perché mi dicono che lei sia già sensibile a tale ambiente, fino, a mio giudizio inopportunamente, attivarsi a favore di quello o di quell’altro generale da posizionare, eventualmente, in queste ore di sgomitamenti, ai vertici delle Agenzie.

E questo non ancora nominato “niente”. Figurarsi, mi chiedo, se dovesse assurgere ai vertici della Commissione Antimafia cosa sarebbe pronto a fare per un amico o per l’altro?

Come vede, senatore, la proposta è articolata e vedrebbe come soluzione utile al Paese  la sua scelta responsabile di non prestarsi al fuoco di fila di chi volesse, anche su questo terreno, mettere in croce il Movimento e il suo attuale vertice. A sua nomina avvenuta, viceversa, anche l’ultimo degli ingenui capirebbe che sarebbe un massacro mediatico imperniato su questa situazione mai smentita del locale discoteca “Ginger Beach” gestito dalla sua famiglia. Si dice gestione anche in società con professionisti contigui, a loro volta, a mondi pericolosi. Massacro mediatico che verrebbe scatenato alla prima occasione utile per loro. E loro ritengo siano i mafiosi. Ma lei e chi lo spinge nella posizione apicale non avete mai sentito parlare di vulnerabilità e  terreni scivolosi?  Non avete mai saputo che da tutte le Forze dell’Ordine le discoteche vengono ritenute, a tutte le latitudini e longitudini del Pianeta, luoghi dove è più facile esercitare attività illecite, a cominciare dallo spaccio degli stupefacenti? Ma matti ci siete o ci fate?

Nicola Gratteri, persona che certamente lei stima, da sempre evidenzia che se non si guarda a monte è inutile porsi il problema di cosa accade a valle. Perfino la vicenda della giovanetta Desirè a San Lorenzo va guardato con la capacità di visone complessiva:  la ragazza usava sostanze stupefacenti che venivano importate e Gratteri sa che sono i criminali calabresi più di tutti gli altri ad avere il primato dell’importazione di droga. Gratteri è persona irreprensibile da sempre e mi piacerebbe sapere da lui, che pure si dice che la conosca e la stimi, se gli risulta che in Calabria (in tutta la Calabria) possano esistere zone franche (una discoteca è una zona franca solo perché fa capo ai Morra?) dove la ‘Ndrangheta si tira indietro? E lei chi è per sentirsi sicuro che nella “sua” discoteca i criminali non proveranno il braccio di ferro con il Presidente della Commissione Antimafia?

Come ho altre volte ho scritto: non poteva aprirgli una libreria a suo figlio?

La ‘Ndrangheta traffica con i sudamericani, ad esempio, cocaina ma questi vogliono essere pagati in Europa perché quei signori riciclano da queste parti. ‘Ndanghetisti e colombiani riciclano e comprano bar, alberghi, ristoranti, partecipazioni societarie e…discoteche perché il loro vero business è il momento ludico dove sviluppare il mercato della trasgressione. Mi fermo perché oggi esce un libro di Nicola Gratteri sulla ‘ndrangheta segreta che provo a comprare e poi ne parliamo, caro senatore, delle sue eventuali leggerezze.

Giarrusso

La soluzione che le propongo, viceversa, descriverebbe un clima di ritrovata unità di intenti nel MoVimento, tra lei e il più esperto ed attrezzato Mario Michele Giarrusso.  Quello odiato dai criminali è già formalmente lui.

Unità di intenti (la testuggine è anche questo) almeno per la doverosa e irriducibile lotta alla criminalità che non può essere affrontata condizionati da questo tipo di divisioni e dalla rimozione del principio di merito e di competenza.

Almeno quando si devono affrontare le mafie un po’ di preparazione specifica in una materia tanto complessa e, diciamolo, pericolosa, la vogliamo mostrare?

Cosa ultima ma non ultima: capisco che ai suoi occhi non dovrei ingerire così tanto nella sua vita politica (e, di fatto, nella sua carriera) ma lei deve accettare che un vecchio patriota malandato sia particolarmente preoccupato per questo errore prospettico che il mio MoVimento si prepara a compiere: lei quale presidente della Commissione Antimafia non sarebbe proprio la persona giusta al posto giusto.

Oreste Grani/Leo Rugens