Fateci vedere se l’ENI è ancora dello Stato Italiano
Se girate la testa dall’altra parte dopo aver letto “ENIGATE” di Claudio Gatti, prefazione di Milena Gabanelli, edizioni PaperFIRST, o siete dei cacasotto, o vi state facendo complici oggettivi di quanto è accaduto almeno negli ultimi dieci in Nigeria. E non solo. Provate cortesemente (prima di suggerirmi di non esagerare nelle mie tesi sul disfacimento di una intera classe dirigente italiana), a ricordare da quando provo a richiamare, inutilmente, la vostra attenzione sulla Nigeria, sulla sua complessità demografica e, massimamente, quale luogo dove la corruzione, anche esercitata con la complicità dello Stato Italiano (l’ENI è dello Stato), è la vera matrice di quanto al tempo assistiamo in termini di dolorose ondate immigratorie e mafie capaci di organizzare, nelle nostre città, spaccio di droghe, prostituzione e ogni forma di illecito.
Lo Stato italiano, intendendo, l’attuale Governo anche a cinque a stelle, se dovesse farsi scimmia muta, cieca e sorda, in presenza di un libro di questa forza e documentazione, sceglierebbe di farci trovare di fronte ad una vera abdicazione al principio di autorità.
Nulla potrebbe più essere preteso in termini di rispetto delle leggi ai normali cittadini se non si trovasse modo di fare chiarezza intorno a quanto denunciato nelle 269 pagine (ci metto anche gli indici!) che compongono il libro. Un vero J’accuse come raramente mi era stato dato di leggere.
Grani conosce le date (e in presenza di quanti e quali testimoni convocati appositamente intorno alla tavola rotonda presso gli uffici di Via Val Lupara snc a Roma), in cui ha posto il problema che, per semplicità e per ora, chiameremo”Nigeria”, partendo dall’indifferenza che caratterizzava la politica estera dei governi Renzi e Gentiloni nei confronti del più grande e popoloso Paese dell’Africa. Il vostro marginale e ininfluente blog conosce quelle date di questo fregarsene. Conosce le date a partire dalle quali, spinti a viltà dal timore reverenziale che ogni volta circonda le realtà che riguardano la politica estera fatta dall’ENI al posto della Farnesina, certamente in Africa (Algeria, Libia, Egitto, Nigeria) o in Eurasia, a cominciare dal Kazaksthan, nessuno con autorità politica, ha mosso un dito. Sempre la stessa solfa: diarrea, diarrea, diarrea solo a pensare di mettere in riga questi parassiti di Stato, lasciati nella convinzione che la Repubblica sia “cosa loro”. Diarrea, diarrea, diarrea che colpisce i nostri politici tremebondi per quanto possano fargli quei cattivoni degli sgherri che negli anni sono stati preposti alla sicurezza dell’Ente Nazionale Idrocarburi. Parlo degli uomini piazzati a vertici nei ruoli di intelligence ambiguamente utilizzati, dentro e fuori i nostri servizi segreti, ma in realtà operativi, alternativamente, dentro e fuori l’ENI. Con stipendi che andrebbero resi pubblici. Diarrea o oscene erezioni per le cifre percepite o distratte. Direi di spendere, nella vostra semplicità, i 15 euro per l’acquisto del libro. Direi di leggere con diligenza, e poi, azzannare alla gola i traditori, costi quel che costi. Tanto più poveri di così non potremmo essere. Tanto meno in gabbia di così non potremmo essere.
Oreste Grani/Leo Rugens che, come tutti i leoni, tiene all’Africa come la sua vera seconda patria. A volte penso addirittura la prima.
ho già chiesto da due anni le dimissioni di Descalzi !
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Buona sera Grotti, in tanto con il piacere che una persona della sua competenza legga questo marginale blog. E poi, nel ringraziarla, sarei lieto che a questo primo scambio, ne seguissero altri. Così mi auguro e così avrei piacere che accadesse. Comunque, grazie e buona serata.
O.G.
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ENI ovvero “Bandolo della Matassa”.
Ma Marcegaglia che ci fa ancora in ENI? COSA ASPETTANO A CACCIARLA?
Dedicherei un po di attenzione al Consigliere Indipendente, la Aretina (come A. Bolici), Diva Moriani, in quanto la Sua partecipazione in CdA Moncler SpA, mi “titilla l’ ugola”, così come il Suo predecessore Mario Resca…
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