Bannon Steve: Stranamore 4.0 o magliaro?

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Steve Bannon, 21 marzo 2019, presso la Biblioteca Angelica invitato dall’Associazione Lettera 22; durante la conferenza gli organizzatori hanno fatto a gara a chi ….. di più (Foto dell’autore)

Quando rileggo le terribili domande che Micheal Ledeen rivolgeva allo storico italiano Renzo De Felice in merito al fascismo, dando vita a una delle più brillati operazioni di intelligence che conosca (Renzo De Felice, Intervista sul fascismo, Laterza 1975), di fatto scrivendo la condanna a morte di Aldo Moro e mettendo nell’angolo la storiografia marxista sul tema, penso che all’epoca c’era voluto un intellettuale di quel peso, oltre alla P2, per iniziare a demolire l’asse DC-PCI – pensato da De Gasperi e Toglaitti – che dal dopoguerra, né servi degli USA né amici dell’URSS, aveva reso il Paese una potenza economica, proiettandolo dalle macerie della seconda guerra mondiale e da una condizione contadina a realtà industriale avanzata.

Come tutti possono constatare, neppure la morte di Moro determinò la fine della DC, quanto la combinata “Mani Pulite” / stragi mafiose (quelle di Riina & Co), dopo di ché, salito al potere Silvio B. la politica estera italiana ha finito per appiattirsi su quella guerrafondaia statunitense, si tratti di Bush o Clinton la questione non cambia.

Questa più o meno la lezione che Pompeo De Angelis, fu a metà degli anni Cinquanta giovanissimo segretario di Amintore Fanfani, mi ha regalato; aggiungo che un suo strettissimo parente con il quale conviveva era al contempo segretario di Palmiro Togliatti.

Così, il compromesso storico va datato al 1954, se non ricordo male, ovvero quando in quattro articoli pubblicati su “Rinascita” il Migliore accoglieva e appoggiava in pieno il gioco di De Gasperi; senza una intesa d’acciaio di questo genere come si sarebbe mai potuto avere la pace sociale necessaria alla rapida ricostruzione e sviluppo del tessuto industriale italiano?

Per restare in tema, citando sempre il De Angelis, poiché di mafia bisogna parlare avendo citato Sivlio B. e le stragi, a suo avviso, la DC dovette accettare la DC siciliana e il suo accordo con la mafia; il perché di tale “dovere” non me lo specificò ma lo posso immaginare leggendo qualche libro di storia… del resto il 25 aprile ci deve far ricordare che anche molto sangue americano fu versato per liberarci dal nazi-fascismo.

Pompeo non c’è più così non ho più la visuale sul passato che un nano può avere salendo sulle spalle di un gigante, tuttavia lo spettacolo deve continuare.

Chiuso il capitolo Ledeen, di sicuro scoglionato dalle mezze tacche alla Carrai o alla Renzi con le quali si accompagnava, da vecchio manovratore, e, uscito per il momento dai radar, occupiamoci dell’ultimo showman che da oltreoceano è approdato a Roma: Steve Bannon.

 

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Concedetemi una parentesi dove vi voglio raccontare che impressione avessi da bimbo o ragazzo quando assistevo nei programmi televisivi alle apparizioni di ballerine, attriccette, soubrette, presentatori, musicisti americani. Con l’eccezione di Mike Buongiorno, un gigante della comunicazione e grande agente d’influenza, un Ledeen dei media, tutti gli altri mi apparivano degli sfigati il cui successo era legato al fatto che da onesti mestieranti quali fossero più o meno, avevano un accento che li rendeva esotici quel tanto da far apparire la TV nazionale un luogo internazionale, mentre a me parevano gente di spettacolo che a casa propria non avrebbero mai ottenuto la metà della metà del successo che onesti contadini o contadini-operai miei connazionali gli attribuivano.

Tutto questo giro di parole per dire che Bannon mi appare più un soggetto appartenente alla categoria degli sfigati artisti in cerca di successo a qualsiasi costo, tuttavia un certo non so che di pericoloso non lo si deve tacere. Bannon non sa dire due parole due che fuori da un tavolo di sbevazzoni qualcuno possa prendere sul serio. Le sue invettive sulla Cina, su Francesco, su chiunque abbia a cuore le sorti del pianeta e della pace, sono di livello così scadente, così basso da non stupire possano convincere soggetti privi di qualche buona lettura. Bannon non argomenta, annuncia, condanna, minaccia. Confesso che qualche ora a bere birra e sentirlo concionare non mi dispiacerebbe. Eppure ha un certo successo testimoniato da chi lo invitò a Roma il giorno stesso in cui Lavrov era a San Marino e il presidente del Partito Comunista Cinese stava atterrando a Fiumicino.

Figuriamoci che sta costruendo una scuola di formazione politica, che ha trovato un meraviglioso convento in Lazio per dimora, figuriamoci che Francesco Arata figlio di Paolo Arata lo ha presentato a Salvini… ALT! Qui la faccenda si fa seria e puzza orribilmente.

Paolo Arata, professore, genovese, naviga da decenni tra mucillagini, ministeri, potere e da esperto di ambiente e quant’altro approda all’eolico, sospettato di avere rapporti stretti con il re dell’eolico, tale Nicastri, il quale, a quanto si dice, sarebbe il prestanome del nemico pubblico numero uno, Messina Denaro Matteo, latitante e capo dei capi della mafia. Stiamo sul condizionale per non prenderci querele ma chiediamoci come il figlio di cotanto genitore se la faccia con un Bannon.

Da qualche tempo leggo con interesse, Jean-François Gayraud, “Divorati dalla mafia” (Le monde des mafias. Géopolitique du crime organisé), 2010, dove mi si conferma che a) la mafia negli USA conta ancora molto e un recente omicidio a New York lo dimostra; b) i legami con l’Italia non sono affatto allentati; c) alla mafia interessano da sempre le tecnologie più avanzate sulla piazza, si tratti di telecomunicazione, informatica, strumenti finanziari, produzione di energia (il fotovoltaico o l’eolico per esempio), gioco d’azzardo per fini di riciclaggio.

Bannon si è interessato a tante cose, dal produrre film all’Internet Gaming Entertainment, il che, come carriera per un ex ufficiale di marina, non è male. Genio multiforme o uomo d’ambiente capace di calamitare e riassumere il meglio che il mondo della finanza e della tecnologia informatica può offrire contro la pace? Stranamore 4.0 o magliaro?

Bannon, ieri ammiratore di Regan e stratega di Trump, oggi scheggia impazzita in giro per l’Italia e l’Europa tessendo rapporti con i più brutti figuri del continente. Agente doppio o Machiavelli di serie B?

Cosa leghi Bannon al figlio di Arata non mi è ancora chiaro ma più sono coperti i rapporti meno li si possono dichiarare, è ovvio, e se il padre dovrebbe spiegare perché lo sospettino di essere a un palmo da Messina Denaro, il figlio Paolo deve spiegare perché giri in auto con un soggetto simile.

I nostri amatissimi servizi di informazione sanno o non sanno? E se sanno come pensano di contribuire alla sicurezza nazionale  lasciando che un soggetto alla Bannon vada in giro a gettare benzina sul fuoco?

La libertà di opinione è un conto, proteggere chi organizza il caos un altro…

Alberto Massari

P.S. Se capita l’occasione, qualcuno può chiedere a Steve se gli sia mai capitato di bere qualche wiskey con Mifsud il Maltese scomparso?