Il “know how” di cosa nostra e della Lega di Salvini è lo stesso e sta in Lombardia ?

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10 dicembre 2018

Secondo quanto risulta all’Espresso, infatti, sono in corso una serie di perquisizioni a Bergamo presso lo studio di due commercialisti di fiducia del partito. La richiesta è partita dalla procura di Genova […] L’operazione in corso coordinata dai pm liguri è stata condivisa con la procura di Bergamo, che invece indaga sul finanziamento illecito all’associazione culturale leghista [Più voci]. Usata, è l’ipotesi, come schermo per incamerare donazioni senza farle passare dai conti del partito, finiti nel radar dei giudici per il sequestro milionario.

Le perquisizioni di oggi si inseriscono proprio nello sviluppo di ques’ultima inchiesta coordinata dai magistrati e dalla guarda di finanza di Genova. Questa mattina gli investigatori hanno così suonato al civico 24 di via Angelo Maj, a Bergamo, per sequestrare i documenti della Dea Consulting, lo studio dei commercialisti Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Si tratta di due professionisti di fiducia del partito, con incarichi in società della Lega e ruoli di controllo nei gruppi parlamentari del Carroccio. Insieme all’attuale tesoriere Centemero, Di Rubba e Manzoni hanno fondato nel 2015 l’associazione Più Voci, proprio quella al centro dell’ipotesi di finanziamento illecito secondo due procure, Bergamo e Roma. Nella Capitale il tesoriere è indagato per i soldi ricevuti dalla Più Voci tra il 2015 e il 2016 dal costrutore Luca Parnasi (250 mila euro) e da Esselunga (40 mila euro).

Una vicenda giudiziaria nata dalla nostra inchiesta giornalistica dell’aprile 2018. L’associazione ha sede in via Angelo Maj, registrata presso lo studio Dea Consulting oggi intestato interamente a Di Rubba (poco dopo la nostra inchiesta Manzoni gli ha ceduto tutte le quote). È qui che i finanzieri sono giunti per acquisire materiale che possa aiutarli nel prosieguo dell’indagine sul riciclaggio.

Dallo stesso studio si dipana il reticolo societario che porta in Lussemburgo via Svizzera: sette aziende italiane controllate da una holding del Granducato, la Ivad Sarl, che fa capo a una fiduciaria. Insomma, impossibile conoscere il proprietario delle sette aziende italiane domiciliate presso lo studio dei commercialisti della lega. E forse la guardia di finanza con il blitz di oggi sta cercando di capire proprio questo.

L’attenzione degli investigatori genovesi, da quanto trapela, si sta concentrando oltreché su via Angelo Maj anche su Angelo Lazzari, il manager bergamasco di stanza in Lussemburgo. Proprio l’uomo che anni fa ha fondato la Ivad, la cui quota di controllo è stata in seguito trasferita alla Prima fiduciaria Spa e dunque schermata.

La prima cosa che ci viene in mente è che in Lussemburgo qualcuno tenga sotto controllo i movimenti della Lega e siccome Jean-Claude Juncker, il beone, ha dei trascorsi notevoli riguardo lo spionaggio dei capitali custoditi nelle banche del Granducato, se tanto mi da tanto, la Lega del Salvini Matteo, Ministro dell’Interno, potrebbe essere oggetto di ricatti dagli apparati di intelligence utilizzati a suo tempo dal “capo” della UE.

Questa vicenda ce ne ricorda un’altra illustrata dal magistrato Gianfranco Donadio durante un’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali del 29 novembre 2017.

Il problema che si pone Falcone è: questa cocaina cosa nostra come la paga? perché cosa nostra non la sa pagare la cocaina, non sa come si fa a mandare i soldi in Colombia, deve comprare il know how.

E qui vediamo gli esterni. Questa prestazione criminale la acquista, e 10 milioni di dollari, attraverso i Madonia, attraverso Giovanni Scotto, tutta questa gente qui, prendono la strada dell’America, e l’operazione viene gestita a Milano da un signore che si chiama Joseph Lottusi, un ragioniere che si occupa di esterovestizione. Faceva illeciti valutari.  Si becca oltre vent’anni di reclusione e non dice mai una parola. Cambia tutto. Poi entrano in campo intermediari finanziari molto esposti, in particolare una società finanziaria che si chiama FIMO, e le indagini volute da Falcone sono tempestive, approfondite, estremamente articolate.

Speriamo che nessuno abbia bisogno di un disegnino per capire la gravità e la dimensione criminale del problema, in particolare la delicatezza del tema “know how“.

Le considerazioni politiche le lasciamo ad altri, limitandoci a sottolineare che allearsi con i ladri non appartiene alla nostra visione del mondo.

La redazione