Basilicata Noir
Tempi duri per i dirigenti ENI: arrestato Enrico Trovato a suo tempo responsabile C.O.V.A. di Viggiano-Potenza.
Le agenzie di stampa, anche ieri si sono dovute dedicare ad un dirigente ENI arrestato per qualcosa di illecito a danno della collettività. Così sembra. A guardare l’ENI si direbbe che non si faccia ormai altro che compiere illeciti, sotto tutti i cieli, che siano d’Africa, d’Eurasia (vedrete che non mi sbaglio), d’Italia. Aspettiamo pazienti. Pazienti e preveggenti.
Oreste Grani/Leo Rugens
P.S.
Il 14 maggio p.v. si apre una assemblea di azionisti ENI. Peccato che Giuseppe Grillo da Genova i “ragazzi” lo hanno messo “in pensione”, altrimenti ci sarebbe stato da divertirsi. Comunque, per prepararsi allo spettacolo del 14 p.v. vi rinnovo l’invito di andare a comprare “ENIGATE” di Claudio Gatti (15,00 euro ben spesi), il libro che per miopia di alcuni (e mia oggettiva povertà) non ho potuto acquistare, in copie sufficienti, per tutti gli allievi del Corso di Formazione alla Polis.
Comunque, gli avvenimenti, giudiziari e politici, ogni giorno, confermano la validità del racconto e della tesi sostenuta nel volume. I libri, spesso, sono tutto. Per quello dobbiamo lottare contro le donne e gli uomini che accendono roghi.
P.S. al P.S.
Ho intitolato il post “Basilicata Noir” perché si dice che alcuni delitti irrisolti siano maturati in questa terra travagliata e che, per il resto, non si fa mancare nulla. Scendi a sud, oltre il Molise e se ti inoltri tra le montagne della Basilicata ti senti come risucchiato improvvisamente in un cupo romanzo gotico. Romanzo, avrebbe detto l’amico Alberto Statera, verosimile quando avesse voluto descrivere scenari di potere, politica, soldi, speculazioni, comitati d’affari trasversali, sesso e perfino assassini. Il tutto in un clima reso ancora più insicuro, diceva sempre l’amico Statera, da una giustizia chiamiamola inefficiente. Chissà che cosa volesse dirmi? E non si riferiva solo al delitto di Elisa Claps, che, alla fine, ha avuto una soluzione. Alberto mi parlava di delitti torbidi ma mai si era riferito a cose specifiche. Certo il suicidio per impiccagione di Gianluca Griffa mi ha lasciato perplesso. Mo’ vediamo se da cosa nasce cosa. Anche l’altro suicidio (quello del Gen. Guido Conti) lascia sconcertati per alcune dinamiche che sono state ricostruite dalla solita stampa chiacchierona e scandalistica. Vediamo. Per ora teniamo i piedi per terra e ci atteniamo ai capi di imputazione appioppati all’Ing. Enrico Trovato.
Spesso mi trovo in splendida sintonia con i giornalisti del Il Fatto Quotidiano. A volte, soprattutto ultimamente, meno. Ma questa è la vita. Con Peter Gomez, tranne la sua cantonata sull’esistenza di una struttura chiamata Super Amanda in Telecom (mai esistita e i problemi erano altri, come poi si è visto), mi trovo spessissimo d’accordo. Ad esempio fa bene a puntare (oggi, 26 aprile) i fari sulla morte di Gianluca Griffa. Vanno infatti accese tutte le luci possibili sull’ENI, in Italia, in Nigeria, nel Congo, in Algeria, nel Mediterraneo antistante l’Egitto di Al-Sisi, nel Kazakhstan che fu di Nazarbayev e, ultima ma non ultima, nella Val d’Agri. E poi non rimuovete la Libia dove ci siamo piegati a tutto per fare in modo che arrivaste a pagare di più la benzina. Piegati a tutto in Nigeria, per lo stesso fine. Così in Algeria e ovunque l’ENI ha messo i piedi a terra e ha estratto. Facendo soldi solo ed esclusivamente per i suoi vertici o per altri mestatori a loro associati. Il silenzio su Giulio Regeni è imposto dalla politica estera voluta dall’ENI. Le cazzate in Libia sono figlie di Intelligence per anni condizionato dal dentro e dal fuori l’ENI. I vertici dei nostri servizi dovevano essere sempre prioritariamente graditi all’ENI. Spesso coincidevano o prima o dopo. Le donne (ma quali?) dl M5s di questo “Carosello” hanno capito o voluto capire poco o niente. Ma senza capire come funziona l’ENI e i suoi Servizi Segreti non si può millantare una volontà di cambiamento. Come si è visto nessuno ha toccato i vertici dell’ENI e se per caso dovessero alla fine pagare pegno lo si dovrà esclusivamente ai magistrati e a qualche giornalista/autore di libri coraggioso.
Oreste Grani/Leo Rugens
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