La criminalità mafiosa calabrese lancia segnali alla politica locale e nazionale?

stellone rep

A Pesaro ieri, giorno di Natale, si è consumato un super delitto di mafia, super per modalità relative al luogo (nei pressi dell’abitazione), all’orario, ai due esecutori, il calibro delle armi, il numero di colpi elevatissimo (che, evidentemente, voleva essere un segno ulteriore), le modalità dello sgancio (a piedi) e per l’obiettivo umano stesso, sconosciuto ai più. Ma non cancellato/rimosso/ignorato dalla memoria della ‘Ndrangheta che con la famiglia Bruzzese aveva (ha?) un conto aperto, da anni: ‘Ndrangheta che ha voluto ribadire, con l’azione “visibile”, un principio per il loro mondo “sacrosanto”: chi tradisce e collabora con lo Stato non dovrà stare al sicuro, a vita. Da questo momento alle indagini ci pensano gli investigatori specializzati e i magistrati. A noi cittadini compete la massima attenzione su questi indizi/prove di una guerra che, sotterraneamente (ma poi emerge come ieri) non solo è viva e vegeta e si articola quotidianamente, ma ha un suo “pensiero centralizzato” (ecco perché ho fatto il riferimento alla memoria e al tempo che passa), da organismo vivente, che obbliga alla massima allerta.

Allerta doverosa per il Ministro di Polizia/dell’Interno che deve prioritariamente attenzione a questo tipo di cose più che a raccogliere voti in prospettiva delle tornate elettorali imminenti o a vigilare sulla misura relativa al reddito di cittadinanza. Allerta per il Ministro di Giustizia e per i parlamentari della Commissione Antimafia su cui pesa una gravissima responsabilità di guida prospettica. A Ferragosto e a Natale, come si vede, i criminali non fanno festa. Loro, come dico spesso agli amici e ai collaboratori, lavorano (e pensano) full time. Chi contrasta, part time. E questo fa la differenza. Non solo a Pesaro.

Tutti i delitti pesano, ovviamente, ma temo che qualche morte pesi di più di altre. E quella di Marcello Bruzzese, è certamente una di queste.

Attenti nelle prossime ore, se vi interessa la materia, che di calabresi pentiti che si chiamano Bruzzese c’è ne è più d’uno e uno agiva a Cosenza e si ritiene avesse rapporti stetti con la politica. Vedi articolo.

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La testata elettronica lacchitè.com, forte a Cosenza ma letta (come sempre facciamo anche noi) ovunque si abbia a cuore “intellegere” informazioni utili al contrasto alla criminalità, anche in queste ore non andrà persa di vista. E a tal fine ve la suggeriamo, a seguire, come lettura di S. Stefano l’articolo di poche ore addietro.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Pensando a Iacchité.com, vuoi vedere che Cosenza, ritenuta inopportunamente meno complessa e a rischio di altre zone della Calabria, sta per diventare, per i più diversi motivi, il centro di uno scontro istituzionale sofisticato, per menti violente e al tempo raffinatissime?

P.S. al P.S.

Comunque, che sia un Bruzzese o un altro, la dinamica mi dice che non è cosa minore quanto successo a Pesaro. Grave che sia successo. Gravissimo se si è ritenuto che i criminali festeggiassero la nascita di Gesù Bambino: loro sono persone che i bambini li ammazzano se pensano che convenga.     

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