Il vecchio nella soffitta

GrilloFool

Caro Beppe Grillo non più Giuseppe da Genova, il Grande Dissipatore cerca di sbrigarsi temendo di ritrovarsi tra poco senza nulla da dissipare.

L’uomo (Luigi Di Maio) a cui avete (tu, Gianroberto e Davide Casaleggio) consentito la più eclatante operazione di dissipazione (milioni di cittadini vi stanno girando le spalle e si preparano a ritirarsi nell’apatia) di speranza, fiducia, visione politica della Storia della Repubblica, sembra avere fretta ad entrare nel Guinness dei Primati “negativi”.

Si vuole sbrigare a perfezionare il misfatto e, per riuscirci, le prova tutte.

Anche tu, caro Grillo, reduce da quel momento magico in cui sembrava andare tutto bene, non ti stai facendo mancare nulla.

James Hillman

James Hillman

Capisco che le vicissitudini di tuo figlio (“cuore di padre” esiste a prescindere) ti abbiano fatto sprofondare in una condizione psicologica grave e umanamente comprensibile ma, tra un po’, le provocazioni potrebbero assumere la forma di un vero e proprio sabotaggio alla convivenza civile. Così appare quest’ultima incursione sul tema degli anziani (a prescindere dal voto o meno) dove per poterne parlare (e scrivere), non solo bisogna essere vecchi (e questo, come lo sono io lo sei anche tu) ma bisogna avere un po’ di sale in zucca. Sale che sembra, per un processo chimico unico e irripetibile, essere evaporato dal tuo cervello. Per un fenomeno di e-bollizione? Intendendo che sei pateticamente bollito? Sarebbe la prima volta nella storia evolutiva nel genere “homo sapiens”: bollendo infatti il sale si concentra. Ma, forse, sei una mutazione. Dovresti avere, giorno più giorno meno, la stessa età (73 anni) di quando James Hillman, in una relazione pubblica (era il maggio del 1999 e il ragionamento era intitolato “La storia clinica. Evoluzione o rivelazione?”, fece riferimento, per la prima volta, ad elementi della propria storia personale, per enunciare concetti clinici. Ma per poterlo fare anche tu, quando dici cose come quelle che dici, dovresti essere almeno Hillman. Invece, per tua volontà o necessità, dopo essere stato l’intelligente attraversatore dello Stretto di Messina, a nuoto, rischi di rimanere banalmente il rifilatore (ad un Paese che ti amava) del più grosso e fetido pacco della storia politica della Repubblica. Questo Di Maio è un vero disastro e se era il migliore che avevate a tiro, vuol dire che il sistema di reclutamento e formativo del M5S è una vera catastrofe.

Hillman, diceva di se che, alla nostra età, era un uomo stanco. Ma aggiungeva che stava ormai nel corpo per pensare. Il punto quindi è pensare. Non parlare tanto per parlare.

Mi piace lasciare in rete il pensiero dell’uomo stanco ma ragionante.

hillman

James Hillman

«Qualche tempo fa, mentre nella soffitta della mia casa mettevo ordine tra le vecchie carte – uno dei rituali che le persone anziane sono obbligate a compiere per rendere più leggero il peso di chi viene dopo – mi sono ritrovato tra le mani un pacchetto di pagelle scolastiche, scritte a mano negli anni Trenta dai miei maestri della scuola elementare. Le valutazioni del mio profitto e del mio carattere rivelano che ero un buon scolaro, salvo un’unica netta insufficienza nelle abilità legate allo scrivere: la calligrafia, la disposizione delle lettere nella pagina, l’ordine, la leggibilità delle parole. Seduto lì, in quella soffitta spoglia e polverosa, la mia immaginazione tornò alla scuola, alla disciplina con cui intingevo nel calamaio la penna con il pennino di acciaio, che graffiava la carta a righe mentre vi scriveva gli sgorbi delle parole; all’inchiostro che gocciolava macchiando irrimediabilmente i quaderni; a me, rimasto dopo la scuola, solo nel banco ad arrabattarmi con faticosi esercizi di scrittura.
Naturalmente, in questo sintomo banale riconoscerete il codice dell’anima. Il daimon in azione nella sofferenza del bambino. Per forza non riuscivo a scrivere nel 1934! Il mio daimon era uno ‘scrittore’ e, per un bambino di otto anni scrivere era un compito davvero troppo grande. Grazie alla mia teoria della ‘ghianda’ adesso sono in grado di dare il giusto senso alla vergogna per quella mia iniziale inadeguatezza, ai vani sforzi di migliorare rispetto a quel destino di incompetenza. La vita in nuce: il vecchio nella soffitta che scopre la sua chiamata essenziale nascosta nello scomodo, imbarazzante sintomo dell’infanzia.
E quel sintomo non è guarito anche se adesso è a un livello differente. Tuttora trovo penosamente difficile metter giù le parole in modo chiaro, in linee di pensiero ben ordinate, su una pagina bianca.»

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

In realtà i pacchi avvelenati sono più di uno. Il secondo (ma forse il primo per gravità e conseguenze) si chiama Virginia Raggi. Di cui dovremo, con la doverosa determinazione, cominciare a parlare.