L’abbraccio dell’Italia avrà scaldato la Cina, ma l’Italia che ci guadagna?
… il 19 novembre 2009 presso la Pontificia Università della Santa Croce si tenne il seminario: Gli Stati Uniti dopo un anno di presidenza Obama: i nuovi equilibri. Di fatto, si trattò di un incontro riservato con Larry Sabato organizzato dalla rivista “Formiche” e ristretto a una decina di italiani appositamente selezionati. Tra questi i rappresentanti di Ipazia Preveggenza Tecnologica.
Il Professore Sabato, oltre a essere il “veggente” che annunciò la vittoria di Obama, era anche, a quella data il trait d’union tra il Presidente e il Segretario di Stato Hillary Clinton, ovvero il catalizzatore dell’equilibrio tra i maggiorenti dei Democrats; in altre parole il Professore Sabato è uno che avrebbe dovuto sapere-capire-prevedere ovvero essere “intelligente”.
Durante l’incontro Ipazia Preveggenza Tecnologica pose il problema dei pericoli impliciti in quello che appariva essere un interesse spiccato dell’amministrazione USA verso il Pacifico sottointendendo uno spostamento eccessivo della politica americana e dell’implicito disimpegno dal Mediterraneo. Il prof. Larry Sabato ci apparve indifferente al nostro allarme. Eravamo a fine 2009 e a noi era già chiaro che finiva come sta finendo: una carneficina di cittadini mediterranei e l’ennesima patata bollente per l’Europa che non troverà, così, mai una sua possibile unità. Leo Rugens (Leggi post)
A quell’incontro ero presente e posso testimoniare che nel volumetto, introvabile, edito da Formiche, organizzatore dell’incontro accolto con favore dall’Opera, a memoria delle cose dette, non trovò spazio l’ultima delle domande, quella posta dal Presidente di Ipazia Preveggenza Tecnologica, riguardante le intenzioni americane circa l’impegno nel Mediterraneo. Sabato rispose in sostanza che agli USA non glie ne fregava un bel niente in quanto avrebbero concentrato tutti i loro sforzi nel Pacifico per arginare le mosse del Dragone.
Mi sono convinto da un po’ di tempo che la politica estera di un paese che da oltre un secolo determina il destino del mondo non possa essere lineare perché per governare un sistema complesso è necessario prendere decisioni e le decisioni si prendono in base a tanti fattori, non ultimo la stupidità, l’egocentrismo e aspri conflitti interni, economici e politici che siano. Penso, per esempio, alla scelta di ammazzare Qasem Soleimani, il Cesare iraniano che mandò a dire al “General Petraeus, you should know that I, Qassim Suleimani, control the policy for Iran with respect to Iraq, Lebanon, Gaza and Afghanistan”. Faccio notare che chi non ha pianto per la sua morte sia il presidente Hassan Rohuani, nei primi anni Novanta studente presso la Glasgow Caledonian University, a dispetto delle bellicose e vendicative dichiarazioni. Faccio notare, a meno che davvero sia incapace di comprendere alcune vicende, che la politica di Trump verso l’Iran sia l’opposto di quella di Obama attuata a suo tempo, a proposito di non linearità.
Ammazzare un leader, sia esso un Cesare, un Moro o un Rabin, da che mondo è mondo cambia le carte in tavola, di solito a vantaggio di ha ordito o di chi ne sa approfittare, mai a vantaggio degli onesti amici del morto.
Mi scuso per tali e tante ovvietà.
Mentre suonano gli allarmi e le war room si animano, il mio pensiero va a coloro i quali stanno pervicacemente perseguendo quello che è stato definito il progetto del secolo XXI, la “China’s sprawling belt and road initiative” meglio nota come “The New Silk Road”.
Farò alcune considerazioni a contorno del video sopra citato e che data 26 dicembre ’19 partendo dall’evidenziare che il suo editore è Michael Bloomberg, probabile sfidante di Trump alle prossime presidenziali negli Stati Uniti.
In secondo luogo noto l’accostamento tra il Piano Marshal e l’iniziativa cinese, a sottolineare che il mondo si cambia e si migliora costruendo più che bombardando.
Certo l’azione cinese è definita “sprawling”, tentacolare o estesa, anche un po’ disordinata, ma lineare, per quanto il caos glie lo consentirà.
Sorvolo sul valore attribuito all’investimento perché non so valutare.
Osservo un fatto: il terzo politico dopo Xi Jinping e Donald Trump che appare nel video al centro dell’inquadratura, mentre stringe la mano al Ministro degli Esteri cinese Wang Yi è l’attuale Ministro degli Esteri italiano on. Luigi Di Maio, all’epoca Vice Presidente del Consiglio (Xi e “Giuseppi” fanno da cornice).
Qui, la colonna sonora si interrompe come quando un vecchio nastro rallenta e il suono si distorce fino al silenzio.
La mente corre a un giorno nuvoloso e scuro, il 21 marzo ’19, quando da meno di 50 m osservo l’auto del presidente cinese manovrare alle spalle di Madama a poche ore dallo show di Steve Bannon presso la Biblioteca Angelica lì a due passi mentre Sergei Lavrov nelle stesse ore si aggirava tra Rimini, Sant’Arcangelo e San Marino. Sono quasi certo che l’auto di Xi fosse la stessa e la foto che lo ritrae con Di Maio sia stata scattata il 23.
Come sia possibile essere arrivati a tanto lo diranno gli storici tra cinquant’anni così come, tra qualche decennio potremo valutare la portata degli accordi stipulati in quei giorni, accordi che a qualcuno non piacciono affatto, come il servizio di Bloomberg sottolinea e come riporto di seguito.
In parole povere, “l’Italia nel 2019 è stato il primo paese del G-7 a siglare un accordo, fottendosene (to brush off) degli avvertimenti degli USA e degli alleati europei”.
Ho il ricordo di come l’amico Pompeo de Angelis sognasse che l’Italia si facesse alleato stretto della Cina; ho il timore che anche qualcun altro lo abbia pensato ma temo che i politici nazionali, più comparse che registi, siano all’altezza di gestire una scelta del genere, a meno che il disimpegno americano non sia finalizzato a consentire che il Mediterraneo diventi l’acquario preferito del Dragone, con buona pace di noi tutti.
Ai posteri l’ardua sentenza, a noi l’intelligenza di cavalcare onde che navi da 400 metri in grado di trasferire in un sol colpo 20.600 container sono pronte ad alzare nel mai più mare nostrum.
Così, alla fin fine, avremo scaldato il cuore di Pechino e intanto abbiamo perso la Libia, è questa la morale?
Alberto Massari
PS Anche chi ha giocato col 5G made in China rischia grosso, secondo me.