Buona fortuna signora Trenta

giustizia

Mal consigliata quando ha accettato di fare il Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta è stata consigliata ancora peggio ora che si è messa in testa di rientrare nella normalità chiudendo la dolorosa parentesi del primo errore mettendosi in concorrenza, in quel  che avanza del M5S, per fare la facilitatrice nel proprio settore di competenza. Errare umanum est ma, come si dice, perseverare è tipico di chi frequenta il diavolo. E invece mi sembrava di aver capito che di una cattolica si trattasse.

Come ho scritto in altro post, la Trenta non doveva sentirsi pronta, fuori da un quadro generale rassicurante condiviso con il vertice pentastellato, incompetente e arrogante, rappresentato da uno come Luigi Di Maio e i suoi stretti collaboratori, di farsi capessa della Difesa, senza un approfondito calcolo dei pro e dei contro. Penso che quelle storielle di appartamenti e di encomi distribuiti con leggerezza abbiano rappresentato il punto più elevato della guerra reputazionale che qualcuno aveva deciso di dichiararle, non potendo escludere che questo qualcuno fosse anche dentro il M5S. Riproporsi nello stesso ambiente, capisco che possa  soddisfare un qualche amor proprio violato, ma non mi sembra il modo migliore per dare una mano alla doverosa ricostruzione del gravissimo episodio messo in atto, con calcolo cinico, da persone che penso avessero movente sufficiente per sputtanare (questo volevano fare) la Trenta. In fin dei conti se la finalità fosse stata solo una guerra intestina sarebbe grave ma non a danno della sicurezza nazionale. Più rifletto più penso che la lapidazione attuata sia riconducibile a qualcosa di più complesso e delicato che i peccatucci attribuiti a moglie e marito. Intendo dire non non non che la Trenta nasconda qualcosa di più grave ma che quelli che l’hanno voluta eliminare, certamente si. Mi dispiace pertanto questa scelta di tentare, dopo il massacro subito, una sorte di normalizzazione. Normalizzazione in un luogo dove non ci sarà mai più normalità perché il movimento politico che, paradossalmente, ha la massima responsabilità dei limiti della fase attuale è proprio il M5S.

Se ieri (e intendo proprio il 6 dicembre) il CENSIS ha potuto dire che lo scenario nel quale ci muoviamo, almeno in Italia, è affollato da non decisioni sul contenimento della pressione migratoria (ma come parlano questi?), sulla digitalizzazione, sulla politica tributaria, sulle concessioni e per grandi infrastrutture di rete, sui servizi idrici o per i rifiuti, sulla collocazione delle scorie nucleari, la massima responsabilità di questa accelerazione degerativa verso la rassegnazione a non decidere (la gente considera ormai i politici dei “sor tentenna”) l’apatia è proprio attribuibile, in massima parte a Luigi Di Maio e i suoi ragazzotti accatenati. Il ritorno alla centralità della politica è fallito per colpa grave di quelli che aveva promesso questo percorso virtuoso. La politica ora che si è dissipato il patrimonio dei milioni di compatrioti speranzosi, ha veramente fallito e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è quella pentastellata. Si chiude un decennio ma sul piano politico nulla è stato concluso di ciò che era stato promesso  all’inizio di questo periodo. Il Paese è privato, ora che i grillini si stanno polverizzando in una diaspora disperata, di un passaggio in avanti a lungo promesso in tutte le piazze gremite d’Italia, passaggio in avanti che non c’è mai stato. Tutto cristallizzato perché nulla cambiasse a cominciare dal contrasto alla criminalità organizzata che viceversa dobbiamo supporre sempre più radicata e in quanto tale, saggiamente, silente .

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Dissipatore di speranza, ho voluto ormai definire Luigi Di Maio. Basti pensare alle tante, troppe riforme strutturali annunciate, ma mai concretamente avviate. Tutto fermo, tutto conservato senza una solida visione di società possibile. Ormai sappiamo che Grillo recitava e non anelava nulla di cosa diceva in scena. Anche noi siamo stati tratti in inganno indeboliti dal nostro desiderio di cambiamento. Nulla neanche una sia pur timida rimodulazione dei processi sclerotizzati da decenni di malsana conduzione nella scuola, nella giustizia, nella sanità, nella fiscalità, nella difesa, è stato messo in atto.

E con questi responsabili del fallimento (il decennio che si chiude è stato il loro decennio) si pensa di poter mettere mano al comparto (le Forze Armate) dove la consapevolezza della sfiducia è massima? Le persone che si stanno riprendendo dal quel particolare dolore che si prova quando la sfiducia prevale sulla speranza, si fanno pesci intelligenti (le sardine) dopo essere stati insetti (entusiasti). Per alcuni milioni è una metamorfosi obbligata. Una parte dei sofferenti (il dolore in alcuni milioni di persone è forte e non bisogna sottovalutare questo sentimento diffuso) non si sentono solo orfani e si preparano a disconnettersi dalla politica accettando l’uomo forte e l’oligarchia sanguinaria che si porterebbe dietro. Il danno che quel ragazzotto con i capelli sempre in ordine ha procurato, ha dimensione epocale: potrebbe essere stato la miccia corta che ha innescato la dittatura ormai possibile. E con uno così si pensa di poter continuare a rapportarsi? Buona fortuna signora Trenta. Tenga conto che la dissipazione del patrimonio fiduciario da parte di Luigi Di Maio e dei suoi ha indotto oltre il 75% degli italiani a non fidarsi più degli altri. Siamo sull’orlo del baratro con le pulsioni svelatamente anti democratiche che sfiorano il 50% di chi è favorevole ad affidare le sorti della Repubblica, in assenza di futuro (si parla di scomparsa del futuro nell’immaginario di milioni di cittadini “truffati”) al solito uomo forte. Che temiamo essere il posteggiatore abusivo Matteo Salvini o chi per lui. E questa la vogliamo considerare colpa di poco conto? I comportamenti tenuti da quel gruppetto di ragazzotti bramosi di poterucoli, hanno messo in scena il suicidio della politica e il varo dell’epoca del disincanto o come chiama, da anni, questo vostro blogger marginale e ininfluente, dell’era, invece che dell’Acquario, dell’apatia.

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Gli artefici presunti del Grande Cambiamento Pentastellato si sono svelati essere i coltivatori/pittori di quel grande affresco iperrealista che è il gattopardismo immortale. Non a caso quel successo che sembrava essere incontenibile in Sicilia ha assunto la forma estrema dei parenti di Cancelleri tutti iconoclasticamente raffigurati assisi e simbolici su poltrone accaparrate a nome di un movimento fatto di amici e parenti. Questo certamente potrà essere l’UDC-dimaista che Giggino il Dissipatore si dice si appresti a varare per salvare il suo salvabile.

Perché questo, alla fine della Fiera, accadrà: Di Maio si prepara, dopo aver avuto dalla sua, per una stagione effimera, almeno 11 milioni (più del 30% degli aventi diritto) di cittadini elettori, a concentrare il suo sforzo su di un modesto 3% attuando lui stesso una nazista decimazione, lasciando in vita “un cittadino elettore su dieci” invece di provvedere a suicidarsi lui dopo tanto sfacelo iconoclastico. Nessuno nel passato era sopravvissuto dopo aver decimato i suoi. A questa mezza cartuccia (e ai suoi fedelissimi) state consentendo un record inimmaginabile per nessuno in passato dal dopoguerra ad oggi. È come se ad uno come il giudice Antonio Lollo (quello di Latina) si consentisse di continuare a fare il magistrato. Mi piace questa assimilazione metaforica: la gestione catastrofica politica e organizzativa di Luigi Di Maio, paragonata al deserto produttivo etico-morale generato tra Fondi, Terracina, Latina dal Sistema Lollo. Sistema dato dal Lollo stesso in associazione con i suoi sodali di cui dettagliatamente vi parlo in un post a seguire.

Che nessuno si offenda o, se si sentisse offeso per tale metaforica e audace accostamento, adisca alle vie legali come mi risulta abbia fatto, sentendosi offeso per altro, il prode (ho scritto prode che non è un termine offensivo) avvocato Luca Lanzalone (quello chiamato da Luigi Di Maio a dare una mano alla liquidazione del M5S) che mi ha chiamato in giudizio.

Come io, provocandolo e insultandolo, auspicavo. Grovigli giudiziari da cui potrei uscire massacrato (come la mia povera Italietta) o libero mentalmente di lasciare, nei verbali delle udienza, il mio pensiero compiuto su tanto orrore. E non vogliamo chiamare orrore e “cretinismo” la dissipazione della speranza di un intero popolo attuata anche con il concorso delle attività illecite dei vari Luca Lanzalone? E perché non ci deve essere libertà di descrivere queste attività demolitrici del bene supremo che è la speranza di un futuro migliore, come cattivi esempi e in quanto tali degni di un cretino? Che siano i Lollo o i Lanzalone è certo che tali signori operano instillando nei miei compatrioti la sfiducia nelle istituzioni repubblicane ed io non posso dire che sono figure negative, senza cervello, cioè cretine? Condannatemi perché definisco i criminali dei cretini. I criminali sono sempre dei cretini ed è nostro dovere/diritto definirli tali. Se Antonio Lollo è un criminale è anche un cretino. Così come è un cretino Luca Lanzalone, se sarà dimostrato che è un criminale. Vedremo se coincidono le date. Io intanto mi porto avanti senza aspettare tre ordini di giudizio o prescrizioni. E voi, appecoronati, tenetevi i danni delle loro azioni violente e, in quanto violente, cretine. Con Luca Lanzalone e con il Sistema Pentastellato che lo ha convocato a Roma (ma qualcuno lo avrà individuato e incaricato come salvatore della Patria?) ci vediamo a Cremona (bellissima e civilissima cittadina del torrone e non solo) alle ore 10:00 del 20 aprile 2020.

Oreste Grani/Leo Rugens

giustizia - Jacobello del Fiore - Trittico giustizia P. R. (15)

P.S.

Cremona è la città che ha dato i natali ad Ugo Tognazzi e che, a soli tre anni, ha accolto Mina Mazzini, nata a Busto Arsizio da genitori entrambi cremonesi. Oltre 20 anni addietro, il Comune, dava il via ad una civilissima gara a punti (si vincevano, se si avevano comportamenti virtuosi, biciclette, abbonamenti al Teatro Ponchielli, ai trasporti pubblici, altro) per la raccolta differenziata. Mi recai a studiare i comportamenti e li capii che i rifiuti erano il test strategico per la politica.

Forse Luca Lanzalone avendo partecipato a quella gara (in realtà viveva all’epoca a Crema) ha ritenuto di poter scendere a Roma, passando prima per Livorno, e dare lezioni di come si fa a non gestire, con oculatezza, la cosa pubblica. Mostrando di avere carenza di iodio o di sale in zucca.  Che è quello che ho detto di lui e per cui sono accusato. Anche di rapporti con mondi complessi che arrivano rizomicamente fino oltre oceano.

Vedremo di cosa riusciremo a ragionare nell’aula del Tribunale. Chi di voi mi vuole sostenere in questa delicata vertenza  (delicata perché riguarda da vicino-vicino chi ha favorito l’innesto pernicioso dell’avvocato nel M5S e quindi nelle cose pubbliche) tenga conto che mi dovrò recare a Cremona, la sera prima, per essere puntuale alla 10:00 in Aula.

Potrei dormire al B&B Amici Miei (Tognazzi) e poi, finita l’udienza, rimettermi in treno. Sempre, tra andare, dormire e tornare (ho un tessera sconti per i treni) se ne partono 200,00 euro che ad oggi non prevedo proprio di avere anche se la povertà, come diceva Luigi Di Maio, è stata sconfitta. Io sono l’ultimo dei Moicani dei Poveri e il 19 aprile non prevedo di avere questi 200 euro da spendere. Ma se non mi presento, non mi potrò difendere. Vedete voi. Apro la sottoscrizione ricordandovi il mio IBAN – IT98Q0760103200001043168739 e che i soldi che mi avete inviato prima del confronto legale con l’ex Direttore dell’AISE, sono stati ben usati.

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P.S. al P.S.

Chi mi conosce sa che sono un debole davanti ai dolci. Che siano babbà o cannoli. I torroni di Cremona sono famosi nel Mondo.

Ma 20,00 euro per tornare a casa, sia pur condannato per aver dato del cretino a Luca Lanzalone, me li volete far pervenire così non mi sentirò troppo in colpa nel non essere riuscito a sostenere le buone ragioni di chi non si meritava che un cretino sputtanasse il sogno sognato da milioni di Italiani di una Repubblica più giusta e più pulita?