27 settembre 2020: è tempo di ricordare

Oggi, 27 gennaio 2020, ricordare significa anche tenere nel giusto conto il valore straordinario di alcune persone, donne e uomini, anche di religione ebraica, che si preparano, con le loro menti febbrili, ad accompagnare l’Umanità verso straordinari futuri possibili. Se ve la sentite di leggere vi lascio materia di riflessione relativa a questi futuri possibili. In questi post metto in relazione forte Shimon Peres di cui sapete già cosa penso ed Herbert Simon che, se non lo conoscete, dovete subito cominciare ad apprezzarlo. Di Simon riporto materiale che si trova facilmente in rete relativo alla razionalità limitata e dopo aver preso confidenza con tale concetto fate lo sforzo e leggetevi un dialogo tra Peres e Simon di qualche anno addietro preso dal volume “La Sfida degli ebrei” di Jean-Jacques Servan-Schreiber. Anzi ci ripenso: è meglio cominciare da pagina 87 del libro e poi passare alla razionalità limitata 

Oreste Grani/Leo Rugens

 

“L’opuscoletto, stampato a Pittsburgh, sulla visita del presidente della Repubblica, fu tradotto in varie lingue e spedito a tutti coloro, oltre a François Mitterrand, che intendevamo interessare e incoraggiare: tra gli altri, Shimon Peres. Sarebbe presto diventato primo ministro d’Israele. Ha fatto avanzare le cose nel suo paese. E l’anno scorso anche lui ha organizzato una visita ufficiale a Carnegie Mellon.

Nel corso di una giornata, Peres ha incontrato e ascoltalo i principali responsabili dell’università, sotto la guida del presidente Richard Cyert. Ha confermato l’accordo con il sistema universitario israeliano, da iniziarsi con due missioni preliminari, una dell’università di Tel Aviv, l’altra del Technion di Haifa, e ha posto così le basi per la futura collaborazione.

Un dialogo spontaneo tra Shimon Peres e Herbert Simon, premio Nobel per l’economia, pioniere dell’intelligenza artificiale, interruppe la visita …

Herbert Simon

Herbert Simon: «Studiando i meccanismi del cervello umano, possiamo aumentare le nostre capacità intellettuali e rivoluzionare i metodi di istruzione. È un progresso che riguarda il mondo intero. Su richiesta dei cinesi abbiamo creato, a Pechino e poi anche altrove, un corso di studi universitari basato sul principio dell’apprendimento tramite l’esempio. I risultati sono stati decisivi, senza eccezioni: gli studenti cinesi che hanno preso parte all’esperimento sono riusciti meglio degli altri, e hanno portato a termine il corso di studi in due anni invece che in tre. Oggi, sulla base di quella sperimentazione, cominciamo ad adottare gli stessi metodi con gli studenti degli Stati Uniti».

Shimon Peres: «Come possiamo utilizzare anche noi queste scoperte?».

H. Simon: «Ora possiamo elaborare un programma informatizzato in grado di insegnare. Il computer può anche essere utilizzato per capire meglio i nostri meccanismi di apprendimento, di creazione. La tappa successiva sarà senz’altro quella di dimostrare che il computer può simulare il pensiero. Il che ci porta a una riflessione chiave: possiamo continuare a considerare gli esseri umani soltanto nella loro particolarità? lo penso che dobbiamo porre la nozione di uomo in un contesto più ampio di quanto abbiamo fatto finora. Non più cercare in che cosa siamo distinti dalla natura, ma piuttosto da che cosa siamo uniti ad essa. Dobbiamo capire che siamo parte integrante di un universo molto più vasto, e dobbiamo imparare a vivere in armonia con questo mondo» .

S. Peres: «Il potenziale più immediatamente utilizzabile delle nuove tecnologie si situa insomma nei due settori dell’istruzione e della capacità decisionale».

H. Simon: «Sì. Anzi, oggi i programmi in circolazione sono già utilizzati abbastanza ampiamente per prendere decisioni. Vengono introdotti nell’industria programmi che sono in grado di prendere decisioni, il che fa risparmiare tempo agli uomini, meglio utilizzati in altri settori».

S. Peres: «I computer potranno prevedere le conseguenze delle loro decisioni? Potranno farlo meglio del cervello umano?».

H. Simon: «Solo nei settori in cui esiste una teoria preventivamente elaborata. Se un ingegnere disegna un motore, può prevedere abbastanza bene come funzionerà, senza grossi margini di errore. Ma quando viene suggerita una certa politica economica da seguire, nessun computer e nessuno specialista economico è in grado di fare una proiezione seria delle conseguenze. Come lei sa, in questo settore non sono ancora state formulate delle teorie».

S. Peres: «È una situazione che ho incontrato spesso: ogni politica economica dipende in larga misura da fattori di ordine psicologico. Nessuna macchina, nessun computer può realmente consentire di prevedere le svariate reazioni psicologiche del pubblico. Poggia in gran parte sulle anticipazioni personali, che sono molto soggettive, e impediscono previsioni attendibili».

H. Simon: «Le ultime scoperte nel settore della matematica rilanciano la nostra capacità di previsione anche nel campo della logica pura. Si sta cominciando a elaborare una teoria detta “teoria del caos”, secondo la quale ci sono anche sistemi matematici che possono comportarsi in maniera imprevedibile».

S. Peres: «Che lezione per gli ideologi! …».

Razionalità limitata

La razionalità limitata è il concetto, o idea, secondo cui, durante il processo decisionale, la razionalità di un individuo è limitata da vari fattori: dalle informazioni che possiede, dai limiti cognitivi della sua mente, dalla quantità finita di tempo di cui dispone per prendere una decisione. È stata proposta da Herbert A. Simon quale base alternativa per la modellazione matematica del processo decisionale, come usata in economia e in discipline correlate; essa integra la razionalità intesa solo come ottimizzazione, in cui quello decisionale sarebbe un processo pienamente razionale di ricerca di una scelta ottimale date le informazioni disponibili.

Si può guardare alla razionalità limitata anche da un’altra prospettiva: poiché i decisori difettano delle capacità e delle risorse per arrivare alla soluzione ottimale, essi applicano invece la loro razionalità solo dopo un’enorme semplificazione delle scelte disponibili. Ovvero, il decisore agisce come un “satisficer”, cioè qualcuno che cerca una soluzione soddisfacente, anziché la migliore in assoluto. Simon usa l’analogia di un paio di forbici, dove una lama è la “limitazione cognitiva” degli esseri umani e l’altra è la “struttura dell’ambiente”; menti con risorse cognitive limitate possono quindi avere successo sfruttando strutture preesistenti e regolarità nell’ambiente.

Alcuni modelli di comportamento nelle scienze sociali assumono che gli umani possano ragionevolmente essere approssimati o descritti come entità razionali (si veda, per esempio, la teoria della scelta razionale). Svariati modelli economici danno per scontato che le persone abbiano una razionalità media, e possano in quantità sufficientemente grandi essere approssimati come agenti in accordo alle loro preferenze. Il concetto di razionalità limitata rivede questo assunto per tenere conto del fatto che decisioni perfettamente razionali spesso non sono realizzabili nella pratica, proprio a causa della quantità finita di risorse computazionali disponibili per prenderle.

Si pensa che il termine sia stato coniato da Herber A. Simon. In “Models of Man” Simon sottolinea che la maggior parte delle persone sono solo in parte razionali, e sono irrazionali nella rimanente parte delle loro azioni. In un altro lavoro, egli afferma che “agenti dalla razionalità limitata sperimentano limiti nella formulazione e risoluzione di problemi complessi e nel processare (ricevere, memorizzare, recuperare, trasmettere) informazione”. Simon descrive una serie di dimensioni lungo le quali i modelli classici della razionalità possono essere resi in qualche modo più realistici, mentre aderiscono ad una abbastanza rigorosa formalizzazione. Questi includono: – limitazione dei tipi della funzione di utilità – riconoscimento dei costi di raccolta ed elaborazione delle informazioni – possibilità di avere una funzione di utilità “vettoriale” o “multi-valore”. Simon suggerisce che gli agenti economici usino euristiche per prendere decisioni piuttosto che una rigida regola di ottimizzazione. Essi lo fanno a causa della complessità della situazione e della loro incapacità di elaborare e calcolare l’utilità attesa di ogni azione alternativa. I costi della decisione potrebbero essere elevati e ci sono spesso altre attività economiche concorrenti che richiedono decisioni.

In un suo articolo del 1955, “A Behavioral Model of Rational Choice”, Simon sostiene di aver cercato di costruire definizioni di “scelta razionale” che sono modellate più vicino agli effettivi processi decisionali nel comportamento degli organismi rispetto alle definizioni finora proposte. È stato delineato un modello abbastanza completo per il caso statico e descritta un’estensione di questo modello nelle dinamiche anche se, sempre secondo Simon, molto resta da fare prima di poter gestire realisticamente un sistema completamente dinamico.

Nell’introduzione è stato suggerito che le definizioni di questo tipo potrebbero avere valore normativo e descrittivo. In particolare possono suggerire approcci alla scelta razionale in aree che appaiono essere di gran lunga superiori alle capacità di computazione attualmente esistenti o prospettabili. Il confronto di un I.Q. di un computer con quello di un essere umano è molto difficile. Se si dovessero scomporre i punteggi realizzati da ciascuno su un test di intelligenza globale, si potrebbero indubbiamente trovare situazioni in cui in alcuni fattori uno ha totalizzato punteggi da genio e l’altro sembrerebbe un idiota – ma anche viceversa.

Un’indagine sulle possibili definizioni di razionalità potrebbe suggerire indicazioni per la progettazione e l’uso di apparecchiature informatiche con punteggi abbastanza buoni su alcuni dei fattori di intelligenza in cui i computer attuali sono stupidi. Lo scopo più ampio, tuttavia, nella costruzione di queste definizioni di razionalità “approssimate” è di fornire del materiale per la costruzione di una teoria del comportamento di un individuo umano o di gruppi di individui che prendono decisioni in un contesto organizzativo.

L’apparente paradosso da affrontare è nella teoria economica dell’impresa e nel tentativo dell’amministrazione di affrontare il comportamento umano in situazioni in cui tale comportamento è almeno “nelle intenzioni” razionale, mentre, nello stesso tempo, si può dimostrare che se assumiamo i tipi globali di razionalità della teoria classica i problemi di struttura interna della azienda o altra organizzazione in gran parte svaniscono.

Il paradosso svanisce, ed i contorni della teoria cominciano ad emergere, quando sostituiamo a “uomo economico” o “amministrativo” un organismo che sceglie con conoscenze e capacità limitate. Semplificazioni di questo organismo del mondo reale ai fini della scelta introducono discrepanze tra il modello semplificato e la realtà; e queste discrepanze, a loro volta, servono a spiegare molti dei fenomeni di comportamento organizzativo.

Cose di cui, se avrò forza e un po’ di buona sorte, cominceremo a parlare quanto prima. In riva al mare. Con i piedi ben saldi nel silicio delle spiagge adriatiche.

E rifirmo per assumermi ulteriori responsabilità.

Oreste Grani