Chi spinge nella bocca del Leone la mascotte della Nato Luigi Iovino?
Mi informano che l’on. Luigi Iovino, portato in piena luce da questo marginale e ininfluente blog, preoccupato, forse da Washington, o appena rientrato dove si è recato a spese dello Stato (spese lecite perché Iovino è un ragazzo costumato), di essere oggetto di non so quali fake news (quando questi neologismi passano nel linguaggio comune diventa difficile farne uso proprio) si è lamentato di questa mia attenzione. Ha scelto, per lamentarsi, un canale che nulla ha a che vedere con il tema che ho trattato. Se Iovino ha qualcosa da dirmi, usi le sue mani e, battendo sulla tastiera, chieda spiegazioni.
Per chiedere spiegazioni bisogna aver capito cosa ho scritto. Torno pertanto sull’argomento consapevole dei miei limiti e volendo offrire, comunque, la massima collaborazione ad un membro autorevole della speciale Delegazione all’Assemblea Parlamentare della Nato. Perché, Luigi Iovino, quello è nel M5S. Si legge infatti che il suo curriculum (che trovate a seguire) ha resa obbligata tale scelta, preoccupato, come immaginiamo fosse (lui lo ha piazzato in tale delicatissimo incarico), il suo tutor politico e mentore culturale Angelo Tofalo, sulle sorti dell’organismo militare internazionale in evidente crisi di identità in un mondo geopoliticamente in permanente e drammatica trasformazione.
E se Iovino, pur preso dallo sforzo di capire cosa accade in USA e in mezzo mondo, ha tempo e modo di rilasciare velenose accuse etico morali alla ex ministro della Difesa e sua compagna di MoVimento, Elisabetta Trenta, vuol dire che il ragazzo ha stoffa da vendere. Iovino, ragazzo caro (è il più giovane membro del Parlamento) ci sarebbero le elezioni nel Regno Unito, grande Paese anche membro Nato; c’è l’Algeria che ha votato con scarsa affluenza; ci sarebbe da dire qualcosa sul Niger dove l’ISIS, in un attacco ad una caserma, sembra aver fatto 70 morti; ci sarebbe da parlare dell’Iraq, ormai in sollevazione; c’è l’Afghanistan squassato dalla imminente vittoria dei talebani e dal ritiro degli “occidentali” (italiani compresi) di cui ragionare sui quotidiani; c’è la Libia, per dire come la pensi, dove Haftar ci riprova e dove potrebbero morire soldati italiani; se proprio non puoi fare a meno di metterci la faccia e la lingua c’è la Siria insanguinata dai Turchi, alleati nella Nato; Iovino potrebbe parlare della situazione militare dell’Egitto, formale alleato che tace ancora su Giulio Regeni; potrebbe scegliere di fare dichiarazioni sul Libano nuovamente nel marasma economico; o sul Corridoio Baltico; poteva, sul Mattino di Napoli invece di parlare della Trenta indegna, esprimersi sull’Iran con centinaia di cittadini crivellati in piazza; poteva dire la sua su spese pazze tipo F35 in abbondanza o su un raffronto delle politiche retributive tra i militari italiani e i colleghi nella NATO. Dico cose scelte a caso su cui mi aspettavo di leggere spunti di riflessione o coraggiose prese di posizioni polemiche attribuibili alla mascotte della Difesa italiana.
E invece di che si interessa il ragazzo prodigio? Continua a cerbottanare, con cartoccetti armati di spilli intrisi di curaro, la sua compagna di MoVimento Elisabetta Trenta per cercare, preventivamente, di danneggiarne la reputazione mediatica in modo da provare a parare eventuali reazioni pertinenti ai gravi accadimenti ormai noti ai più. Intendo il modo violento e falso con cui si è provveduto, dopo averla cacciata senza un vero perché se non per dare seguito al “mercato delle vacche” (ti do la Difesa e la Sanità e tu vediamo cosa mi passi così, in un solo colpo, mi libero di due donne, tra l’altro competenti, la Grillo e la Trenta, ma non proprio “allineate e coperte” come piacciono a me e ai miei amichetti) con i nuovi alleati piddini, a cercare di azzerarne preventivamente la credibilità qualora la Trenta, opportunamente, avesse deciso, per amore di verità, di superare il condizionamento da un’eccessivo senso del dovere, e “parlare” invece di continuare a tacere su quanto dovesse aver capito/scoperto nei mesi di permanenza al vertice del Ministero. Capito/scoperto su dinamiche di potere, cordate, alleanze con il mondo della produzione delle armi o delle tecnologie utili alla cibernetica della sicurezza che potrebbero riguardare anche suoi compagni di MoVimento, inaspettatamente scopertisi più salviniani che italiani. O, semplicemente, adoratori del Dio “Lato Mio” qualora l’avventura pentastellata avesse voltato a tempesta. Bene quindi, a fine ragionamento, che Iovino sia stato sguinzagliato al fine di azzannare le terga della Trenta. Sapete come dice il detto popolare: erano venuti per menare e … Questo a leggere il comunicato che la Trenta, evidentemente non potendone più, ha fatto diffondere.
Dai toni ritengo che ne vedremo delle belle. O bruttissime. Certamente usciranno verità da dentro il Ministero e da quello che avanza del MoVimento (poco o niente dopo l’attività dissipatrice e sabotatrice di gente come Luigi Di Maio e Angelo Tofalo) verso il fuori. Mi sembra arrivato il tempo. Tutti sanno che io ero contrario alla scelta di Elisabetta Trenta e, viceversa, Di Maio e Tofalo, favorevolissimi. Ora per motivi che mi incuriosiscono i due sono divenuti acerrimi nemici della Trenta ed io, viceversa, nella mia semplicità e marginalità, pur mantenendo la mia opinione sul fatto che il capitano, prudentemente, non doveva accettare l’incarico, trovo la Trenta sempre più persona competente, leale alle istituzioni, vittima di una violenza inimmaginabile se non quando si debba agire contro mafiosi e complici dei mafiosi. La Trenta non è certamente una mafiosa o complice di mafiosi. Mi pongo pertanto domande a cui non rinuncio di dare risposte. Tantomeno per un belante piagnisteo di un giovane Iovino. Domande e risposte che potrebbero aiutare a trovare i veri moventi di una tale oscena canizza. Figurarsi se mi fermo. E poi diciamolo cosa rimane da fare ad un vecchio signore ormai povero, certamente marginale e ininfluente e che, come mi scrivono i coniugi Annamaria Fontana e Mario Di Leva non può immaginare cosa ci sia dietro alla gita spensierata da loro organizzata per Angelo Tofalo e Michele Maffei, in Turchia, alla ricerca di metaforiche farfalle/libellule/altri insetti volanti, se non capire perché uno, dopo averla scelta (tenete conto che Tofalo ha fatto un lungo master in Link Campus con docente proprio Elisabetta Trenta presumendo quindi, in quei mesi, che l’attuale sottosegretario alla Difesa, l’abbia osservata, valuta, non dico conosciuta) sia con questa virulenza quasi Tofalo avesse intuito essere la Trenta un pericoloso soggetto eversore, nemico della convivenza civile. Tofalo potrebbe aver intuito essere la Trenta una tessitrice (quasi fosse un novello Licio Gelli) di una rete di generali e ammiragli felloni pronti, per fare carriera, a qualunque osceno patto. O altro. Vedremo.
E a proposito di oscenità vi dico cosa tra l’altro mi turba delle lettere anonime che mi pervengono (e che dopo aver letto provvedo a distruggere): ai bei tempi di Berlusconi e Lele Mora si leggeva, in modo allusivo, di olgettine, veline e ballerine. Nelle lettere a cui faccio riferimento si scrive oltre che di cambi di gomme (auto private ovviamente) pagati con i fondi riservati della Difesa, o, per restare nel settore trasporti, di un’ Harley Davison acquistata con i fondi destinati ad altro, anche di cenette (forse meno eleganti di quelle di Arcore) con tenentine, sergentine, avierette. E mi scuso per i diminutivi maschilisti che non sono miei. Aiuto!!!!!!!!!!!!!! Mentre scrivo spero di ricordare male ciò che ho letto perché, come ho scritto, turbato da tale groviglio bituminoso descritto, ho distrutto il messaggio infangante l’onore dell’Aviazione. Perché se anche un sedicesimo di quello che ho letto fosse vero qualcuno sta infangando la Forza Armata Aerea. E, a quanto si dice in quei subdoli scritti anonimi (e quindi di nessun peso sostanziale se non per uno stronzo come me), questi comportamenti offensivi l’onore della Difesa avvengono con la complicità di appartenenti all’Arma dei Carabinieri (tranquilli tutti mele marce quindi) che evidentemente per motivi che mi sfuggono chiudono un occhio (c’è chi dice tutti e due, orecchie comprese) su questi illeciti.
Forse, giovane e onesto Iovino, dai parlamentari pentastellati non dico le scatolette delle razioni K ma qualche portoncino blindato ci aspettavamo che venisse aperto per scoprire come vengono (venivano?) spesi i soldi dei contribuenti. Del cane della signora Trenta (che scopro, con piacere, essere una appassionata animalista e che ama il suo cane con affetto vero e legittimo) in questo momento mi interessa poco. Preferirei sapere dalla Procura Militare se anche loro, come me, buttano le lettere anonime, però dopo averle lette. E dopo averle lette, loro che possono, hanno ritenuto di avviare indagini, con discrezione e utilizzando carabinieri onesti (cioè la quasi totalità), senza guardare in faccia nessuno. Nelle lettere anonime, che ho avuto modo di leggere, ci sono spunti investigativi facili facili (uno per tutti i versamenti in contanti all’Unicredit) con nomi e cognomi di chi li ha fatti.
Facili facili perché i tabulati (come le prestazioni obbligatorie che accompagnano l’uso dei telefoni) a saperli leggere non mentono. E spesso “incastrano” come dovrebbe sapere il sottosegretario Angelo Tofalo che, per una stagione professionale, mi sembra, abbia lavorato nel settore della telefonia. Ma questo, come si dice, è un altro discorso. Ma, come si dice da queste parti, anche questo è un discorso (come quello di chi ha presentato Annamaria Fontana al membro COPASIR) che riprenderemo perché è parte sostanziale della leggenda metropolitana che Angelo Tofalo capirebbe di complessità tecnologiche. Tanto che ciclicamente tenta di impadronirsi (chissà se è un reato fare questa affermazione), grazie a questa diceria, di un settore delicatissimo quale la sicurezza telematica della Difesa e della Repubblica. Senza tenere nella debita considerazione la fine che hanno fatto Marco Carrai e il suo referente politico Matteo Renzi. In campana ragazzi: se non siete in grado di farci tacere è meglio che mollate l’osso perché mai gireremo lo sguardo distraendoci su un settore tanto strategico per la libertà del nostro popolo, lo stesso da cui erano usciti, per fidarsi di voi, 11 milioni di persone, andando a votarvi. Un tempo ormai passato.
Orestino Granetto