L’affare calabrese “Famiglia Morra” si ingrossa
Se non fossimo lontani come mentalità ai riferimenti volgari alla sessualità e agli organi preposti, scriveremmo che l’affare “Nicola Morra e famiglia” si ingrossa.
Non certo per merito di questo marginale e ininfluente blog, sia pur ora spalleggiato dall’articolo del quotidiano La Verità di ieri di cui vi abbiamo riferito ma perché, tornando al via in questo insolito Gioco dell’Oca, è la testata calabrese Iacchité.com che il 23 settembre 2018, prova a far ripartire nella rete, troppo distratta, la doverosa attenzione ad una vicenda così delicata.
Per riassumere: Iacchitè.com di Carchidi, La Verità diretta da Belpietro e, da ultimo, il vostro Leone Ruggente, ritengono che non sia cosa buona e giusta che Nicola Morra assuma un ruolo determinante nelle Istituzioni repubblicane divenendo il Presidente della Commissione Antimafia.
Certo in questa vicenda, siamo in molti colpevoli di negligenza, avendo fatto scorrere gli eventi, fino ad oggi, senza aprire un onesto e trasparente dibattito. Eppure, sin dal 22 aprile del 2018, a Cosenza, la questione di Morra che applicava due pesi e due misure nell’entrare nel merito di vicende pubbliche e private era stata coraggiosamente posta da una cittadina che aveva scritto una lettera impegnativa, per linguaggio ed episodi riportati.
Ecco il testo riproposto da Iacchité:
Anche io, come chiunque altro, mi sono lasciata affascinare da quello che si presentava come un vero cambiamento profondo e un terremoto nelle stanze del potere politico.Ad oggi purtroppo le confesso che la delusione che mi sale dentro ogni qual volta leggo un comunicato degli esponenti grillini calabresi è devastante.
Forse nelle altre regioni d’Italia il movimento ha fatto il suo corso seguendo i principi ispiratori. In Calabria sicuramente no.
Le scelte del movimento grillino calabrese sono state tragicomiche. Degne della migliore casta politica democristiana degli scorsi decenni.
Un pout-pourri di rappresentanti insomma che nulla o poco avevano a che fare con i principi ispiratori del movimento.Ma la vera ciliegina sulla torta, caro dr. Carchidi, la raggiungiamo con il massimo esponente del movimento calabrese, che siede in Senato da ben 2 legislature e che è il Deus ex machina del grillismo in Calabria.
Mi creda, ogni qual volta leggo i suoi comunicati pieni zeppi di condanne contro il malaffare, i debiti altrui, l’onestà eccetera eccetera mi chiedo se questa persona abbia una faccia tosta da meritare un premio.
Che sia proprio lui a puntare il dito contro gli altri è incredibile. (Che poi a dirla tutta, è da poco che si è svegliato perché durante la prima legislatura da cittadina mi ero persino scordata che fosse stato eletto, vista la sua inerzia politica). Comunque, tornando all’onorevole senatore, l’antico testamento recita che “le colpe dei padri ricadranno sui figli” ma in questo caso è esattamente il contrario. Perché vede, in questo caso sono le colpe dei figli che dovrebbero ricadere sui padri. Cosenza è piccola, si sa, ci conosciamo tutti e le voci corrono. E allora l’onorevole senatore, prima di alzarsi sullo scranno e condannare a destra e a sinistra per vicissitudini personali, dovrebbe guardare in casa sua. Perché, si vocifera, se l’onorevole senatore guarda in casa propria, di debiti e pignoramenti ne troverà in abbondanza. Le attività imprenditoriali del proprio figlio si rivelano, da anni, fallimentari, lasciando dietro una scia di debiti, fornitori non pagati, e COSA GRAVISSIMA, dipendenti che hanno prestato il loro lavoro e non sono stati pagati. Sembrerebbe che, tra tutte le attività imprenditoriali ossia il Cantiere31, il Retrò ed il Ginger Beach sulla costa di Bonifati, abbia collezionato denunce per schiamazzi e disturbo della quiete pubblica, pignoramenti di arredi e cucine per decreti ingiuntivi promossi da fornitori “bruciati” e persino, con il Ginger Beach, denunce dalla Guardia Costiera perché privo della concessione della spiaggia e anche qui dipendenti che aspettano da 3 anni di essere pagati (e questa secondo me è la cosa più grave, perché un imprenditore prima di tutto dovrebbe onorare il lavoro dei propri dipendenti e poi tutto il resto).
E tanto per restare in tema biblico, caro dr. Carchidi, mi permetta di concludere rivolgendomi al nostro onorevole senatore e rappresentante: “Perchè guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”. Ah, un’ultima cosa dr. Carchidi: io alle ultime elezioni non ho votato. E non credo tornerò più nel seggio elettorale. Mi dispiace solo che i miei figli troveranno quello che noi oggi lasciamo. La Calabria è condannata a restare ciò che è.Grazie per il tempo che ha voluto dedicare nel leggere il mio piccolo sfogo personale.
Buon lavoro.
Ed ora dichiaro la mia viltà: non solo sapevo di queste critiche al senatore Morra, ma una persona a me cara che ormai vive a Cosenza dopo aver fatto gavetta culturale e operativa con il sottoscritto, per anni, a Roma, me le aveva confermate chiedendomi di evidenziarle nel blog. Cosa che avevo fatto ma che avevo tenuto in rete per poche ore. Poi, mi sembrò inopportuno attaccare con virulenza Nicola Morra e oscurai il post. Deve essere stato il primo segnale del mio rincoglionimento, perché non solo avrei fatto il mio dovere, ma oggi, il mio MoVimento, non correrebbe il rischio di fare una tale corbelleria.
Fermiamoci tutti a riflettere sulle informazioni illo tempore mandate in rete. Fermiamoci a considerare che all’epoca queste notizie riguardavano un aspetto grave, ma minore della vicenda perché Morra era solo uno dei tanti parlamentari a cinque stelle. Fermiamoci a riflettere sul fatto che, da allora, rimuovendo il peso di queste critiche, il vertice del Movimento ha ritenuto che dovesse essere Morra, a prescindere da tali notizie, a guidare la battaglia delle battaglie contro la criminalità e i modi di stringere delle Mafie, fino ad asfissiarla, la società civile del nostro sud in particolare ma, in realtà, dell’intero Paese.
Che Nicola Morra, se ci legge faccia civilmente e con senso alto delle istituzioni un passo indietro e svuoti, da subito, le faretre piene di frecce avvelenate pronte ad essere scoccate cronometricamente ad elezione avvenuta. I giornaloni (e gli avversari politici) per ora tacciono, perché il danno per il MoVimento sia maggiore, e non perché, banalmente non sappiano. Sanno, sanno.
Oreste Grani/Leo Rugens
#IL_CAPPIO_AL_COLLO
(di Angelo Voza)
C’è chi ha respirato la puzza della mafia e dei suoi derivati.
C’è chi ha toccato la melma putrida dei miscugli massomafiosi e poi letto, e ancora letto tante di quelle carte e poi a scrivere, scrivere e ancora scrivere per fotografare la piovra che ha avvolto il nostro Paese.
Ci vuole forza, coraggio e tanto desiderio di giustizia al punto da farti passare addosso anche uno tsunami di fango quando inizi a toccare interessi e intrecci che spaziano tra grembiulini sporchi e apparati deviati.
Bisogna avere coraggio ma anche la giusta distanza. Si proprio quella distanza che ti permette di non abbassare lo sguardo. Distanza che ti porta a non essere “ricattato” e “ricattabile” sottilmente per piccoli, medi o grandi scheletri che ti circondano e ti appartengono.
Diceva il dottor Borsellino che uno non deve essere solo onesto ma deve anche apparire tale.
La sottile battaglia che si sta portando avanti intorno alla Presidenza della Commissione Antimafia vede chiaramente in campo anche certe “menti raffinatissime” di passati ricordi dell’Addaura che nell’infiltrare soggetti “Amici” a loro insaputa creano le condizioni per stravolgerne gli eventi.
Il M5S aveva tra i suoi baluardi la #meritocrazia.
Esiste ancora tale #baluardo?
Vorrei non nutrire dubbi …
La mafia è e resta una montagna di merda … ma solo pochi politici lo gridano apertamente. Altri lo sussurrano per non farsi notare troppo …
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