Sicilia caput web… Lo scontro tra aquila e drago in Trinacria – Ambrun
Leading IP gravity center in the Mediterranean – where content meets ISP’s
Siamo tutti connessi… giorno per giorno, minuto per minuto, secondo per secondo.
Si! Ma come?
Col telefonino, direte voi.
Certo!
Ma come funziona il telefonino?
Col Wireless… Col 3G… No! Col 4G…
Tutto vero.
Peccato che ogni centrale telefonica sia connessa con cavi alle antenne 3G, 4G, 5G (tra poco) e alle centrali appartenenti allo stesso gestore e che tutti i gestori siano connessi a quelle dorsali di cavi… invisibili e sconosciute ai più che prendono il nome di Hub o Gateway per Internet. O, più formalmente, Private or Public Peering HUB.
Insomma! Cavi e ancora cavi che congiungono Est e Ovest, Sud e Nord del Mondo…milioni di chilometri di cavi che avvolgono il mondo. Miliardi di miliardi di dati che passano su autostrade di cavi trasportate da fasci di luce sempre più potenti: le fibre ottiche.
La posa della fibra ottica è più che mai attuale in Italia e in Europa, per ottemperare ai parametri della Strategia europea 2020 che vuole la copertura con Banda Larga di base per il 100% dei cittadini europei e la copertura di almeno il 50% degli utenti domestici con velocità pari o superiori ai 100 Mbps.
Pochi sanno che:
risale al 15 settembre del 1977 la realizzazione del primo impianto in fibra ottica che collegava due centrali Sip tra Stampalia e Lucento, utilizzando cavi prodotti dalla Pirelli,
e che:
le prime prove sul campo sono state fatte in Italia, test che hanno contribuito a posare, nel 1985, il primo cavo transatlantico in fibra ottica, esperimenti svolti con diversi sistemi di trasmissione digitale su un tratto relativamente corto, da 1 a 17 chilometri.
Artefice di quegli studi e di quelle prove furono due delle aziende italiane meglio quotate nel panorama nazionale ed internazionale dell’epoca, come SIP e ItalCable, gioielli della corona dell’IRI (istituto per la Rinascita Industriale). Oggi quelle aziende non esistono più, quell’Istituto non esiste più.
Oggetto di scambio per la negoziazione del debito Italiano nel lontano 1994, dal fu Beniamino Andreatta, l’IRI venne smembrato, parcellizzato e ri-assemblato. Quello che era stato un vanto che poneva l’Italia all’avanguardia nella tecnica e nelle telecomunicazioni veniva svilito a carta straccia.
Da quel momento in avanti nulla sarebbe stato più lo stesso: la nascente Telecom Italia (1994) divenne oggetto dell’attacco dei tedeschi prima, degli inglesi e dei francesi poi. I “capitani coraggiosi” condotti da Colaninno con il beneplacito dell’allora ministro dell’Interno, On. Massimo D’Alema, hanno fatto scempio prima di Olivetti e poi di Telecom Italia e Tim. Dalla leadership alla polvere.
Tuttavia, qualcosa di buono resiste: Telecom Italia Sparkle.
Telecom Italia Sparkle S.p.A. è un’azienda italiana di telecomunicazioni controllata da Telecom Italia di cui gestisce la rete di tipo Tier-1. Attraverso Seabone (South East Access backBONE), dorsale in fibra ottica che collega Europa, America e Asia, Telecom Italia Sparkle provvede a fornire il routing internazionale per la maggior parte del traffico telefonico e dati generato dall’utenza di Telecom Italia, oltre a rivendere servizi a terzi.
Ha una rete di 560.000 chilometri in fibra ottica con una capacità di trasmissione di 24 terabit (2 milioni di volte di più delle fibre urbane), estesa dal Mar Mediterraneo, all’Oceano Atlantico e Indiano, ceduta a 500 clienti, tra cui Google e Facebook.
Dai cavi Sparkle, ad esempio, passa l’80% del traffico internet di Israele.
È l’unica compagnia occidentale ad aver aperto un POP – Point of Presence – in Iran.
Ha il suo nodo principale in Sicilia, a Palermo e contribuisce a gestire il nodo principale dell’isola e del Mediterraneo, situato a Mazara del Vallo.
Nel 2015 è stata oggetto di interesse da parte di State of Grid China, un fondo di investimento cinese che possiede il 35% di CDP Reti – si consideri che People’s Bank of China possiede già il 2,07% di Telecom Italia, unico azionista di Telecom Italia Sparkle.
Oggi, Telecom Italia Sparkle, dialoga, oltre che con i colossi americani, anche con Huawey alla quale ha progettato il landing point per il suo cavidotto internazionale.
Leading IP gravity center in the Mediterranean – where content meets ISP’s, si diceva nel titolo.
Appunto: in Sicilia approdano 18 cavi sottomarini per il trasporto del traffico Internet, distribuiti su 5 landing point e provenienti da Asia, Africa e Nord America. L’isola riveste un ruolo fondamentale nel network globale e, con adeguati investimenti, potrebbe diventare uno degli hub più importanti al mondo.
L’hub principale è Mazara del Vallo, collettore di ben 9 cavi, seguito da Catania (5), Palermo (2), Pozzallo e Trapani (1). Alcuni di questi collegamenti sono vere e proprie autostrade digitali, che viaggiano per migliaia di chilometri attraversando i continenti. È il caso del SeaMeWe3, che si snoda per oltre 39mila km: parte dal Giappone, tocca l’Australia, attraversa l’Oceano Pacifico ed il canale di Suez, sbarca a Mazara e poi fa rotta verso il Regno Unito. Altri cavi strategici che fanno tappa in Sicilia sono il Columbus III (Italia-USA), il SeaMeWe4 ed il SeaMeWe5 (Malesia-Francia), il FLAG Europe-Asia (Giappone-Regno Unito).
Sull’HUB di Mazara del Vallo, in particolare modo, ma su tutti i landing point siciliani si concentra l’attenzione di molti attori, nazionali e internazionali (in particolare statunitensi e cinesi), interessati alle potenzialità di connettività e centralità nel backbone globale che favorisce lo sviluppo del 5G.
5G, una sigla che racchiude la promessa di una seconda rivoluzione digitale con impatti dirompenti e imprevedibili nell’economia globale e nel tessuto socio-culturale dei continenti.
Sul piano politico, il 5G, sta scatenando una nuova guerra fredda per il controllo tecnologico: Stati Uniti e Cina i due attuali estremi di questo mondo bipolare, misurano la propria forza hai-tech sui derivati del 5G.
Intelligenza artificiale, Internet of Thing, automazione intelligente, lo sviluppo di super computer a tecnologia quantistica.
“La rivoluzione digitale odierna non è solo la prosecuzione degli ultimi tre decenni di trasformazione digitale”, iniziata con la diffusione del computer, di Internet, dei telefoni cellulari e degli smartphone “ ma è paragonabile al primo industrialismo di fine ‘700, è come possedere il primato dell’elettricità” dice Luca Balestrieri, dirigente RAI e docente di economia e gestione dei media alla Luiss nel suo libro: “Guerra Digitale”.
Non solo, quindi, il controllo di una singola tecnologia, il 5G è un abilitatore di progressi tecnologici interconnessi che formano un cluster tecnologico; il 5G potrebbe cambiare il paradigma dello sviluppo industriale poiché siamo in un mondo iper-connesso.
In questa “guerra digitale” i contendenti si combattono su vari fronti: supercomputer quantistici, deep-learning basato su reti neurali, la robotica industriale – quella dei robot nei magazzini di Alibaba e Amazon – oppure su esperimenti sociali come le Smart-City.
Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha messo in comunicazione grandi gruppi industriali: Google, Amazon, Facebook da una parte, con Microsoft alla finestra, e Alibaba, Huawey, Tencent dall’altra.
L’Amministrazione americana, in particolare modo quella di Obama si era resa conto di essere in ritardo, d’altra parte aveva e ha in Al Gore una spina nel fianco sempre pronto a rammentare con i suoi discorsi e con i suoi investimenti, che Internet in quanto rete di interconnessione globale è anche merito suo.
Ora, Mr. Trump sta cercando di spostare il confronto su un terreno a lui più congeniale, forse, quello geopolitico. Lo scopo è quello di colpire la supply-chain, la filiera produttiva, del 5G avversario affinché sia favorita la propria.
La Cina, invece, gioca d’anticipo generando “il bisogno” del 5G negli operatori del mercato e, di conseguenza, nei consumatori. In Cina sono avanti, però. Alibaba presidia tutta la filiera, dal super computer al portatile per vedere la TV, passando per i prodotti/servizi finanziari, ormai già sugli smartphone.
Tuttavia il carburante del 5G, così come di Internet in generale, sono i dati.
Miniera ineludibile per l’Intelligenza Artificiale – cuore di questa rivoluzione – che impara “mangiando dati” per realizzare servizi e contenuti sempre più efficienti aumentando il fabbisogno dei consumatori, disposti a perdere la gestione della propria privacy e della propria libertà personale.
L’Europa, in questo bipolare scontro tra Cina e USA è chiaramente in difficoltà: pur avendo soggetti industriali molto forti, non ha una visione integrata di politica industriale.
L’Italia, poi, pur avendo una posizione egemone, grazie al posizionamento territoriale, nel mezzo del Mediterraneo, e infrastrutturale, non controlla pienamente i suoi “gioielli”.
La Sicilia è centrale in questo scenario: come Panama e Suez sono nodi nevralgici del commercio internazionale, Mazara del Vallo e gli altri landing point siciliani, lo sono per il commercio cibernetico.
Sebbene, sulla carta, Marsiglia sia considerato il nodo più importante, è dalla Sicilia che passa la maggiore quantità di dati. Talmente tanti da ingolosire anche la criminalità organizzata… probabilmente.
Certo è che – e risulta strano – un fedele accolito del super latitante Matteo Messina Denaro e socio nel grande affare dei supermercati (Despar), “Pino Grigori, aveva la sua residenza ufficiale a Mazara del Vallo, via lungomare San Vito numero 167. A meno di dieci passi dalla sua villa c’è una palazzina a due piani con un citofono e una scritta: SeaMeWee3. Dentro la palazzina arrivano i dati di un cavo lungo 39 mila chilometri che collega Asia, Medio Oriente ed Europa. È uno dei nodi dei terminali della Telecom Sparkle, dello scandalo Datagate, quello delle rivelazioni dell’ex tecnico dell’Nsa e della Cia Edward Snowden. Cose che succedono in Sicilia. Gli 007 che spiano tutto il mondo sono vicini di casa di Pino, l’uomo legato a uno dei più grandi latitanti del mondo” (da Repubblica 14 dicembre 2013)… un caso?
Ad ogni buon conto:
– negli ultimi 5 anni, si è intensificato il numero di player che tentano di operare nel public-peering attraverso tecnologia e protocollo DE-CIX – Telecom Italia Sparkle possiede la più grande rete neutrale IX;
– consorzi che raggruppano aziende italiane ed estere, fondi di investimento, operatori di telefonia e società di servizi (vedasi come esempio Open Hub);
– Huawey, anche sulla base degli enormi investimenti, che sta facendo o proponendo di fare, in Italia, vede il nostro paese come un punto di accesso privilegiato; sicuramente quello che garantisce il migliore ROI (Return Of Investment), sicuramente quello meglio organizzato, strutturato e, attraverso il POP di Milano, connesso al backbone europeo.
Recenti investimenti operati da aziende cinesi, nella ristorazione, nelle infrastrutture alberghiere, nell’acquisizione di aziende locali o di immobili, fanno intendere la volontà del governo cinese di ampliare le potenzialità della regione. In ogni campo.
Lo sviluppo della regione, sebbene carente sotto molti punti di vista: infrastrutture, sicurezza, sociale… garantirebbe una agevolazione alla realizzazione della filiera del 5G che non potrebbe avere migliore approdo.
Last but not least è la questione sicurezza dei dati.
L’accesso diretto e/o indiretto alle infrastrutture dei landing-point siciliani, darebbe la possibilità di controllare i dati in transito (ecco perché Google, Facebook e Amazon hanno investito tanto…) e questo, anche adottando una chiave di lettura geopolitica e/o di Cyber Intelligence, è rilevante:
– gli Hub siciliani sono direttamente connessi, con canale privilegiato, a Malta – patria del betting/gaming online e di “agenzie” che facilitano gli acquisti e le vendite in cryptovaluta, anche attraverso “paesi agevolatori” come San Marino;
– gli Hub siciliani gestiscono l’80% del traffico dati da/verso Israele;
– gli USA, con Google, Facebook, Amazon (in breve tempo) e Interoute (ora GTT, società statunitense che offre servizi di connettività in fibra) hanno landing point sull’isola;
– la Cina con, Huawey, che si porta dietro anche Alibaba, sta completando l’attestazione del suo cavo oceanico e può, già adesso, utilizzare quelli attestati e usati da Wind/H3G;
– Telecom Italia Sparkle, garantisce connettività anche all’Iran;
– l’italia, attraverso T.I. Sparkle, gestisce le infrastrutture ed è inserita nelle società nate per la gestione dei cavidotti, come SeaMeWe 3, SeaMeWe 4 e SeaMeWe 5 oltre ad Atlantis;
– la Francia, ha la possibilità di accedere alle infrastrutture di T.I. Sparkle in quanto presente all’interno dell’azionariato e del board di Telecom Italia. Insomma, qualora si volesse si potrebbe scrivere una spy-story…
Concludendo: Usa e Cina si sfidano a colpi di Information & Communication Technology in Sicilia…e l’Italia?
L’Italia è ufficialmente ferma.
Sebbene ci siano aziende italiane che stanno scaldando i motori e altre che, vista la loro posizione egemone lavorano alacremente (vedi Prysmian, Pirelli, Telecom Italia Sparkle…), l’Italia è ferma. In molti, tra quelli che possono decidere, si sono persi dietro acronimi dei quali non conoscono il significato, attratti più dalla possibilità di “navigare meglio” che dal reale “potere”, dalle infinite possibilità in termini di sviluppo economico, che essere attori attivi nella gestione delle autostrade cibernetiche, porta.
Se l’Italia vuole tornare ad essere leader in questo settore deve “riscoprire” e comprendere la centralità dell’isola, sviluppare e meglio gestire le infrastrutture cardine di cui dispone.
Ad maiora.
Ambrun
Un sincero ringraziamento ad Ambrum, tecnico colto e patriota certo. Direi consolidato nel tempo nel suo amor di patria che trasuda da ogni riga. Ora in molti capiranno cosa volessimo dire quando facevamo riferimento alla “centralità della Sicilia”. Così almeno spero.
Oreste Grano e la Redazione tutta.
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