… Saranno radicalmente cambiati

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Parlare, nel bene o nel male, di ONU, della sua finalità strategica, del perché un giorno è stato voluto e organizzato, dovrebbe essere argomento di continua discussione (almeno come il calcio e il sesso) sempre ricordando che, come diceva Bertrand Russell, ogni essere vivente è lui stesso una specie di imperialista che cerca di trasformare la maggior parte possibile del suo ambiente (lo spazio vitale, aggiungo io) in se stesso e nel suo seme. Provate a smentirmi e volano pernacchie. Questa tendenza egocentrica si porta dietro, da sempre, la problematica che per semplicità chiunque oggi chiama paura o necessità suggerita/indotta di poter difendere o meno il confine rappresentato addirittura da se stessi.

La politica ha (avrebbe!) viceversa il compito di mettere un limite all’ego-ismo e alla distruzione che tale sentire comporta. La politica, sia dalle nostre parti che in giro per il Pianeta, alimenta, viceversa, prevalentemente paure fobiche ed esalta nevrosi aggressive fino all’inverosimile.

L’ONU, per tornare da dove ero partito, si sarebbe dovuto ragionare e discutere, da decenni, di cose interessantissime per il futuro del Pianeta (e quindi di tutti voi) tipo come superare antinomie dicotomiche quali (per rimanere in tema) “paura e coraggio“, “giovane e vecchio” …. ma nel tempo, i politici che arrivano alla politica non perché si discuta e ragioni ma solo perché specificatamente sono il massimo di quella tendenza all’egocentrismo “ambientalista” di cui facevo cenno, sono riusciti a trasformarlo (per potersene liberare?) in un luogo pachidermico e impotente. In quanto immenso, ovviamente anche costosissimo.

Pianeta

Comunque, un luogo dove semplificazioni quali confini, razze, casa propria, cazzi propri, mogli e buoi dei paesi tuoi, a un palmo dal culo mio, avrebbero dovuto avere il trattamento che si meritavano e che non hanno avuto con la fermezza che sarebbe stata necessaria. Ho detto semplificazioni, stereotipi, luoghi comuni consapevole che si tratta di tendenze radicate nella natura umana, ma sempre di gramigna da sradicare, si trattava. In ONU, ad esempio, si aveva e si ha chiaro che il Pianeta è una sola palletta (direi anche piccoletta tra le tante possibili negli universi a loro volta possibili) che riceve energia luminosa dal sole e la degrada, convertendola in radiazione infrarossa (scusate sempre la mia improprietà di linguaggio quando mi avventuro in questi ragionamenti) che viene successivamente emessa verso lo spazio cosmico. E questa attività, tanto per fare un primo esempio, di emissione non è possibile farla confine per confine, razza per razza, bagnasciuga per bagnasciuga: avviene nel suo insieme in un luogo/pianeta che dovrebbe essere appunto competenza dell’ONU ragionarne.

Come ogni degradazione dell’energia (mi dispiace ma queste sono le leggi della fisica e io non ho potere di cambiarle ne di non tenerne conto nel mio ragionamento sui confini, respingimenti, contrapposizione ad ogni forma di evoluzione planetaria), anche questa (e mi riferisco a quella luminosa), richiede processi che “producono entropia”. Do you know “entropia”?

Il pianeta Terra, che dispone, a differenza di altri, di atmosfera (sapete cosa sia e che, fatta come è fatta, non ha confini, tantomeno, una sua cultura fobica che consenta di chiudere mari e cieli?), di oceani e di biosfera, degrada l’energia solare attraverso una moltitudine (stiamo parlando di miliardi di realtà/parti viventi che partecipano a questa attività permanente) di processi diversi, ciascuno dei quali concorre a produrre entropia (quella di sopra) senza che ciò richieda l’esistenza di grandi differenze di temperatura sul Pianeta. L’atmosfera si comporta infatti come un’enorme macchina termica che trasforma parte dell’energia solare nell’energia dei venti e che le turbolenze atmosferiche degradano, a loro volta, in energia termica a bassa temperatura. Una macchina che, per ora, ha ben funzionato. Per ora. L’esistenza degli oceani e dei mari più piccoletti (uno si chiama Mediterraneo) fa inoltre sì che una buona metà  dell’energia solare incidente venga assorbita dai processi di evaporazione e sia trasportata  dall’equatore ai poli sotto forma di “calore latente”, cioè di aria umida che non manifesta attraverso la temperatura il suo elevato contenuto di energia termica. Mi evoca un meccanismo delicato, necessitante per potercisi rapportare di eleganza nei gesti e nei comportamenti, se mi passate la metafora con una grande storia d’amore.  Un luogo dove rudi maschi possessivi, uomini dal cazzo duro, decisionisti egocentrici sono certamente fuori luogo e inadeguati a tanta misteriosa complessità femminile. Ad ingentilire  il clima sulla Terra concorre anche la biosfera e in modo tanto più marcato quanto più vari, numerosi e interdipendenti sono gli organismi che costituiscono l’ecosistema.   

Ciascuno di essi si comporta, infatti, come un trasduttore specializzato  nel degradare l’energia solare attraverso una catena di piccoli salti.

Così da tempo immemorabile (si dice così), il ciclo della vita si è affiancato (affiancato non “messo sopra”) alla circolazione atmosferica e ai cicli meteorologici nel produrre entropia necessaria mantenere il Pianeta  in uno stato stazionario. Non è più così e l’ONU (o le sue quote parti, Europa compresa) doveva arrivare ad oggi autorevole e capace di fermare il degrado di tale processo equilibrato.

Questi equilibri descritti con i miei limiti (ma preferisco scusarmi che tacere) sembrano ora minacciati (ma che dico  minacciati?) dal fatto che l’Umanità (in realtà una sua parte decide per tutti) dopo aver ricorso  sempre più massicciamente a fonti energetiche non rinnovabili ed è andata a sostituire nell’ecosistema naturale un sistema artificioso meno raffinato nei “piccoli salti” a cui ho fatto riferimento e che pertanto ha comportato la degradazione dell’energia attraverso salti di temperatura e di concentrazione più grandi. Troppo “più grandi”.

Il guaio è in essere e chi non ne ragiona è complice. Per questo il “verde” comincia a colorare i risultati elettorali di mezza Europa. Mi sarei aspettato che, fatta irruzione sulla scena politica con tanto consenso, il vertice del M5S, in questa bella e gentile parte del Pianeta (in realtà bella e gentile sempre di meno e le problematiche idrogeologiche, devastandone le infrastrutture e uccidendo umani, lo testimoniano) si desse anima e corpo a ragionare di questi temi strategici. Dell’ordinario ma anche di queste problematiche.  Così avevo capito. Invece mi sembra che i guai, previsti e prevedibili in cui i teppisti della politica (Lega Nord compresa) gli hanno fatto trovare la quota parte del Pianeta chiamata Italia, vi tolgano energie e vi obblighino ad andare a sera a dormire (tutti gli uomini dormono) senza aver avuto un minuto per acculturarvi in materia o, peggio, costretti a dimenticare quanto sapevate.

BICA

Come le persone anche i concetti crescono e maturano con il lavoro intellettuale e la pratica. Non solo con la pratica che, prevalente, vi sfinisce. Venite da idee/sogni (fondamentale continuare sognare amici cari) affascinanti e innovativi ma che non possono rimanere chiusi dentro alla disciplina ragionieristica del buon governo perché tale non è se non risveglia l’interesse degli altri ambienti culturali che vivevano, bene o male, fuori dal vostro MoVimento.

Tornare ad avere vasti orizzonti ideali. Se non lo si sapeva fare (e alcuni degli eletti potrebbero mostrare questi limiti) provare ora a ragionare anche di ONU (è un esempio) e di globalizzazione non rimuovendo consigli espliciti come quello che, scelto tra i tanti possibili, metto a fine/inizio di questo post e di quello che ne seguirà sul tema, finché avrò dita.

Oreste Grani/Leo Rugens che ricorda Gianroberto Casaleggio (anche Davide cominciava ad interessarsi del tema dei grandi cambiamenti) in autorevole compagnia quando sottoscrisse il manifesto del BICA di Venezia, nel lontano 2002 e fino al 2004, quando cominciò a prendere altre strade. Tra i nomi che sembravano convergere sui queste problematiche oltre a Casaleggio, c’erano:

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e nella sua marginalità e ininfluenza anche il sottoscritto. Anzi ho il ricordo anche di denaro investito su questo tema mentre altri cominciavano a ricavarne.

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