Nelle 269 pagine di ENIGATE per bocca di questi delinquenti voi italiani non siete mai citati

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Certo l’artista Marta Boeri (fotografa) c’entra come i cavoli a merenda con la super tangente ENI/SHELL Nigeria/OPL 245, come, giustamente, ci fa notare Claudio Gatti a pagina 215 del suo ENIGATE, tra poco un classico per chi voglia capire come abbia funzionato la storia della più grande tangente mai pagata nella storia della corruzione. Un primato per cui vale la pena soffermarsi a ragionare, porsi domande e non trascurare nessun indizio. Senza considerare in questa vicenda nessuno quale comparsa o figura minore. Così voglio fare dopo aver comprato il libro.

Tornando alla signora Boeri, ritengo, a mio modestissimo avviso, e fino a prova contraria, che c’entri poco anche con il 150° dell’Unità d’Italia da festeggiare ad Abuja, capitale della Confederazione Nigeriana.

E questo lo dico a prescindere dal valore o meno dell’artista.  Mi piacerebbe tanto, per mettermi l’anima in pace, venire a sapere, una volta per tutte, con quali criteri gli organismi preposti a vagliare le sponsorizzazioni con denaro pubblico (in quanto l’ENI è anche della Repubblica Italiana) compiono le scelte. In attesa di questi criteri mi accontenterei almeno di vedere la mostra di cui si sente parlare da alcuni anni che, appunto, spesata con denaro ENI, ha consentito di celebrare la Festa nazionale del 150° dell’Unità d’Italia, in Nigeria. Se uno riuscisse a girarmi qualche foto, chiederei a qualcuno che ne capisce di fronte a cosa ci troviamo. Questo, signori miei, perché sono interessato a capire come funziona la questione dei figli e figliastri in questo Paese dove  non si trova un centesimo per i laboratori di ricerca scientifica ma si finanzia l’effimero dell’effimero come l’allestimento di una mostra di cui nessuno ha traccia, nel cuore della Nigeria. Mi preme sapere perché nessuno (così mi consta) in Italia, ad esempio, ha mai pensato di finanziare attività culturali legate ad ambienti artistici che emergono nella Diaspora Nigeriana.

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Così, tanto per fare esempio ingenuo, al fine di instaurare relazioni e radicare stima e “comunicazione” (anche quella) a due sensi. Bizzarrie insindacabili dei vertici dell’ENI per cui in un Paese che è di fatto alla fonte di non pochi drammi mediterranei legati alla droga, prostituzione, traffico di umani con riflessi fin dalle nostre parti, quartiere san Lorenzo compreso, quei damerini della nostra ambasciata non hanno niente da fare di meglio che dilettarsi con degli scatti fotografici che rimangono oltretutto segretissimi. Come segreti sono i servizi a cui appartiene il marito della fotografa prescelta in quanto la signora Marta Boeri non è altri che la moglie di un dirigente dell’AISE, già capo stazione a Mosca, poi trasferito/promosso a Forte Braschi e in stretti rapporti non solo con il vertice del Servizio ma legatissimo al mondo ENI anche tramite l’amicizia intercorrente tra la signora Boeri e Marinù (con i vezzoso accento sulla ù) Paduano, a sua volta anonimamente diffamata quale amante di un vice presidente dell’ENI. Guazzabugli e intrighi di corte che lascio a Dagospia e a quella fascia di informazione. Io sono interessato a sapere cose più semplici: quanto costò quella mostra e a che cazzo servì, ricordando che le attività culturali in ambasciata andrebbero anche lette nell’interesse superiore di Pantalone che paga. Perché, ripeto, l’ENI non è un’azienda privata di un lontano parente di queste signore che, fortunato lui, aveva trovato il petrolio in Texas.  Inoltre, se proprio si voleva far scoprire al popolo nigeriano il valore di questa fotografa bastava chiedere al marito della signora di mettere lui di tasca soldi per l’allestimento dal momento che, siamo certi di non sbagliarci, Nicola Boeri allo Stato repubblicano costa, da anni, un “botto” direbbero le persone di linguaggio semplice come il sottoscritto. Se così non fosse, il suddetto dirigente potrebbe smentirmi mostrando la busta paga, senza pudori e libero da segreti di Stato che, se esistessero, non atterrebbero alle cifre che percepisce. E così mi sono fatto un’altro nemico da quelle parti.   

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Storie collaterali apparentemente non attinenti al super scandalone relativo alla tangente che si accompagnava alla concessione OPL 245, maxi cifra sufficiente, come scriviamo da ben prima dell’uscita del libro, a destabilizzare l’intero continente africano. E se qualcuno per avidità o altro voleva arrivare a destabilizzare (ancor di più di quanto già non lo sia) l’Africa, nulla va considerato cosa minore e non attinente a questa macroscopia vicenda. Nulla soprattutto quello che riguarda donne e uomini legati ai Servizi segreti, del nostro e degli altri Paesi. Dico questo perché se viceversa trovate in tutta questa storia ben narrata, basata su migliaia di documenti ineccepibili, una sola volta menzionata l’Italia, i suoi interessi, la sua gente (cioè voi), vi pago un gelato o una sfogliatella. Niente! Questa gentaccia parla solo dei cazzi propri (e uso questo linguaggio che va considerato forbito rispetto a quello che compare nei verbali delle intercettazioni e nei brogliacci della polizia giudiziaria dove i protagonisti di questa vicenda si dichiarano inculati, inculati di brutto (chissà cosa vogliano dire questi specialisti del sesso spinto?), stuprati, quando le cose gli vanno male. Quando vanno male a loro e mai parlando a nome del datore di lavoro che è la Repubblica Italiana, cioè voi. Le cose sembrano sempre essere di Paolo Scaroni, di Luigi Bisignani, di Claudio Descalzi, di Roberto Casula, di  Armanna Vincenzo, di Pietro Amara e, con ruoli diversi, dei vari immortali Sergio Cusani, Ferdinando Mach, Massimo Mantovani, Emma Marcegaglia.

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Questo considerare, come fossero esponenti della mafia, il problema energetico, “cosa loro” (quasi fossero partite di droga) è la parte paradossalmente più grave di questa vicenda ma di cui non sento mai parlare.  Silenzio assoluto in queste delinquenziali conversazioni sugli interessi eventuali della nostra gente che pagando le bollette, mantiene questi farabutti che devono ringraziare la Madonna di Loreto, quella di Pompei e perfino quella del Divino Amore che il divenire delle cose politiche in Italia ha canalizzato (e quindi contenuto) il sentimento di odio che avrebbero meritato, nella rappresentanza democratica e parlamentare del M5S a cui, in ultima analisi, devono di essere vivi. Perché gentaccia di questa risma avrebbe meritato di fare una brutta fine. A prescindere dalle eventuali condanne con prescrizioni annesse e connesse.

Vi prego, se potete, comprate il libro ENIGATE e predisponetevi mentalmente a non fargliela passare liscia ai padroni dell’ENI. Quelli a libro paga e quelli occulti.

Per il resto non si sa mai.

Oreste Grani/Leo Rugens

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Tutte le foto pubblicate sono della fotografa Mirella Ricciardi