Chi mandare a fare il parlamentare europeo e a che fine?

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Il Giappone, Paese ancora importante, ha annunciato l’esclusione dalle gare “statali” del Gruppo Huawei.

Direi di non considerare questo atto ostile cosa minore.

Così come gli altri effetti domino che aver arrestato la signora Meng Wianzhou si porterà dietro. Certamente per legami finanziari (e quindi sostanziali) quali quelli che mi permetto di segnalare, scusandomi anticipatamente di eventuali imprecisioni. Quanto scrivo può aver avuto qualche variazione (sigle e fusioni di cui non ho riscontro)  come nuovi insediamenti di banche straniere o grandi gruppi finanziari (occidentali) in Cina ma non nella sostanza dello “shangai” (gioco che va giocato con grande prudenza e polso fermissimo) intrecciato che tali relazioni comportano. Questi insediamenti  (a volte solo di natura elettronica) hanno rappresentato  un passaggio importante per sostenere le attività di import/export (cioè la vita stessa della Nuova Cina) nell’ottica di un modello di sviluppo basato sull’approfondimento e continuo allargamento delle relazioni commerciali  con il resto del mondo. Nessun paese escluso, come si sa bene.

Colpire realmente la Cina vuol dire ad esempio fare quello che l’arresto della signora Wianzhou vuole essere: in fase pre bellica (esagerato questo leone ruggente) verifica legami e far emergere alleati e potenze interessate ad una sorta di neutralità. Il Giappone ha detto con fermezza assoluta la sua. Decisioni geopolitiche complesse quindi che potrebbero fare guai dove i decisori, obbligati a prenderle, neanche se lo aspettano. Saper lanciare il boomerang – come arma offensiva – è prerogativa di alcuni aborigeni australiani, cosa altra è saper usare il micidiale manufatto se si è dilettanti statunitensi come potrebbero risultare essere i consiglieri di Donald Trump anche loro di recente insediamento dopo il frenetico carosello dei primi anni di governo. Non per difendere niente e nessuno ma sento quasi il dovere di mettere nel post una considerazione che potrebbe apparire estranea come i cavoli a merenda. Ma chi mi legge sa che ho gusti strani gastronomici.

banche estere

L’innovazione tecnologica finalizzata ad alimentare/sostenere/controllare l’infosfera (implicitamente – ovviamente – tutti i dati che si muovono in questa bolla perché miliardi di viventi riescano a respirare e a convivere) in realtà fa parte di quella necessità di disporre degli strumenti adeguati per sostenere non solo le esportazioni ma soprattutto le importazioni utili ad un sistema industriale, quale è ancora quello cinese,  caratterizzato da una prevalenza di attività di trasformazione e assemblaggio. In parole povere e adeguate al mio dilettantismo in materia la Cina se non sviluppa la potenza delle tecnologie legate alla costruzione dell’infosfera e della facilitazione dello svilupparsi del nuovo tessuto connettivo informativo che caratterizza la Quarta Rivoluzione Industriale (comprese le vere e proprie reti neurali a cui colossi come la Huawei si stanno dedicando) imploderà visto il dogma demografico che la condiziona. Chi attacca deve sapere che sta provando ad attaccare  al cuore il Dragone Rosso ormai risvegliatosi. Chi ha deciso (vedremo se una decisione tempestiva o avventata) di sferrare l’attacco ha deciso di colpire un processo in essere di assimilazione/esportazione di nuove tecnologie relative all’insieme dell’informatizzazione, dei sistemi stessi di telecomunicazioni e per tanto (vi prego di capire dove voglio andare a parare), l’automatizzazione dei processi produttivi presenti ma soprattutto futuri. Automatizzazione senza la quale i miliardi di cinesi sarebbero messi in gravissima difficoltà.

Nel mio schema/elenchino ci sono i rizomi di un tessuto epidermico connettivo che qualcuno ha deciso di far affiorare cominciando a fare chiarezza tra amici e nemici. E questo si fa, a casa mia, prima di fare a botte. Qualcuno arrestando la signora Wianzhou ha dato fuoco alle polveri sia pur accendendo una miccia a lenta combustione. Ma è stata accesa.

Sarebbe interessante cominciare a capire, anche nella nostra Italietta, chi sta con chi, chi fa solo il mercante, chi è, tanto per fare un esempio (che ipocrita questo Leo Rugens!), il vero curatore degli interessi cinesi sotto la forma della Huawei nel nostro Paese. E non per fare gossip finanziario ma per capire chi potrebbe alla fine risultare, a tutti gli effetti, un agente al servizio (anche con dipendenze economiche) della Cina. Paese di cui si deve in tutti i modi cercare di capire le scelte “esistenziali” e culturali, quelle geopolitiche ma senza bisogno di diventarne un piazzista degli interessi commerciali. E senza mai dimenticare che avendo gli USA e la Cina in questo momento storico la chiave per avviare il futuro del mondo o verso una pace duratura e ricca di risultati stabilizzanti la massa immensa di abitanti che vi dovranno vivere o verso l’Apocalisse, eviterei di rimuovere il dato dei patti sanciti e il nostro ruolo certo di alleati con gli Stati Uniti d’America. L’Europa (continuo da ultimo dei moicani a chiamarla così) sta a guardare impreparata come è ad elaborare una sua posizione di politica estera che le dia ruolo e dignità tra i due colossi in conflitto. L’Europa dei banchieri, dei re e delle regine (si chiama così anche se ai banchieri ai re e alle regine da fastidio così essere appellati) ormai, grazie anche alle scelte delle sue arroganti oligarchie, è impegnata a cercare di non finire lei stessa (Francia docet) arroventata sulle graticole fiscali a cui si è votata e dove riteneva di poter impunemente posizionare i suoi cittadini. Sia pur in ordine sparso l’Europa (mi riferisco ai 27 statarelli che si sentono sto’ cazzo) dovrà prendere atto dei profondi cambiamenti geopolitici in atto, e, spinta dai giri progressivi e forsennati del rotor crudele in cui è posizionata, dovrà fare scelte o verrà spiaccicata, statarello per statarello, sulle pareti della macchina rotante. Quello che non si volle fare nel dopo guerra (una Comunità europea di Difesa e quindi l’unificazione degli eserciti e dei loro rispettivi popoli), potrebbe, paradossalmente, nell’ora più buia che si avvicina (o pensate che gli scossoni parigini non siano il prodromo del grande movimento tellurico?), essere la soluzione. Eserciti e intelligence (sia pur con le dovute prudenze essendo molto diverse le condizioni di partenza Stato per Stato) comunque, credete a me, sono ormai più seri e affidabili dei lacché politici dei banchieri, delle regine e dei re a cui i militari e le agenzie di Intelligence dovrebbero obbedienza.  Direi che se nelle prossime elezioni europee, per costruire le basi di questo neo sogno europeo, oltre che a molti generici cazzafrulloni anti-tutto decidessimo di mandare, Paese per Paese, a fare il parlamentare nella Unione Europea un po di militari, alcuni diplomatici e perfino donne e uomini con esperienza maturata nelle istituzioni preposte alla sicurezza (con particolare riferimento alla cyber), una terza via la troveremo per evitare di rimanere schiacciati tra USA e CINA o finire a fare i reggi coda di una Russia minore. Per l’Italia comincerei, questa volta, tanto per fare un esempio tra quelli possibili, a candidare a capo lista, il Generale della GdF Umberto Rapetto, grande esperto di complessità cibernetiche, patriota italiano ed europeista certo.

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Poi sceglierei (più che fidanzate e fidanzati) uomini e donne (vicini alla pensione?) che nelle forze di polizia, abbiano dimostrato grande valore nel contrasto alla criminalità di matrice italiana ma ormai fortissima in Europa. Selezionati, questi primi candidati, chiederei proprio a loro di indicare quei colleghi che fattisi valere negli organismi europei, possono essere considerati utili a disegnare un organico intelligente e consapevole dei tempi complessi che ci aspettano. E da questa “neo internazionale” di matrice civile-militare-diplomatica, partirei per fondare la nuova patria europea.

Ma io chi sono per dare questi utopistici, ragionati e pacati consigli?

Oreste Grani/Leo Rugens