I numeri dello Stato Islamico

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Abu Muslim, nome vero Andre Poulin

Può essere un numero fluido? Nel caso dei combattenti dello Stato Islamico, Daesh, ISIS, ISL, chiamatelo come volete Sì. Ai tempi della conquista dei 6.000kmq tra Siria e Iraq la conta dei combattenti in Iraq e Levante si aggirava sui 100.000 per altri 40.000, a nostro avviso più veritiero il primo numero e poi vedremo perché. Tra loro il numero degli stranieri eccedeva il 40%: Europa, Canada, Stati Uniti, Australia, zona del Golfo, Africa. Oltre 80 nazionalità hanno dato i natali ai jihadisti di Daesh. Poi nel tempo la percentuale si sarà anche invertita, più stranieri di locali, vedi caso Siria. Basta pensare che nella capitale politica dello Stato Islamico, Raqqa, c’erano scuole di lingua inglese/araba per far sì che tutti i bambini di tutto il mondo parlassero la stessa lingua. Tutti i jihadisti, erano confluiti, così come richiesto dai loro “fratelli” on line nella nuova Eldorado: Raqqa.
Tra i messaggi più famosi quello di Abu Muslim (foto), canadese di origine che chiosava il suo messaggio: «Venite ora che c’è posto, poi sarà più difficile avere quello che noi abbiamo ora: casa, auto, moglie, un lavoro e soprattutto una comunità di persone che agiscono per il bene dei musulmani».

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Campo profughi al-Hawl, dove ci sono le donne dell’ISIS

L’invito era allettante e molti giovani hanno compiuto l’Egira, la migrazione, nel Califfato. Se vogliamo poi contare quelli fuori dai confini siro-iracheni, spostarci in un territorio caro al Bel Paese, la Libia: nel 2016, in meno di un anno i combattenti Daesh passarono da 4000 a 6000 per poi attestarsi nel 2019 a circa 700, combattenti che si spostano indisturbati o quasi da Niger, Nigeria, Ciad e ora hanno contaminato anche Congo e Mozambico, verso la Libia, Fezzan, spesso si alleano e si infiltrano tra le milizie di Serraj, che l’Italia sostiene e a volte vengono presi e uccisi dal cattivo Haftar.  In Libia i gruppi Daesh nel 2016 erano dislocati a: Derna, Bengasi, Tripoli (Sirte). Ma la loro area preferita era e resta Sebha, e comunque la zona a sud: sono giovani che se non devono combattere, amano il deserto, i posti poco affollati dove non si è cercati ma ci si può allenare alla guerra.

In Libia come in Siria e in Iraq a vincere ISIS non sono stati gli statunitensi, i russi, gli iraniani, i curdi, i siriani, gli iracheni, le milizie a loro alleati come Hezbollah o la Guardia Rivoluzionaria Iraniana,  ovvero gli eserciti, ma le bombe calate dagli aerei che sono state così intelligenti che hanno intelligentemente colpito anche i civili mietendo più vittime di quante non ne abbia fatte Daesh stessa.
Questo perché gli uomini di Daesh conoscevano il territorio avevano scavato tunnel che gli consentivano, come ad esempio a Ramadi, di arrivare alle spalle del nemico, bombardare una caserma, ingaggiare una sparatoria, fingere di andarsene e quando arrivavano i soccorsi sterminare anche quelli. Daesh ha conquistato prima le caserme, poi i pozzi petroliferi, i tralicci della luce, le strade principali, radio, tv, e poi villaggi, e infine città. I tre capi militari più famosi: Al Shishani, Al Anbari, Abu Atheer al Halabi erano stati militari negli eserciti occidentali e avevano appreso tecniche di combattimento: statunitensi, russe, israeliane, italiane; loro avevano addestrato i loro uomini e loro avevano creato le elìte che andavano a conquistare i villaggi per poi lasciare il controllo del territorio alla manovalanza appena arrivata e nel frattempo si addestravano mentre controllavano.
Daesh aveva fatto alleanze con le tribù locali e questo gli consentiva un pieno controllo sulle persone. Quanti erano dunque i combattenti di Daesh 40.000 o 100.00?

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Campo profughi al-Hawl, dove ci sono le donne dell’ISIS

Per tornare ai bombardamenti, Raqqa fu l’esempio degli esempi: la Francia nei suoi attacchi aerei contro ISIS – seguita da USA, Russia, Siria, Canada – ha distrutto prima tra tutte le strutture: gli ospedali, soprattutto quelli pediatrici, con la motivazione che sotto, negli scantinati, c’erano i jihadisti che scrivevano i giornali e divulgavano messaggi di odio. I bambini, intere generazioni sono state eliminate mentre i messaggi circolavano e circolano in rete indisturbati.

E ora quanti sono i combattenti dello Stato Islamico? La risposta più corretta è: dipende. Intendiamo quelli che imbracciano ogni giorno il fucile? Chi fa la logistica? Gli informatori? I medici, paramedici? Chi si occupa dei media? Gli educatori al Jihad? Addestratori? Tutti insieme?

Le stime attuali di chi combatte tra Siria e Iraq si aggirano sui di 6000/10.000 uomini. Ma a questi vanno aggiunti tutti i simpatizzanti della rete internet, gli arruolatori, quelli che si occupano della logistica, i finanziatori, i basisti, gli informatori, le donne di cui si parla solo ora per i tragici eventi di campo Hawl dove due delle donne di Daesh, due, sono state uccise dalle guardie curde, ma molte di queste donne sono state al fianco di combattenti, i loro mariti, ne hanno dovuti sposare anche più di uno. Quando il marito, un combattente Daesh muore, la moglie va in seconde nozze con un altro combattente.
Queste donne sanno usare i fucili e lo hanno dimostrato negli scontri nell’ultima roccaforte Daesh di al Baghouz, dove la sconfitta è arrivata solo dopo un accerchiamento e assedio durato settimane e dove le donne sparavano.

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Mappa degli attacchi Daesh a Raqqa

E mentre tutti dormivano sonni tranquilli perché Daesh era stato sconfitto, era “caduto”, in Iraq nel mirino della guerra mordi e fuggi ci sono le città di Diyala, la zona del lago Tharthar, l’Anbar, con attacchi a nord di Baghdad e Salahuddin. E come se questo non bastasse arrivano i turchi che attaccano i curdi in Siria, curdi che come prima cosa aprono le prigioni e abbandonano i campi profughi per correre al fronte, così quei 6000/10.000 diventano subito circa 10.000/16.000.
Uomini che conoscono molto bene la Siria, sono li da circa 6 anni e che torneranno a  combattere nella zona dell’Eufrate.

E guarda caso, si dice la coincidenza, appena aperte le prigioni e i campi profughi dove c’erano uomini e donne di Daesh, a  Raqqa, Daesh ha compiuto un attentato uccidendo quegli uomini che hanno consegnato le donne Daesh ai curdi. E ancora non c’è post né fotogramma di questa nuova battaglia in territorio siriano che Daesh non riprenda e tutti i commenti sono uguali: “Preghiamo Allah che uccida tutti i terroristi curdi e turchi”.

Gertrude Bell

Elijah Baley