Nicola Gratteri e come si può fare una seria e concreta antimafia

gratteri libro

Qui vedo persone pulite, perbene, che fanno una seria e concreta antimafia. Rischiano e ci mettono la faccia. Servono persone così per sconfiggere le mafie, al di là della repressione. Ancora moltissimi, ma quello che conta è l’idea: creare un modello sociale ed economico alternativo e reale. Questa è la strada giusta. Questo è l’antidoto al consenso sociale verso le mafie”.

Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervistato da Giovanni Minoli a Polistena nel corso della manifestazione “Con il Sud, prima e dopo”, promossa dalla Fondazione “Con il Sud”.

Il mio compito di Procuratore – ha aggiunto Gratteri, secondo quanto riferisce un comunicato degli organizzatori della manifestazione – è fare da testa di ariete ed andare avanti per bonificare le aree infestate dalla ‘ndrangheta. E associazioni come ‘Con il Sud’ completano e integrano il mio lavoro”. Gratteri ha poi parlato della confisca, “uno strumento formidabile di lotta alla criminalità organizzata. Ma bisogna investire di più nell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati. Un minuto dopo il sequestro, devono intervenire quelle associazioni che si impegnano e creano alternative e riempiono il vuoto. “Non si può tenere congelato per anni un bene confiscato in attesa di una sentenza. Bisogna renderlo fruibile il prima possibile”.

Parole sante con, implicito, un modello strategico di sviluppo. Che Nicola Gratteri sia persona di grande spessore etico-morale e conoscitore della materia (come pochi al mondo) quel fessacchiotto di Leo Rugens lo sostiene da tempo non sospetto. Se fosse in me, quando si libera il posto di Procuratore Generale a Roma (dal momento che non si è voluto scegliere e al tempo spingere il magistrato calabrese a fare il ministro di Giustizia del vero grande necessario cambiamento politico che ci saremmo aspettati), norma o non norma, sperando che il MoVimento sia ancora parte del governo, vediamo se Gratteri può “salire” a Roma non per allontanarsi dal territorio (anzi!) ma per dare maggiore forza al coordinamento delle decine di rogatorie (la caccia è difficilissima e onerosa) necessarie allo scontro con la criminalità, lei si sempre più internazionale e senza problemi di budget. A differenza dello Stato.

Che si tratti di ragionare pertanto di modelli di sviluppo mentre si fa scattare ogni possibile forma di contrasto alle mafie, è certo, come suggerisce il coraggioso Gratteri. Modello di sviluppo che, soprattutto nei territori dove le mafie ancora spadroneggino, dovrebbero sconsigliare scelte quali quella di investire i propri risparmi di famiglia in una discoteca e, per leggerezza maggiore, consentire che il proprio figlio a quel locale si interessi.

stadio

Continuo a battere su questo tasto dolente (la designazione inopportuna del professore di lettere Nicola Morra) perché ogni giorno di più, sia per le leggerezze romane (ormai la questione dello Stadio e di Luca Parnasi e Luca Lanzalone diventa un processo) che nella vicenda della spaccatura per designare il vertice della Commissione Antimafia, si capisce che nel M5S si fanno non solo due pesi e due misure, figli e figliastri, ma i dilettanti allo sbaraglio sono, sistematicamente,  per motivi a volte oscuri, quelli scelti. Salvo poi versare lacrime. Che si chiamano – propriamente – di coccodrillo.

Vi prego, amici pentastellati, su terreni tanto strategici (la lotta alle Mafie questo è) di non versare, in futuro, ipocrite lacrime. Leo Rugens, da settimane prova in tutti i modi a segnalare l’errore macroscopico che potrebbe essere commesso, divenendo, tra l’altro, tale scelta, la goccia che fa traboccare il vaso. Se non si trattasse del sistema mafioso potrei sembrare esagerato ma si tratta proprio di questo e non ho voglia di tacere. A qualunque costo.

Oreste Grani/Leo Rugens