La Verità: beati a voi che c’avete voglia di scherzare! O di prendere lucciole per lanterne

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C’è una testata giornalistica che ha scelto, recentemente (nasce il 20 settembre 2016 ), per stare sul mercato, un nome impegnativo: La Verità. Portandosi dietro onestamente nella sottotitolazione il dubbio del Quid est Veritas? Come noi che abbiamo messo sotto la testata Leo Rugens l’augurio che si spenga per sempre la semenza degli uomini con i piedi per terra.

Ieri i professionisti pagati dal giornale diretto da Maurizio Belpietro si sono cimentati, con intere pagine, a far circolare alcune “verità”. Su di una pagina(quella dedicata al racconto colorito di come svolga la sua attività il sen. Mario Michele Giarrusso), passo oltre. Lascio solo detto in rete una domanda/riflessione terra-terra: cosa avrebbe scritto di lui Giancarlo Perna (ritrattista “al vetriolo” di potenti e il pezzo di ieri ne è un esempio) se, oltre ad essere come è, il senatore Giarrusso fosse anche stato uno dei tanti politici disonesti che si aggirano per i “parlamenti” (quelli romani e quelli regionali)? 

Mi immagino (in realtà non me lo riesco ad immaginare) se oltre ad essere come professionalmente e umanamente Giarrusso è, fosse anche uno dei tanti banali seriali ladri di Stato, che cazzo sarebbe riuscito a scrivere di lui il buon Perna che va rispettato comunque avendone viste, ormai quasi ottantenne, di cotte e di crude.

Mi dico che ci sarà un motivo recondito se ha deciso, a freddo, di prendersela, con quel rilievo, con Giarrusso.

Direi, da cittadino (anch’io decisamente anziano), che osserva le attività che il senatore svolge, sempre in chiaro contrasto alla criminalità, alla corruzione, al voto di scambio, in un Paese viceversa afflitto dallo strapotere dell’attività sinergica (spesso in combutta con la politica partitica) delle quattro maggiori mafie e, a rotazione, coadiuvate dagli esponenti della quinta, sesta, settima consorteria criminale, che la prudenza, da parte di un testata che dovesse avere a cuore le sorti (e l’incolumità) delle persone oneste, è d’obbligo.

Perna, forse, senza offesa, non ha chiaro cosa dice (anche se è penna brillante e caustica) ma il direttore dovrebbe saperlo. Il pezzo non mi sembra infatti vada nella direzione del leale rispetto dovuto a chi rischia. Secondo me, infatti, tra quelli a cui Giarrusso non è simpatico ci sono certamente gli affiliati delle principali cosche mafiose di mezza Italia e, al tempo, sta sui coglioni a non pochi adepti di consorterie criminal-massoniche. Brutta miscela. Non si è obbligati alla lealtà repubblicana, ma sarebbe sempre auspicabile da parte dei giornalisti. Ognuno, e spendo ancora qualche parola, dovrebbe sempre sapere cosa scrive, soprattutto se lo scrive in campi tanto delicati dove, in passato, le mezze parole sopra le righe, le chiacchiere denigratorie fatta circolare ad arte, hanno spianato la strada all’orrore di cui poi è  stato inutile pentirsi.

L’altro articolo sempre ieri (troppa grazia Sant’Antonio!) dedicato ad un esponente di rilievo del M5S, ancor di più non ritengo opportuno trascurarlo perché tocca un tema (la politica estera) che ritengo sia particolarmente delicato. Chiamo politica estera quanto leggo relativamente alla trasferta in USA (è la seconda in un lasso di tempo breve) del sottosegretario alla Difesa, on. Angelo Tofalo. L’articolo di Claudio Antonelli mi sembra serio (dell’altro ho detto) perché pone un problema sostanziale: con chi tende a stare (scusate la semplificazione) l’Italia? E il giornalista da una risposta secca: Tofalo porta l’Italia in bocca agli USA e la allontana dall’UE. Questa volontà Antonelli la attribuisce anche a Giancarlo Giorgetti, prendendo fischi per fiaschi in quanto non credo che Giorgetti si sia mai attenuto, nella sua vita, ad una qualunque visione geopolitica. Al massimo, calcistica. È altra in fatti la Stella Polare del leghista.

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Vi trasferisco il pezzo e fate un po’ voi. Dico solo, con il più assoluto rispetto della complessità implicita in tale problematica, che non si capisce a quale Europa (esiste un’Europa?) si riferisca  l’articolista quando segnala un allontanamento. Da che? Da chi? Da quando? E perché? Chiunque, onesto intellettualmente (come si diceva un tempo), sa che l’Europa non esiste. Gli USA, viceversa, belli, brutti, dritti, storti, arruffati, qualche volta anche con le tracce di un pranzo appena consumato, non solo esistono da qualche centinaio di anni, ma certamente, dalla lunga notte del 1943 (con annessi e connessi). Gli USA e lo dico non in modo acritico, sono stati una sola cosa con la nostra Repubblica democratica. Nel bene e nel male. Guerra/pace/Leonardo e la sua dirigenza presente, passata, futura, sistemi d’arma, millantatori che si fanno plenipotenziari in Italia del Presidente americano di turno, sono una sola cosa con la libertà e il divenire delle cose in casa nostra.

La semplificazione su terreni così complessi (e ci metto quindi anche il primo articolo) è un cattivo contributo alla fase delicatissima che l’Italia attraversa. Sempre di politica estera si tratta: che si scriva di armamenti o di contrasto alle mafie. I criminali infatti non credo proprio abbiano un approccio provinciale al loro business.

Comunque, buona lettura.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Claudio Antonelli, mi ricorda un periodo felice della via vita in quanto, il giornalista, già ufficiale dei carabinieri, è nato ad Iseo, sul bellissimo omonimo lago lombardo. Ad Iseo andavo nei fine settimana partendo da Brescia dove ho vissuto 4 anni.


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