Giancarlo Elia Valori, la G5, la Cina e Israele. Cose complesse e non per tutti

PENvol.14°-59

Cosa io pensi di GEV lo si può sapere, in trasparenza assoluta, andando a spigolare in questo blog. Cosa Grani pensi di Israele, altrettanto. Degli USA, facile-facile. Della Cina, più difficile, a cominciare dal post n° 31 del 13 settembre 2012 intitolato “E se i cinesi cambiassero rotta?“. Capire poi cosa pensi del rapporto tra la Cina immensa e il piccolo Stato Vaticano e la loro eventuale visione geopolitica mediterranea è molto, molto, molto più difficile. Certamente, e non è un paradosso, condivido l’analisi attenta, competente, rivelatrice ad opera di Valori, che pubblico a seguire. Il pezzo, prezioso, mi stava per sfuggire ma puntuale mi è pervenuta la segnalazione dell’amico-lettore Matteo T. Un vero intelligente mastino del web.

Ore difficili durante le quali non è opportuno distrarsi e farsi condizionare da stereotipi e luoghi comuni giornalistici. Soprattutto se si ragiona di piattaforme software che tengono in stretto rapporto i cittadini, le istituzioni, le imprese, le cose. Parlo quindi dell’Infosfera (la quarta rivoluzione industriale di Turing teorizzata, tra i primi, dal filosofo dell’Informatica Luciano Floridi) e della “filosofia Blockchain“. Tema, quest’ultimo, delicatissimo che, tassativamente, non va lasciato in mano a pochi specialisti. Bene fa, anche in questo campo, il sottosegretario Angelo Tofalo (e una componente del M5S) a tenere fari accesi sul tema dell’interazione tra le macchine autoapprendenti (tra poco intelligenti) e i cittadini. Chi non segue questo cambiamento paradigmatico culturale (e non come una moda da orecchiare), oltre che organizzativo dell’Umanità, dovrà solo che subire la “dittatura” degli specialisti, senza possibilità di fiatare.

Opportuna e illuminante la chiusura del pezzo di GEV: 27) Niente inganno, quindi, niente tensioni, niente mitologie sulla G5. Che, con ogni probabilità, sarà in Italia una partnership israeliana.

Meditate gente, meditate gente.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

I 27 punti di GEV rivelano, senza ombra di dubbio alcuno (GEV non va sottovalutato mai ed è, pur da esteta vanitoso, tutto meno che un millantatore), chi guida, in modo ragionato, la Strategia di Sicurezza dell’Italia (e non solo) che, viceversa, pensereste in altre mani. Il problema (forma e sostanza) è questo (chi comanda nel nostro Paese?) e non certo la qualità dei 27 punti. Che, come spesso ci tocca ammettere, condividiamo quasi nella loro interezza. Il 27° in particolare.

In queste ore, connotate anche da scarsa conoscenza del modo di ragionare dei dirigenti al vertice del Partito Comunista Cinese, se fossi donna o uomo pentastellato, impegnato nel governo della cosa pubblica italiana, una sguardata al post che ho citato, sia pur ormai datato (13/9/2012) la darei. Non si sa mai. Intanto si potrebbe scoprire che, sin da quella lontana data, in questo blog si parlava del doversi addestrare all’arte dell’intelligence culturale. Questo per ribadire, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’esperimento (riuscito) del Corso di Formazione alla Polis viene da lontano. Lontano, ma non tanto da aver dimenticato chi siamo, da dove veniamo, a che prezzo abbiamo dato vita alla fase sperimentale in essere della “scuola”. Stiamo facendo, con prudenza ma con fermezza, i passi necessari e sufficienti. Come si vedrà sempre di più.

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