Sguainate le sciabole è in corso lo sgombero della ex Fabbrica di via Tiburtina 1140
Un Paese che consente ad un grande mascalzone (è un reato dare del gran mascalzone ad un gran mascalzone?) come ex sindaco Gianni Alemanno di parlare di invasione africana nelle ore in cui in diretta si assiste allo sgombero del complesso fatiscente della ex fabbrica sulla via Tiburtina 1140 di cui vi abbiamo parlato nel post “Mano alle sciabole“, del 3 novembre u.s e per cui lui, da sindaco, per anni nulla ha fatto perché degradasse e divenissero ricettacolo di disperati (spesso divenuti loro malgrado gran mascalzoni), di delinquenti di ogni risma (spaccio, furti, violenze carnali), è un Paese eccessivamente democratico. In un Paese meno democratico (o più onestamente democratico?) il gran “complice” oggettivo di Carminati, Mancini, Buzzi, Odevaine dovrebbe essere o in galera o inibito a dire stronzate nelle trasmissioni televisive. Invece Alemanno è stato premiato e reso “immune” perfino da onesti calci in culo nel Parlamento Repubblicano. Oltre a tutto gli è consentito di parlare con quella voce insopportabile. Ma questa è la democrazia e notoriamente ha i suoi inconvenienti. Certo i preposti al casting di Omnibus dovrebbero cercare di contenersi e di non esagerare in termini di tolleranza e anzi farsi, come autorevole trasmissione, promotrice di una raccolta di fondi e di firme per far spedire in Nigeria, possibilmente nel nord est dove spadroneggia Boko Haram e dove neanche il noto a lui Luigi Bisignani potrebbe garantirgli una qualche protezione, quel gran mascalzone di ex sindaco nulla facente di cui sopra.
Lasciamo perdere questo avanzo di galera (nel senso che ne ha frequentate) e torniamo al nostro post del 3 novembre e al problema del dopo sgombero in essere. Sgombero non solo doveroso ma fatto eseguire solo oggi e non quando Alemanno era sindaco o quando lo era Marino, o quando lo era Valterino Veltroni. Ora tutta la zona va bonificata dando destinazione all’area e accelerando la chiusura dei cantieri (la Tiburtina è in “lavorazione” come assetto stradale da decenni creando disagi e pericoli alla circolazione stradale oltre che ai rallentamenti dei trasporti locali). Un grande progetto ritengo sia in cantiere ma se non lo fosse diremo la nostra nelle prossime giornate. Intanto evviva per aver sguainato le sciabole (come ci eravamo permessi di suggerire) e fatto il minimo sindacale (lo sgombero), ora vediamo come ci mettiamo per il resto.
Compreso la censura preventiva alle stronzate del colpevole ex sindaco di Roma.
Oreste Grani/Leo Rugens
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MANO ALLE SCIABOLE!
È ora di mostrare la fermezza dello Stato, circondando, prelevando, identificando tutti i cinquecento (forse di più, forse di meno) che vivono negli edifici della ex fabbrica a via Tiburtina 1140.
Non fosse altro che per il nome LEO che un tempo contraddistingueva la fabbrica di penicillina inaugurata dal conte Auletta e da Fleming nel lontano 1950.
Nel ’90 l’anno in cui con i Mondiali giocati in Italia finisce anche il calcio, viene abbandonato il complesso industriale. Da quel momento è stato un continuo degradarsi della situazione e farneticazioni edilizie. Le Amministrazioni comunali che si sono succedute non hanno saputo/voluto risolvere un bel niente. Direi senza se e senza ma che ora di sguainare le sciabole e non metaforicamente parlando. Certamente è l’ora del dovere improcrastinabile di bonificare il territorio prima che altre ragazze o ragazzi innocenti cadano nelle trappole dei complici della grande criminalità che usa i reietti africani, autoconfinatisi in quei dedali, per spacciare chili e chili di sostanze stupefacenti di ogni tipo, ma soprattutto per ribadire a tutti noi che ci sono intere zone della Capitale dove le mafie fanno quello che cazzo vogliono. Anche a Roma quindi e non solo a Napoli. E non solo in Calabria. E non solo in Piemonte/Liguria/Lombardia ma in quasi tutta l’Italia.
A tal proposito comincerei a raccogliere una dichiarazione su come, secondo il senatore Nicola Morra, si affronta, manu militari, lo scontro con la mafia, anche su questo terreno ostico. Sono curioso si sapere cosa pensa il designato presidente della Commissione Antimafia si debba fare per stroncare prima, e impedire poi, il rifiorire, dopo averle sgombrate, di queste enclave di illegalità. Un tempo quell’immenso agglomerato di fabbricati lavorava per la salute dell’uomo producendo la penicillina che stroncava le infezioni. Oggi, per motivi semi oscuri ma certamente di natura economico-giudiziaria-ambientale (le strutture sono imbottite di amianto, altri veleni chimici e quindi…), quel luogo osceno infetta metaforicamente decine di chilometri quadrati e garantisce impunità ai criminali. Nessuno deve rimanere indifferente a queste testimonianze di vera schizofrenia giuridica dove in quel recinto ogni regola repubblicana è sospesa e dove solo i violenti sembrano aver diritto di dettare legge.
Piazza Pulita di giovedì u.s. ha squarciato il velo e ora non potete fare più finta di niente. È ora di sentire il passo fermo dei nostri carabinieri, poliziotti, guardie di finanza, soldati che, messi gli stivali a terra, non lascino scampo ai criminali. Se tra di loro, come ne sono certo, vivono anche poveri disgraziati spinti a venire fino a via Tiburtina da inferni considerati ancora peggiori nelle loro patrie, che siano dignitosamente soccorsi. I criminali, viceversa, siano trattati da tali. E chi ha fatto degradare quei fabbricati, sindaci precedenti compresi, sia individuato e punito con altrettanta severità.
Oreste Grani/Leo Rugens