Ratzinger, il grande oscurantista, non è ancora morto
Il grande Papa oscurantista, disgraziatamente ancora vivo, non è riuscito a mordersi la lingua e le dita. Pensavo che fosse in procinto di andarsi a scusare con il “Principale” e invece intossica, a piene mani, la già tanto agitata comunità ecclesiale. Non ce l’ha fatta e ha dovuto lasciare il suo testamento di violenza e di divisione, scagliandosi contro il resto del mondo che non la pensi come lui, contro papa Francesco che gli subentrò; contro le donne che, per prime e più di altri, furono liberate (quello fu possibile fare) dal tanto vituperato ’68. Una decine di anni addietro (per l’esattezza era il gennaio 2008), il laico Paolo Flores D’Arcais (che saluto con simpatia sperando stia bene) scrisse un articolo dedicandolo sostanzialmente a Tarcisio Bertone, ma, ritengo, perché suocera intendesse. E la suocera (in realtà si tratta di una zitella cattiva) era Ratzinger. Chi sia Bertone (a prescindere dal Satanasso1968) basterebbe chiederlo ai truffati della CARIGE (quella). Ma non è, evidentemente, questa la sede dove chiarire la mia personale velenosa allusione. Nella Chiesa, comunque, dalla sua fondazione dovuta a quel sant’uomo di Pietro, mascalzoni (come vi scrivo sistematicamente non è reato dare del mascalzone ad un mascalzone) amorali (o bisogna cominciare a fare gli elenchi?) si contano in numero notevole, forse almeno pari ai sant’uomini. Leggete il pezzo efficace di Flores (tenete conto che sono passati molti anni) e ricordatene gli argomenti. Soprattutto a chiarimento di ciò che è laico Il resto, compresa l’odierna sparata del grande mascalzone ex pontefice, è noia.
Oreste Grani/Leo Rugens
Chiagne e fotte
L’Unità del 4 gennaio 2008, pag. 1
di Paolo Flores d’Arcais
«Chiagne e fotte» (anche con-tratto in «chiagn’e fotte») è una delle più note espressioni del dialetto napoletano. Indica una persona che gode di privilegi e ciononostante si lamenta, quasi fosse discriminato. Un privilegiato a cui non basta mai, insomma. Non utilizzeremo questa perspicua ed efficacissima manifestazione del logos partenopeo a proposito della recente uscita del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Santa Romana Chiesa (quasi un vice-Papa, per capirsi), perché le attuali norme sul celibato ecclesiastico renderebbero di cattivo gusto accostare a un prelato un qualsiasi riferimento sessuale, fosse anche giocoso o metaforico. E tuttavia, sentirlo dichiarare solennemente che «il Partito democratico non deve mortificare i cattolici», quando lo sport quotidiano in detto partito sembra semmai quello del «bacio della pantofola» e di ogni altro esagerato ossequio verso la Chiesa gerarchica, lascia davvero senza parole. Cosa vuole di più il cardinal Bertone dal neo-segretario Veltroni, con il quale dice di essersi lamentato per le «derive» («laiciste», ça va sans dire) del nuovo partito, tali che gli fanno rimpiangere Granisci e Togliatti (sic!)? Non gli basta che il centrosinistra abbia già scaricato in soffitta un pur timidissimo disegno di legge sui Dico o Pacs o come altro li si vuol innominare? Non gli basta che dopo aver doverosamente ascoltato la richiesta dell’Europa, che chiede a tutti i Paesi membri di non accettare discriminazioni tra le diverse preferenze sessuali (richiesta che l’Europa avanza col sostegno di gran parte delle forze politiche di destra), il centrosinistra si sia già rimangiato quel gesto di elementare civiltà, con risibili scuse tecnico-procedurali? Non gli basta che il governo continui a traccheggiare di fronte a una legge ignobile, che costringe le coppie che ricorrono alla fecondazione artificiale a rischiare di concepire bambini con gravissime malformazioni, legge che per fortuna più di un tribunale ha interpretato alla luce della Costituzione? Non gli basta che il centro-sinistra continui a impinguare e locupletare le scuole clericali, in spregio di un articolo della Costituzione che più chiaro non si può? Non gli basta che nella scuola pubblica (pubblica?) siano stati fatti entrare in ruolo migliaia di insegnanti di religione nominati dalla Cei, che potranno eventualmente passare a insegnare filosofia, storia, italiano (sempre restando di ruolo, senza concorso)? Non gli basta che in barba alla famosa commissione Levi-Montalcini, si continui a NON insegnare il darwinismo nei primi anni di scuola e fino all’adolescenza (contribuendo a farli restare bamboccioni)? Non gli basta un meccanismo truffaldino dell’otto per mille che regala alla stessa Cei ogni anno qualcosa come un miliardo di euro (per non parlare dell’esenzione dall’Ici e altre regalie feudali)? Non gli basta una televisione pubblica (a chiacchiere) dove l’editorialista quotidiano dei Tg non è un giornalista, per lottizzato che sia, ma il Sommo Pontefice (di cui ci viene propinato ogni discorso, dichiarazione, elucubrazione, anatema, glossa) e dove la fiction ormai ha superato in devozione la «Legenda aurea» di Jacopo da Varazze, e in ogni dibattito “scientifico” è presente un esorcista? Non gli basta. Tutta la Chiesa gerarchica – e il Papa in primo luogo – si accontenterebbe infatti solo di un programma davvero minimo: l’imposizione per legge a tutti i cittadini dei «valori non negoziabili», cioè della morale clericale su vita, morte, sessualità, educazione, ricerca scientifica. E questo centro-sinistra su qualche dettaglio ancora recalcitra. Sempre meno, del resto, visto che di fronte all’affondo anti-aborto del trio Ferrara-Ruini-Bondi (in ordine rigorosamente cronologico) e alla dichiarazione sanfedista della senatrice Binetti che voterà con Forza Italia, nessuno ha pronunciato l’ovvio “non possumus” laico, col suo inevitabile corollario: o lei (e altri sanfedisti come lei) o noi. Le pretese di Bertone (che sono poi quelle di Ratzinger) non fanno che riportare in auge gli anatemi del Sillabo. I «valori non negoziabili» sono gli stessi di allora, solo che ora non li si invoca più contro le democrazie, si vorrebbe che diventassero la Costituzione stessa delle democrazie. Di fronte a tanta totalitaria pretesa, quello che lascia sgomenti è proprio la mancanza di reazione di chi si professa democratico. Perché, la laicità o il laicismo coerenti, che esigono uno Stato neutrale rispetto alle diverse morali di gruppo e personale, dove dunque si legiferi secondo il principio di Grazio («Etsi Deus non daretur», come se Dio non ci fosse), non costituiscono un estremismo ateo di segno analogo e contrario all’estremismo clericale che vuole imporre a tutti la propria morale per legge. L’opposto speculare di tale pretesa sarebbe quella di uno Stato che pretenda di imporre per legge, a tutti, l’aborto in caso di malformazione, o dopo «x» figli (per via della sovrapopolazione). O vieti l’insegnamento della religione, e a scuola abbia un’ora di «ateismo» settimanale. O in nome di una morale edonista esiga l’eutanasia per tutti i malati terminali in balia della sofferenza. O che, per stroncare la piaga delle ragazze madri, renda obbligatorio l’uso della pillola per tutte le minorenni. E via costringendo. Tutte cose che un laico non si sognerebbe mai di chiedere. Perché laico significa democratico, e democratico significa laico. In una democrazia liberale i due termini si implicano a vicenda. E significano uno Stato che non impone a nessuno la morale di altri, ma rispetta la morale autonoma di ciascuno (fino a dove non distrugge l’autonomia dell’altro, ovviamente). Dunque, uno Stato che non impone a nessuno il divorzio, ma a nessuno impone l’indissolubilità del matrimonio. A nessuno impone la contraccezione, ma non impone le contorsioni dell’Ogino-Knaus a chi la contraccezione (sicura) la vuole praticare. A nessuno impone l’aborto terapeutico, ma a nessuno impone la nasata di un figlio non voluto. A nessuno impone l’eutanasia, ma a nessuno impone la tortura di una sofferenza terminale inenarrabile. A ciascuno, invece, garantisce la libertà di scelta. Questa è l’autentica moderazione del laicismo più intransigente, il suo «giusto mezzo»: non tollerare che una parte della società imponga all’altra la propria morale, che un gruppo prevarichi facendo del proprio volere morale il dovere della totalità dei dttadini, ma rispettare l’autonomia morale di tutti e di ciascuno. Questi sono gli unici valori non negoziabili che dovrebbero accomunare, senza se e senza ma, tutti i democratici, di tutti i partiti (e più che mai di chi così ha deciso di chiamarsi).
Ratzinger una zitella? Non direi (almeno tecnicamente ahah)
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E’ interessante osservare il video di quando Ratzinger presenta in latino le dimissioni…La faccia di Bertone! Che tra l’ altro assomiglia all’ avv GL Calvi.
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Lo Zione che da tempo vado segnalando nel 2010 è stato dichiarato vincitore assoluto di quel Premio Giuseppe Sciacca, nel cui Comitato Scientifico si sono alternati, nel tempo, fior di reazionari (compresi vari cavalieri di ordini equestri assai poco cavallerescamente dediti agli affari non limpidissimi), fino a Salvini e Giorgetti.
Proprio in quell’edizione del 2010, a sorpresa, nelle sale dell’Università Urbaniana fa la sua inaspettata apparizione (e la cosa non si ripeterà nelle successive edizioni) il bel Georg Ganswein (purtroppo in castigati abiti talari e non in calzoncini da tennis, come lo si poteva ammirare in uno di quei settimanali di gossip che si trovano nelle sale d’aspetto di parrucchieri e dentisti – sottile strategia volta alla conversione delle signore?), proprio per conferire personalmente allo Zione l’ambito riconoscimento.
Del resto, tra Cavalieri dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio ci si intende.
Sarà per questo (cioè per l’autorevole presenza all’interno della Link di un ex ministro, anch’esso Cavaliere dello stesso Ordine, volato fino a Mosca per stringere accordi con un importante ateneo) che la Nipote-Imputata è finita a “insegnare” alla Link Campus (e proprio NEL 2016), in un corso della Post-graduate School diretta da quel Maurizio Venafro del quale soltanto il noto Centofanti sente la mancanza alla Regione Lazio.
O sarà per i legami dello Zione con un altro ex ministro? Legami che finiscono a Malta e si intersecano con quella ex presidente che i familiari della povera Daphne non hanno voluto ai funerali. Legami che avvolgono anche la blockchain della Link, che sempre in un fondo maltese vanno a finire.
Fatto sta che, da nuovi documenti acquisiti, si possono mettere a fuoco alcune date. Una è il 2016, appunto, e l’altra è il 2001 (da marzo a dicembre), periodo in cui la Nipote si aggirava nell’ambasciata UK insieme ad una donna che, a quanto pare, per gli edifici delle ambasciate sembra avere una vera e propria passione (ad una prima sommaria ricognizione: quella USA in Belgio, quella del Qatar). E proprio nello stesso periodo in cui, come attestato dal povero Fernando Aiuti in Parlamento e dalla più autorevole rivista scientifica del mondo, lo Zione veniva gratificato con 10 milioni USD dal suo “family friend”.
Inoltre la Nipote fa avanti e indietro con Londra, anche nel 2016.
Vero è che quest’ultima (come la sua vicenda giudiziaria continua a testimoniare!! Ahahah) è così stupida da aver sostenuto pubblicamente di aver visto, nel museo londinese di scienze naturali, l’uovo di un mammuth (!!!).
Però è diligente: non è in grado di prendere iniziative autonome, ma la sua indole gregaria ne fa un’ottima esecutrice di direttive altrui. Ad esempio: consegnare qualcosa a qualcuno. Senza nemmeno chiedersi di cosa si tratti. L’articolo di Carlo Bonini sull’argomento dice che chi consegnò fu fotografato all’atto della consegna a Londra. Ma è vero? E chi lo dice oggi lavora proprio in una sorta di dependance dello Zione (a tal proposito: anche la faccenda del senatore con problemi di girovita, per come è nata e per come poi si è evoluta, mi sembra una matrioska! ).
Sono mesi che mi arrovello su quei 10 milioni (fuori bilancio! Così si dice nell’autorevole rivista, che allude in modo esplicito a quei fatti). Perché sono stati elargiti?
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1)La Nipote-Imputata firma una petizione contro Bonino alla Regione Lazio, promossa da Silvia Costa e David Sassoli.
2) Ricordo che alla Regione Lazio c’era pure GUIDO FABIANI, cognato di NAPOLITANO, assessore alle attività produttive, implicato nella vicenda processuale della Nipote-Imputata
3) Alla Link Campus, con ruoli non soltanto (non più) di docenza ma anche dirigenziali ci è finito anche il rettore di Roma Tre, successore di Fabiani e dimessosi improvvisamente per motivi mai chiariti in concomitanza con il rinvio a giudizio della Nipote.
4) Nel Comitato Scientifico del Premio Sciacca c’è pure COSIMO FERRI, l’amico di Palamara (a proposito del Tribunale di Roma)
5) Di Gennaro Migliore alla Link ho già scritto e non mi ripeto
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Quando la Nipote-imputata va a Londra (almeno una volta all’anno, da più di 20 anni) frequenta l’università di Westminster
https://polytechnic.freemasons.london/
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