A quando un metaforico cazzotto in faccia al duo Tofalo-Maffei?

zero spaccato

Quindi, come questo vecchio ignorante blogger sosteneva, il gruppetto dei clientes campani del Grande Dissipatore Luigi Di Maio (tra gli altri i fedelissimi Angelo Tofalo e Michele Maffei) sta conducendo il M5S verso lo zero spaccato. “Lo zero spaccato” evoca la faccia che non gli abbiamo saputo “spaccare” a tempo debito quando questa banda di ciucci presuntuosi, con dinamiche ancora tutte da chiarire, si è impadronita della speranza di oltre 11 milioni di cittadini onesti che li avevano eletti, non certo per consentirgli di partecipare alla messa in liquidazione della democrazia parlamentare e forse della Repubblica stessa, come la conosciamo. Quanto scritto potrebbe essere un incitamento a commettere reati gravissimi tipo spaccare la faccia. Vediamo. Hic manebimus optime. Che sarebbe a dire che piantiamo le nostre insegne e qui aspettiamo le conseguenze del nostro libero pensiero. Se sono imputato al Tribunale di Cremona per aver dato, in tempi non sospetti (quando il M5S sembrava trionfare soprattutto in sede governativa piazzando ragazzotte e ragazzotti a destra e a manca), del “cretino” a Luca Lanzalone, personaggio che cercherò di dimostrare essere stato un autentico cretino trattando la Cosa Pubblica come l’ha trattata, pensate che abbia timore ad insultare la coppia Gianni e Pinotto (questo sono Angelo Tofalo e Michele Maffei) che, con i loro modi strafottenti e autoreferenziali, ritengono di passarsela liscia dopo aver agito come hanno agito da quando si sono fatti piazzare, prima al COPASIR e poi alla Difesa?  Intanto, mi tengo il vantaggio (amaro), di aver avuto ragione, al 100 per 100, sul come sarebbe andato a finire il consenso raccolto dal MoVimento e come lo stesso sarebbe “esploso/imploso” senza un vero processo di formazione che in qualche modo supplisse agli errori macroscopici fatti in fase di reclutamento e selezione dei parlamentari e dei dirigenti. Ma quello di un sostanziale e innovativo processo di formazione alla Polis era l’ultimo dei desideri di tali furbetti della Campania.     

tofalo-maffei

Tofalo e Maffei

Spacciare per formazione quelle quattro carabattole che venivano, a carissimo prezzo (denaro della collettività), somministrate ai parlamentari su come dovevano fare o meno le mossette in tv o davanti ai giornalisti quando si rilasciavano dichiarazioni è stato il primo atto “funzionale” alla dissipazione. Ho scritto ciucci presuntuosi ma avrei potuto dire furbi patentati se non altro. Da gente che opta per Fabrizio Mariani (e quindi per Giuseppe Savio e Daniele Fabro), per Pantaleo De Marco (e quindi per Vincenzo Naso e cioè per il trio Ezio Bigotti, Pietro Amara, Francesco Sarcina) e allontana  il “muscolare” (così lo definì in un colloquio indimenticato proprio il segretario privato, il Maffei, del signor sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo) G. C. forse (anzi, certamente) agli occhi dei due furbi, troppo onesto, competente e patriota, cosa ci si può aspettare dalla futura attività se questo governo non cade quanto prima e non vanno subito, anche Gianni e Pinotto, a casa? Tutti a casa, tutti a casa! Do you remember? Che vadano a casa subito quindi, prima che combinino altri guai, abili come si sono dimostrati a scegliersi i compagni di strada e i consulenti in materie delicatissime. Come si scelsero la coppia geniale (sempre campani erano) Anna maria Fontana e il di lei marito, Mario Di Leva, che mi ha suggerito, per scritto, di non avere certezze in campi tanto delicati. Anzi suggerendomi/insinuando che dietro a quanto intercorso tra loro e Tofalo-Maffei c’erano cose che un vecchio e disinformato Leone Ruggente ignorava. Incuriosendomi. E si perché ora che ho potuto constatare che non c’è nulla di casuale nelle scelte (ripetitive) di Tofalo, è doverosa la curiosità su come fosse andata in realtà quella vicenda che riguardava la Libia, la Turchia, l’Iran. Tre paesucoli anche alla luce degli avvenimenti attuali. Mi sembra di avere certezze sul fatto che Mariani Fabrizio, proprio con l’Iran (violando ogni embargo e ogni buon senso geopolitico), da anni, trattava. Con l’IRAN e i francesi di Veolia. Perché l’ingegnerino Mariani, per anni, è stato pagato da Acqua Latina e quindi dai francesi di Veolia. In settori strategici. Oltre che, inopportunamente, dall’INPS per finti periodi di disoccupazione mentre svuotava le casse (e le tasche) dei suoi soci. Anche mandando in fallimento la società ITAWAN srl. Ambiguo (è un reato dare dell’ambiguo ad un doppiogiochista come Fabrizio Mariani?) l’ingegnerino di Acqua Latina quindi e ambiguo l’ingegnere Vincenzo Naso in stretti rapporti con SIRAMVEOLIA (che fascino questi francesi?) e al tempo pronto a non sentire l’odore dei soldi che passavano per le mani di Pietro Amara ed Ezio Bigotti. Guazzabugli bituminosi da cui questo fessachiotto di Leo Rugens ha preso le doverose distanze ma da cui, evidentemente, il duo Tofalo-Maffei si sente attratto visto che li sceglie come collaboratori per questioni attinenti la sicurezza della Repubblica. Se i due fossero solo dei Gianni e Pinotto che considerano Porco TV della benemerita dell’esportazione all’estero di capitali, Sabina Guzzanti, una cosa seria, non ci sarebbe nulla di male. Se, viceversa, i due fossero, come sono, due dipendenti dello Stato che, ciclicamente, si impegnano in vicende oscure per favorire attività paragovernative, semi private, attinenti la sicurezza della Repubblica, scegliendo collaboratori e interlocutori in osmosi con ambienti che con la sicurezza della collettività fanno a cazzotti, un bel cazzotto in faccia (metaforico) se lo meriterebbero.

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Maffei

Un “cazzotto” (ecco la metafora), necessariamente robusto come, ad esempio, una qualche attività investigativa di un magistrato attento e incuriosito da tanta ripetitività nel battere sentieri che potrebbero, alla fine, portare discredito, se non danno, alla Repubblica. La Fontana e suo marito sono stati arrestati e condannati. E Tofalo se l’è cavata per i rotto della cuffia. Ma era membro COPASIR e il M5S era montante. Ora il MoVimento tende a zero e il Parlamento potrebbe essere sciolto. E le coperture/protezioni, vecchie e nuove, potrebbero non bastare. Soprattutto perché, tra le “vecchie”, potrebbe essere venuto meno qualcuno che, sbagliandosi, ritenne opportuno dargli una seconda occasione. Mi sembra che, potendo scegliere, il duo abbia scelto.

Come diceva mio padre, anche lui campano (come il sottoscritto), mo’ vediamo. E Dante, che è padre di tutti, aggiungeva, chi è causa del suo mal, pianga se stesso. In realtà Dante di cui si avvicina il 700° della morte ebbe a dire: «credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa», tratto dal XXIX dell’Inferno.

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Tornando al duo di furbetti salernitani: vediamo di mandarli a casa sciuè-sciuè, vit-vit, veloci-veloci. Solo così si conterranno i danni a cominciare dalla sicurezza cibernetica (inclusa la blockchain) di cui si spacciano come massimi esperti. Mentre con esperienza, intorno a loro, vedo solo Umberto Saccone. Che proprio io, tramite chi so io, provvidi a farlo invitare il 18 dicembre 2015, in occasione dell’esordio degli incontri istituzionali denominati Intelligence Collettiva, per vedere se, a luci spente, e con i dati raccolti dalla segreteria, il solerte Maffei lo avrebbe invitato “a corte” invece di scartarlo, visto i precedenti e gli ambienti che l’ex SISMI e l’ex ENI aveva sempre servito. E invece, i polli Maffei-Tofalo mangiarono subito il becchime e il primo che fu chiamato, vicino-vicino, fu proprio Umberto Saccone. Fu chiamato lui e scartati altri. Elementare Watson! Saccone vicino-vicino tanto da divenire il vero estensore della piattaforma ideologica del M5S in materia.  Confermando, così facendo, tutti i possibili sospetti del mondo sulla coppia salernitana, non casualmente attenzionata dalla famiglia Fontana-Di Leva per la naturale inclinazione a servire i servitori di interessi altri da quelli che sarebbero coincidenti con quelli della Repubblica. Come sarebbe facile dimostrare se si provasse a smentirmi sugli anni in cui Saccone ha prestato servizio nei servizi e, soprattutto con compiti di vigilanza nell’ENI. Nell’ENI di Paolo Scaroni/Silvio Berlusconi, Luigi Bisignani e il già ben piazzato Claudio Descalzi. Non proprio personaggi che Beppe Grillo, prima di essere messo all’angolo, avrebbe consigliato di assumere come esempi da servire. Beppe Grillo, fondatore del M5S, sarebbe stato contrario ma non Angelo Tofalo, fungo comparso dal nulla, all’ombra di Tetra.      

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Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Ma che pretendi da due (Tofalo-Maffei) che, una volta insediatisi al Ministero, sollecitati sulla questione dei dolorosi suicidi del personale con le stellette, hanno girato la faccia dall’altra parte? E altrettanto non hanno reagito ai dati relativi alla cessione del V° dello stipendio e ciò che l’indebitamento sotto intendeva? Per non parlare di ogni cosa attinente il risparmio energetico nelle Forze Armate che il troppo muscolare G.C., rispettosamente, vi avrebbe voluto far notare. Forme di spreco inaudito su cui nulla avete saputo/voluto fare. Proprio come ci si sarebbe aspettato dai portavoce del M5S nelle Forze Armate. Sprechi e corruzione a go-go (come ho cominciato a denunciare sulla base di ricordi di lettere anonime che ho avuto la possibilità di leggere prima di deciderne la distruzione) e il problema era Elisabetta Trenta e il suo alloggio legittimo, come ormai risulta essere stato?  Forse (anzi senza “forse” come si comincerà a capire se il capitano terrà la conferenza stampa annunciata) il problema era, viceversa, che la Trenta non era malleabile ad una politica gattopardesca perché il buco nero della Difesa/Armamenti si dilatasse invece di essere, opportunamente e con la massima fermezza, messo sotto stretto controllo. Spese per la difesa dei nostri interessi in Libia? In Somalia? In Iraq? In Afghanistan? In Libano? In Niger? In Qatar? In Nigeria? Nello Yemen? Vediamo e soprattutto ascoltiamo quando Elisabetta Trenta deciderà di dire la sua. Spero anche sul “compagno di Movimento”, Angelo Tofalo che per primo, sperando di farsi Ministro della Difesa, e alleandosi con la trimurti dell’Aviazione, ha cercato di farla fuori.