Come dare torto al Gen. Nicolò Gebbia?

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Come dare torno all’accorato appello/suggerimento del gen. Nicolò Gebbia rivolto al ex collega (quando si è carabiniere onesto lo si è, comunque, per sempre), amico di un tempo, generale di fresca nomina a tre stelle Luigi Robusto?

Non solo come dargli torto quando apre questi tavoli di ragionamento ma, soprattutto, quando, implicitamente, evoca il problema di cosa voglia fare “da grande” la Repubblica Italiana. Repubblica che deve decidere, una volta per tutte, che non è più interessata a mantenere/alimentare il patto fatto il 25 aprile del 1865 (non ho sbagliato la data) a cui ho fatto riferimento nel post NON MI PESA ESORTARE MORRA AD INSEDIARE UN TAVOLO FILOSOFICAMENTE ALL’ALTEZZA DELLA GUERRA ALLE MAFIE .

Giustamente il generale Gebbia pone, da par suo e secondo il suo approccio, l’accento sull’aspetto investigativo di questa ennesima vicenda che appare senza fine (la cattura di Matteo Messina Denaro), diciamolo, anche un po’ sospetta. Questo lo dico perché sarebbe ora di aggiungere che le famose tecnologie di cui si parla e di cui anche noi vi facciamo cenno, consentirebbero di chiudere la partita, qualora Denaro fosse vivo.

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È il resto (e lo dico con il massimo rispetto di entrambi gli ufficiali in causa) che ritengo sia ancora “a caro amico” dal momento che quel quesito che, provocatoriamente, abbiamo posto qualche riga sopra su cosa voglia fare “da grande” questa nostra bella Italia (non solo la località di Mezzojuso è bellissima), potrebbe non avere risposta da parte di questo atipico neo ministro dell’Interno. Comunque torno a scrivere, pur non avendo parte in causa in inviti a cena o a pranzo (che comunque si presentano niente male) come dare torto a Gebbia?

Oreste Grani/Leo Rugens

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