Ma questi sauditi a che cosa servono sulla faccia della terra?

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Il titolo è, diciamolo, impegnativo. Evoca mostruosità di sterminio e questo non mi fa onore. Il mio vantaggio è che non sono nessuno e quindi sono libero (o quasi) di scrivere quello che voglio. Il mio vantaggio inoltre, è, ora che in molti scoprono la vera natura di questo principe ereditario Bin Salman, di averlo già messo nero su bianco, anni addietro, di chi fossero lui e gli altri mascalzoni sauditi suo avversari o alleati a corte. Corte dove si fanno la guerra per bande, da decenni, predoni tagliagole quali sono da sempre. Lui è anche giovane e inesperto. Altro che moderno. Si sta dimostrando un cazzone combina guai, finto riformatore progressista (libertà alle donne di .. guidare l’automobile!!!!!!!) o poco più. Tanto che a prescindere dagli entusiasmi di qualche scimunito galleggiante nelle nostre burocrazie diplomatiche (plurale perché ne esistono varie oltre a quella in Farnesina c’è quella dell’ENI, quella di Leonardo-Fincantieri, quella dell’AISE), non ne ha combinata una giusta, fino all’orrore del rapimento-tagliamento a pezzi del civile giornalista Khashoggi.  Ma in realtà, tranne che stecche su stecche per acquisto d’armi (e altre tecnologie fobiche legate al comparto della guerra cybernetica e alla loro sicurezza personale) tutto il mondo che fa capo all’Arabia Saudita (ma anche al Qatar e altri “San Marino locali”) non è di nessuna utilità al resto del Pianeta. Anzi, lasciatemelo dire da vecchio cattivo, se tutta la corte saudita sprofondasse nel mare o tutti i suoi membri finissero i loro giorni soffocati da tempeste di sabbia di inaudita forza e durata, non varrebbe la pena neanche di recuperarne i cadaveri per darli in pasto agli orridi e impuri maiali che invece, rispetto a loro e ai loro comportamenti quotidiani, sono cento volte esseri viventi preferibili. Ma prima che i politici casualmente arrivati ad avere le sorti del mondo nelle loro mani se ne accorgano, ci vorrà tempo a prescindere dalla odierna ripensata tedesca. I regni/gli emirati in quella porzione di Pianeta sono stati alimentati, legittimati, scelti in funzione unica di mercati bellici ma, lasciatelo dire ad un blogger provinciale, marginale e ininfluente quale oggettivamente sono, con una visione geopolitica ipovedente.

Sono tutte “micce a lenta combustione” ormai accese e interrompere la combustione prima dell’accensione dei detonatori sarà molto molto molto difficile.

L’avvicinarsi del 150° anniversario dell’inaugurazione del Canale di Suez, suggerisce l’assoluta necessità, non solo di ragionare di quanto accade “dentro” il Mediterraneo ma soprattutto delle acque e dei Paesi che stanno dall’altra parte dell’imbocco.

Ma di quante cose si vuole interessare questo beneventano senza arte né parte? Come vedete, addirittura si è messo in testa, da anni, che utilizzare il 150° anniversario (novembre 2019) per rielaborare la politica estera del nostro Paese, sia una strada non solo percorribile ma politicamente e culturalmente auspicabile. Se non indispensabile. E questo lo voglio ribadire cominciando a mettere in rete il post Finché il mare sarà il mare, riserverà di queste sorprese che troverete pubblicato in giornata.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S. Vi piace l’espressione “San Marino locali” per indicare cosa in realtà facciano e a che servano questi predoni?