Giulia Sarti ovvero l’obiettivo verità nella camera chiara di Roland Barthes

Da qualche giorno, come forse sapete, ho pubblicato una foto a soggetto “conviviale” che trovate a seguire.

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Ci potrebbe essere un motivo se, come si ritiene, in questo blog nulla si fa nella casualità. Nella foto compaiono personaggi noti ed alcuni meno. Noti sono certamente Walter Veltroni e I Dioscuri (a me carissimi) del Il fatto Quotidiano, Marco Travaglio e Antonio Padellaro.

Alcuni selezionati “addetti ai lavori” evidenziano anche la presenza della parlamentare pentastellata Giulia Sarti. Sorvolo (che ci pensino altri) sulle vicende personali erotico-sentimentali della cittadina Sarti. Ho la mia opinione (e se si legge con attenzione Leo Rugens si capisce anche cosa pensi di chi, fattosi persona pubblica, non mantiene un decoro e uno stile di vita che non consenta a terzi, male intenzionati, di gettare discredito esercitando, eventualmente, forme di pressione inopportune) sulla giovane (ha compiuto pochi anni il 13 agosto u.s.) signora romagnola, ma mai e poi mai mi costringerete (neanche per soldi e gelatini che sono, notoriamente, i miei punti deboli) a scivolare sull’argomento.

Forse un mezzo pensierino, come abbiamo cominciato a fare in un post ormai lontano nel tempo, andrebbe dedicato al di lei fidanzato che mi appare figura intrigante sul piano dell’interesse nazionale e, soprattutto, su quello della così detta sicurezza cybernetica.

Ma anche su questo terreno, delicatissimo, avremmo dovuto stare tranquillissimi (e andiamo con i superlativi che non basteranno mai visto la raffica di toppate che si sono prese a danno dell’onorabilità del MoVimento e quindi implicitamente delle Istituzioni repubblicane) visto la competenza e l’amor di Patria di chi presidiava, da anni, il settore dell’intelligence e delle eventuali frequentazioni inopportune dei cerchi magici o illusoriamente ritenuti tali, del M5S.

Solitamente tacevamo; qualche volta, timidamente e rispettosamente, se richiesti, dicevamo la nostra, senza sbagliare un colpo e siamo pronti a dimostrarlo. Ci facevamo piccoli e inadeguati sperando sempre che forma e sostanza nel MoVimento coincidessero e che non si commettessero  leggerezze di nessun tipo in questo campo strategico.

Non sono interessato pertanto, lo ribadisco, alla vita privata già vissuta o in essere della parlamentare, ma, certamente (è un mio diritto farmi i fatti della signora Sarti nel suo attuale ruolo pubblico) la preoccupazione muta drasticamente se, con il denaro dello Stato e sotto l’effetto alone protettivo di incarichi prestigiosi (cosa dobbiamo ritenere più onorevole che poter servire la collettività nel contrasto al male devastante la vita stessa e la sopravvivenza della Repubblica quale è quello ordito ed attuato dalle organizzazioni criminali?), non è detto che una risulti adeguata (al di là delle buone volontà dichiarate e in via di principio) al contrasto coordinato che organismi complessi e delicatissimi come i membri della Commissione Giustizia e la ancor più autorevole Commissione Antimafia dovrebbero saper mettere in atto per debellare le organizzazioni mafiose.

Perché, proviamo a non dimenticarlo, la parlamentare Sarti ha appartenuto ad entrambi gli organismi citati. E voi sapete che secondo questo marginale e ininfluente blog il contrasto alle mafie è il nodo scorsoio che ci farà impiccare o meno come collettività democratica. E su questo terreno drammatico (si sono contati, spero che lo ricordiate, migliaia di morti in questa guerra, strisciante o plateale, a seconda del fasi storiche attraversate) sento il bisogno, partendo da un semplice frame (la foto spesso è un fotogramma di un più lungo film come l’appassionato di cinematografia Veltroni potrebbe confermarvi) che, in ore in cui si pensa ad altro, di rimanere sul pezzo: nel settore della Giustizia (non solo riferendomi a quanto viene gestito prima, durante e dopo il momento formale dell’attuazione del diritto) la confusione pentastellata (tranne poche e di facile individuazione eccezioni) è particolarmente evidente. E intendo che, dal Tribunale di Bari nelle condizioni in cui opera, passando per le solitudini in cui potrebbero essere stati lasciati gli organici che smazzano la quotidianità della Giustizia di prima linea, tornado alle scelte deboli per il vertice della Commissione Antimafia che appare, come ci eravamo immaginati, guidata da una persona che avrebbe dato il meglio di se in altro settore “culturale”, un vero piano strategico è tutto da studiare. O meglio è questione urgente per cui vanno trovate gambe e cervelli su cui contare.    

 

“Ogni fotografia – ha scritto Roland Barthes nella Camera Chiara è un certificato di presenza. Questo certificato è il nuovo gene che l’invenzione della Fotografia ha introdotto nella famiglia delle immagini.

L’uomo che contemplò le prime foto dovette pensare che esse somigliassero come due gocce d’acqua a dei dipinti; egli sapeva tuttavia di trovarsi faccia a faccia con un mutante;  la sua coscienza poneva l’oggetto incontrato al di fuori di ogni analogia, come l’ectoplasma di «quel che era stato»: né immagine né reale, ma un essere nuovo in tutto e per tutto: un reale che non.si può più toccare.

[…} Osservando gli avventori di un bar, qualcuno mi ha detto giustamente: «Guarda come sono spenti; al giorno d’oggi, le immagini sono più vive delle persone». Una dei segni distintivi del nostro tempo è forse. questo rovesciamento: noi viviamo conformemente a un immaginario generalizzato. […} Un simile rovesciamento mette necessariamente in ballo la questione etica: non perché l’immagine sia immorale, irreligiosa o diabolica (come taluni hanno affermato all’avvento della Fotografia), ma perché, se generalizzata, essa derealizza completamente il mondo umano dei conflitti e dei desideri, mentre invece vuole illustrarlo. Ciò che caratterizza le società cosiddette avanzate, è che oggi tali società consumano immagini e non più, come quelle del passato, credenze; esse sono dunque più liberali, meno fanatiche, ma anche più false (meno «autentiche»).

Le due vie della Fotografia sono queste. Sta a me scegliere se aggiogare il suo spettacolo al codice civilizzato delle illusioni perfette, oppure se affrontare in essa il risveglio dell’intrattabile realtà”.

Io in difesa di Giulia Sarti e del diritto ad essere come uno vuole di più non posso scrivere.

Il resto è la possibilità, ora che si proverà (così è auspicabile) ad azzerare i troppi errori commessi nel settore strategico della giustizia, di “mandarla a casa”. Con rispetto ma fermezza.

Anche per non dovercene mai più interessare.

Del suo fidanzato, invece, abbiamo deciso, curiosi e un po’ audaci come siamo, di riprendere ad interessarcene. Anche per continuare a capire chi nel M5S avrebbe dovuto vigilare e invece lo ha congelato nello stato di colabrodo in modo che avvenisse di tutto e il contrario.

Oreste Grani/Leo Rugens


OGNI FOTOGRAFIA È UN CERTIFICATO DI PRESENZA. SE È AUTENTICA

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Ho scritto, spesso in assoluta solitudine, chi fosse Matteo Salvini e perché non si sarebbe mai dovuta fare alleanza di Stato/Governo con tale figura oscura. Tanto oscura da tendere al nerissimo. L’ho prima scritto e poi, quando i decisori che mi era dato di frequentare me lo hanno consentito, ribadendo il mio pensiero/giudizio. Sempre argomentando con la parola o portando prove certe di questo “pericolo incombente” per la convivenza civile repubblicana e per il futuro di un MoVimento che raccoglieva la speranza di milioni di cittadini.

Cominciai a richiamare l’attenzione sul lato oscuro della Lega quando il buon vecchio protagonista della Prima/Seconda Repubblica Lamberto Dini, fece di tutto perché la presidenza del COPASIR non andasse ad un esponente del M5S ma al funzionale per la conservazione delle deviazioni, Giacomo Stucchi. Non a caso, appunto, nord leghista.

Quando dico “in assoluta solitudine” intendo dire, prevalentemente, tra chi si professava “pentastellato”. Tengo a questo distinguo come alla mia stessa vita essendo un seguace del credo che da queste parti si riassume in “prima è prima; dopo è dopo“.

Ripeto che tengo a questa speciale “blockchain” come a me stesso e se vi volete fare un nemico giurato nel web provate a rimuovermi il privilegio che sento di questa primogenitura. Quando è mia. Tengo a ribadire ogni sfumatura di ragionamento intorno a questi ricordi pena l’inizio di duelli all’ultimo sangue.

Così come quando, più recentemente e nel pieno della questioncella che ha visto opporsi, inopportunamente, il Sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo (con toni e sfumature di critica che possono averlo fatto ritenere provare ad imbarcarsi sulla zattera leghista), alla ministra Elisabetta Trenta, ho indicato che la partita si sarebbe giocata intorno al vero Capo delle Forze Armate, cioè il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Capo delle Forze Armate che mai si doveva far ritenere poter essere uno come Matteo Salvini che, al massimo, come abbiamo ormai detto, può indossare il berretto con le “gloriose” insegne del PAL. Torniamo alle cose serie. Come vedremo per altri ragionamenti, ma non meno delicati e attinenti la sicurezza dello Stato, la partita si gioca sempre (così è per dettame costituzionale) intorno al Quirinale e, nel  caso a cui mi riferisco, per incarico specifico del signor Presidente, grazie alla competente regia del dottor Ugo Zampetti, attuale Segretario Generale del Quirinale, dopo essere stato, per anni, quello della Camera.   

Sfumature di ragionamento quindi come “gradi di rotta” che, in una navigazione tempestosa come quella che aspetta la Repubblica e, per quanto gli compete, anche ciò che avanzerà del M5S, saranno determinanti. Gradi di rotta che possono portare ancora sugli scogli, o a spiaggiarsi impotenti, o, viceversa, in porti sicuri. Finalmente, porti riaperti. In porti sicuri ma in  cui avrà avuto un senso approdare per potere usufruire di quella bonaccia artificiale al fine di avere tempo e modo di riflettere su errori e responsabilità degli stessi.

Ballon-DEssai-at-Star-and-Garter

Spero che, sia tra gli attenti ed intelligenti lettori che confortano questo marginale e ininfluente blog, che tra gli analisti che ormai hanno l’abitudine di inserirci nei mattinali ministeriali e nelle rassegne stampa forma cartacea ancora necessaria per chi, decisore, deve orientarsi nell’overdose delle troppe informazioni circolanti, ormai si sappia che da queste parti telematiche nulla è lasciato al caso.

Nulla. Tanto meno la pubblicazione di una foto. E se devo suggerire una chiave interpretativa di chi siamo e cosa riusciamo a fare nella nostra frugalità di mezzi e di personale (che per la vostra tirchieria non possiamo retribuire onestamente) è proprio dall’interpretazione di una foto che recentemente abbiamo pubblicato che partirei per estrarre dalla realtà (questa volta siamo proprio noi l’oggetto che dovete cercare di intellegere) ciò che c’è ma non si vede. Chi siete? spesso mi viene chiesto. Questa mattina (e sto per fare un semplice esempio ma non estraneo al nostro modo di procedere), cominciando a delineare il toto nomine del traghettatore eventualmente incaricato dal Quirinale, compare, nei media, il nome di Walter Veltroni.

Veltroni-cena

Si chiamano ballon d’essai ma non a queste manovre aerostatiche siamo interessati. Teniamo viceversa a ripubblicare la foto, questa volta con il volto cerchiato in giallo di Veltroni.

E con questo ribadendo che non svolgiamo la funzione di alimentatori di gossip parapolitico. Noi, per il nostro piacere e sperando di fare cosa gradita, diamo vita a processi di trasformazione paradigmatica culturali stimolando le menti di alcuni “decisori” che abbiamo il privilegio di frequentare e che spesso, viceversa, vengono esclusi scientemente da veri processi di formazione permanente. A meno che non si vogliano spacciare i balbettii dell’e-learnig affidati alla Piattaforma Rousseau (cara ammazzata direbbero a Roma) per un alta scuola di formazione utile alla gestione della Cosa Pubblica. Lo facciamo con una metodologia transdisciplinare a sua volta in evoluzione permanente sotto l’effetto stimolante di intellettualità che è nostra capacità  reclutare (su basi patriottiche) per inserirle in un processo di partecipazione attiva alla vita democratica della Repubblica come noi, a nostra opinione, vorremmo sempre che fosse. Conversiamo pertanto con chi ci consente di rubargli il tempo che, viceversa, viene spesso (se non sempre) eccessivamente dedicato agli schermi dei terminali elettronici. Maledettamente sempre accesi. E nelle conversazioni (informali o, quando necessario, in aula)  celiamo i ricordi, le testimonianze, le provocazioni che, dando vita ad una forma atipica di familiare homeschooling, cerca di servire gli interessi della collettività. Quella descritta negli articoli della Costituzione che, non solo amiamo, ma per la cui difesa, siamo pronti a batterci.

A batterci come pensiamo di aver fatto dal primo giorno della nostra second life telematica. Intendendo quando, per difendere il nostro onore e l’amica verità, abbiamo deciso di ri-nascere nel web come Leo Rugens (contro chi ci consigliava di tacere e subire l’onta), ricordando quanto, nella nostra marginalità, avevamo fatto, a quella data, per la nostra amata Italia e, sempre quel giorno, provare ad omaggiare il ricordo di Enzo Caretti a cui decisi di “rubare” (per renderlo noto) il nome di copertura. Entrambe le cose pensiamo di averle in parte realizzate. Se ci sarà dato tempo e modo, faremo il resto, cioè il nostro dovere fino all’ultimo terreno respiro.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Oggi più di ieri voglio ricordare i nomi di chi, nell’ora del dubbio, mi ha spinto (così è nato Leo Rugens) a prendere la decisone di non arretrare facendomi sconfiggere dalla misura attiva contro di me e di noi, messa in atto dal perfido Amalek: Ariela Parracciani, Daniela Lisi, Alberto Massari. E ai tre coraggiosi si unì quella parte di me (ecco il fare Quadrato che notoriamente ha bisogno di quattro lati per tale essere) che, prevalendo, mi ha fatto uscire dall’ombra. Così è nata la testata a cui devo la vita e da cui ancora oggi proviamo a lasciare semi. Quella semina, amico Aschei, che consiglio a tutti di far durare tutta la vita.

Ora più che mai ho bisogno di aiuto:

Per le piccole cifre abbiamo deciso di prendere soldi da chiunque con le ormai semplici modalità del versamento sul circuito PayPal usando il nostro indirizzo e-mail: leorugens2013@gmail.com

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