Un mazzo di fiori blu

fiori blu

Si avvicinano le elezioni europee e la confusione non potrà non aumentare. Da ieri, ad esempio i vertici attuali del M5S, puntellati da una struttura di comunicazione che appare già in difficoltà su cose minori come il recupero di un latitante, ritengono che portare, sotto sotto il voto, circa dieci milioni di elettori senza che possano capire se avranno o meno vantaggi da questo Governo del “cambiamento”  lo possa favorire dentro le urne. Bisognava battersi perché le norme “bicchiere d’acqua” andassero in attuazione almeno il 1° marzo e su questo successo lavorare. Come stia il Paese e come quindi lo abbiano lasciato i gran mascalzoni che lo hanno governato fino al 4 marzo 2018 è dato forse dall’impossibilità di farcela in tempo.

Amici pentastellati, la confusione non non non vi favorirà. Anzi. Confusione in Italia e terribile confusione fuori. Confusione che, in Europa, dura almeno dal 25 settembre milleduecesessataquattro, su far del giorno, quando il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino (ecco da dove viene la pessima abitudine di questi diminutivi temporali quali “attimino” e “momentino”) la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive di un vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo.

I Normanni bevevan calvadòs.

Il Duca d’Auge sospirò pur senza interrompere l’attento esame di quei fenomeni consunti.

Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saraceni chiudevano persiane.

I Normanni bevevan calvadòs.

– Tutta questa storia – disse il Duca d’Auge, al Duca d’Auge, – tutta questa storia per un po’ di giochi di parole, per un po’ d’anacronismi: una miseria.

Non si troverà mai una via d’uscita?

Affascinato, continuò per alcune ore a osservare quei rimasugli che resistevano allo sbriciolamento; poi, senz’alcuna ragione apparente, lasciò il posto di vedetta e scese ai piani inferiori del castello, dando di passata sfogo al suo umore cioè alla voglia che aveva di picchiare qualcuno.

Picchiò, non la moglie, inquantoché defunta, bensì le figlie in numero di tre; batté servi, tappeti, qualche ferro ancora caldo; la campagna, moneta, e, alla fine, la testa nel muro. Siamo a questo?

Vediamo come si mette da oggi. Certamente una mossa a quei nulla facenti che da anni nulla facevano per aiutare i disoccupati a trovare lavoro, bisognava dargliela ma molto molto prima di domani.

E forse prima di ridursi a battere la testa contro il muro (ancora potrebbe succedere) un carico di botte a quei privilegiati piazzati dalla partitocrazia in quei deserti posti a non fare un cazzo di niente, bisognava darglielo. Il carico di botte, più che lo stipendio. Ora potrebbero, sfiniti e terrorizzati dal dover, per la prima volta nella loro vita, lavorare e per uno scopo, oggettivamente sabotare i provvedimenti e, a ridosso delle elezioni europee, far arrivare incazzati i veri poveri (ripeto i veri poveri che sono milioni) alle urne che si potrebbero astenere dal voto non potendo permettersi certo di bere calvadòs.

Ho applicato la regola del plagio e  mi sono concesso un po’ di giochi di parole che se volete potete premiare con un mazzo di fiori blu. O inviandomi un piccolo ma onesto contributo.

Oreste Grani/Leo Rugens

Per le piccole cifre abbiamo deciso di prendere soldi da chiunque con le ormai semplici modalità del versamento sul circuito PayPal usando il nostro indirizzo e-mail:  leorugens2013@gmail.com

oppure un bonifico a Oreste Grani – IBAN  IT98Q0760103200001043168739