Anch’io gioisco, signor Ministro Di Maio, per l’imminente riapertura dei cantieri

Anch’io gioisco, signor Ministro Di Maio, per l’imminente riapertura dei cantieri. Ci mancherebbe pure. Ma, da bastian contrario scassacazzi quale sono, tengo a ricordare quanto ho scritto, a tal proposito, nella mia marginalità e ininfluenza, sempre ma certamente il  3 novembre 2018.

Oreste Grani/Leo Rugens


ATTENZIONE AD APRIRE CANTIERI A SUD (COME AL NORD E AL CENTRO) SENZA PRIMA AVER FATTO SCELTE OCULATE

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Ha ragione Di Maio quando dice che ora di realizzare la TAV in Sicilia, come altrettanto la Napoli-Bari e di farlo prioritariamente rispetto alla TAV Italia-Francia. Scelta giusta e coraggiosa la sua. Giusta perché è ora di equità anche nello sviluppo infrastrutturale e coraggiosa perché i cantieri al Sud non dovranno cadere nelle mani della criminalità. Perché questo non avvenga (come è sempre avvenuto) bisognerebbe non andare verso l’onesta e intelligente decisione da sprovveduti come viceversa mi sembra ci siano i segnali potrebbe avvenire. Non ci si improvvisa nello scontro con la grande criminalità siciliana e, massimamente, calabrese. Ma dove ci sono i passi propedeutici a tale titanico scontro? Fino a ieri (intendendo fino a quando una parte degli aventi diritto al voto non ha affidato le sorti della Repubblica al M5S) il Paese, al contrario, è stato controllato nella sua quasi totalità dalle termiti partitiche onnivore in accordo con le mafie. Mafia Capitale gli fa un baffo a quello che si potrebbe trovare radicato  nei territori dove avviare i lavori e scelte inadeguate potrebbe risolversi in una Virginia Raggi all’ennesima potenza.

morra

Ci voleva (o è un piano già attuato con modalità segretissime e allora mi scuso per queste critiche inopportune) una strategia di cambiamento paradigmatico che vedesse un vera e propria epurazione nei vertici di alcune istituzioni che hanno, in modo anche complice, sonnecchiato (è eccessivo l’eufemismo?) consentendo la crescita esponenziale della diffusione territoriale e della forza finanziaria dei criminali. Il Governo, connotato da una problematica diarchia e da qualche evidente inesperienza, potrebbe avere vere difficoltà su questo terreno, a cominciare dalle Commissioni Parlamentari. Prima fra tutte l’Antimafia che si prefigura presieduta/diretta da una persona per bene ma che appare digiuno di tecnicismi giuridici senza i quali difficilmente risulterà autorevole. Mi riferisco alla scelta che ormai appare certa di piazzare, al vertice della Commissione Antimafia, il senatore Nicola Morra, già docente nel liceo calabrese “Lombardi Satriani” di lettere e filosofia.

PRESENTAZIONE IL SENSO DELLA MORTE

Il vecchio antropologo culturale, Luigi Lombardi Satriani, discendente del barone a cui è intitolato quel liceo in cui ha insegnato Morra, mi sembra che sia ancora vivo, è potrebbe, se fosse richiesto, spiegare quanto il buon senatore potrebbe trovarsi in difficoltà nel ruolo di guida politica nazionale alla lotta alla criminalità avendo già fatto, nel suo territorio di adozione (lui è genovese ma vive a Cosenza), scelte inopportune di investimenti imprenditoriali familiari che potrebbero farlo divenire facile oggetto di rappresaglie e pressioni indebite. Il senatore è protagonista, da mesi, di una campagna nel web, fosse anche di disinformazione, che lo indica come padre di un ragazzo che ritiene evidentemente immuni i suoi due locali (discoteca e bar paninoteca) da infiltrazioni mafiose a differenza di quanto tutto il mondo avveduto sa essere i locali pubblici, luoghi (le discoteche sempre!) utilizzati con scaltrezza dal mondo dell’illecito per spacciare droga, attenzionando il mercato dei giovani per indurli a comportamenti progressivamente trasgressivi. O questi miei sono pensieri da bacchettone proibizionista? Perché, vicepremier a me caro, vogliamo ritrovarci “per forza” in ciò che matematicamente accadrà? Che noia!

Tornando ai cantieri doverosamente da aprire al Sud, direi di riflettere su alcune altrettante certezze: se non si sono fatte le mosse opportune a sostegno delle Forze dell’Ordine (e non a chiacchiere) e degli organici da mettere a disposizione di magistrati esperti e culturalmente adeguati, contestualmente a dei cambi ragionati ai vertici dei servizi segreti che come dicono alcuni magistrati devono smetterla di stazionare per l’80 per cento del loro tempo nella cinta del Gran Raccordo Anulare di Roma, nulla sarà possibile. Figurarsi se poi si commettono leggerezze tipo la nomina di Nicola Morra (lui per altro persona che sembra a modo) a Presidente dell’Antimafia.

Come mi hanno educato a fare, esercito il mio dovere/diritto, fino all’ultimo momento, di dire pacatamente la mia. E spero di saperlo fare nell’interesse superiore della Repubblica.

Oreste Grani/Leo Rugens