Heil Savoini! Gas Oil!

“A me i nazisti non piacciono.”

OMISSIS “Pensi che non sappiamo chi siano?”

“Certo che no.”

 

Innanzitutto mi procuro gli originali a colori delle foto pubblicate in bianco e nero sui due quotidiani. E noto dettagli che nelle fotografie sgranate stampate su carta di giornale non era possibile mettere a fuoco. Per esempio, sullo schermo di un computer vedo scritta con un pennarello a inchiostro permanente nero una serie di simboli runici, i caratteri che le tribù germaniche usavano in epoca precristiana, poi adottati dalle SS. Attaccato sull’armadietto di metallo, c’è un adesivo tondo con un’aquila nera e attorno la scritta «Ich bin stolz Deutschland zu lieben», «Sono orgoglioso di amare la Germania». Sopra il computer con le rune, appena a sinistra, non mi sfugge una fotografia a colori incorniciata e appesa alla parete. Ritratti dietro a una tavola imbandita, con un sigaro a testa, sono due giornalisti de «la Padania». Quello a destra è Gianluca Savoini. Infilato all’angolo inferiore sinistro della cornice c’è il volto ritagliato di Adolf Hitler. Ma la traccia per me più significativa è quella che trovo analizzando la foto di un foglio di carta A4 con disegnata la versione modificata del simbolo della Gestapo. Perché possa capire la modifica anche chi non è un fanatico del nazismo, occorre sapere che Gestapo era l’abbreviazione di Geheime Staatspolizei, cioè polizia segreta di Stato. Il suo simbolo era un’aquila i cui artigli reggevano una corona d’alloro al centro della quale campeggiava una svastica.

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Nel disegno della redazione politica de «la Padania», anziché GESTAPO, la scritta dice GEPAPO, in altre parole la polizia segreta della Padania. La cosa più interessante è però al centro della corona d’alloro, dove il simbolo ufficiale della Gestapo aveva la svastica. Lì era stato inizialmente disegnato un Sole delle Alpi, che poi qualcuno, con un pennarello nero dalla punta più spessa, aveva coperto con una hagall, il simbolo runico per eccellenza, quello della «fede incrollabile fino alla morte». L’hagall rappresenta anche la acca, lettera del saluto nazista Heil Hitler. Ma soprattutto è il simbolo di Ideogramma.

Gatti, Claudio. I demoni di Salvini (Italian Edition) . Chiarelettere. Edizione del Kindle

Devo innanzitutto fare i complimenti ha chi ha intercettato (un trojan?) l’inglese zoppicante del Savoini, escludendo si tratti di funzionari nostrani. Mi smentiscano e ne sarò ben contento.

Segnalo a chi non lo sapesse che il viaggio di Salvini da Pompeo aveva lo scopo, come evidenziato da Lucio Caracciolo, di metterlo in guardia rispetto agli spericolati finanziamenti in rubli (credo si sia preso un cazziatone e delle minacce come mai nella vita) e infatti arriva la notizia di ieri sui traffici loschi del Savoini, uno che Matteo conosce da sempre.

Sono certo che Matteo non ci penserà due volte a tradire Savoini, Savoini lo sa? E forse il tradimento si è già consumato, infatti qualcuno sta suggerendo a Matteo di andare cauto sul piano delle elezioni anticipate. Troppo solo e troppo esposto e troppi pugnali veneto-padani pronti a trapassargli la schiena.

L’entrismo e la meta politica (devo capire l’origine di questa raffinata espressione di derivazione logico-matematica) potrebbero essere al capolinea, avendo esaurito la loro azione di direzione del Capitone, a parere di chi regge le fila del grande gioco.

Last but not least, anche in questa schifosa operazione di finanziamento illecito a base di “gas…olio” spunta il nome dell’ENI (al maestro Gatti un altro omaggio; ma ci sarà un terzo pilastro a breve?).

Fino a quando sopporteremo tutto questo?

Una piccola soddisfazione, mesi fa avevamo avvertito il Presidente Putin di non fidarsi e non affidarsi al padano, tant’è:

Salvini Matteo torna a Mosca

Alberto Massari

PS Qualcuno deve suggerire a Bezos come si possano autografare i libri in formato Kindle cosicché potrò chiedere a Claudio Gatti il suo.

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Savoini nel mirino