Nell’era telematica la difficile arte di rimanere invisibili

Ho messo in rete il 22 ottobre 2016 un ragionamento sul nomadismo antico del popolo degli Sciti e quattro gatti (non lo dico in chiave denigratoria amando i gatti) decisero di leggerlo. Eppure erano spunti (sia pur mimetizzati dietro alla notizia delle performance elettorali della cantante Madonna pronta a fare pxxxxxi per indirizzare il voto contro Donald Trump) che consideravo utili a comprendere la complessità contemporanea e perfino i futuri possibili. Ripropongo oggi quel testo purgandolo dei riferimenti alle scelte dell’artista che non hanno lasciato traccia di alcun valore e significato, per vedere se l’accresciuto pubblico e quel poco di autorevolezza in più che il blog ha raggiunto grazie alla pattuglia dei suoi denigratori, allarga il numero di lettori. Lo faccio perché il tema (chi sono i nomadi nell’infosfera elettronica) risente troppo di semplificazioni lasciato in mano a chi, con spregiudicatezza e rapacità, approfittando della confusione governativa, si è posizionato nel “settore” spacciandosi per competente.  E invece è solo pericoloso. 

Oreste Grani/Leo Rugens   


NELL’ERA DOVE IL VOTO DI SCAMBIO SI SOSTANZIA NELLE FELLATIO DI MADONNA CICCONE, TUTTO È POSSIBILE

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Considerazioni (datate e – se mi va – vi dico a quando ma che, rilette oggi, sento di dovere di definire pre-veggenti) intorno alle notizie di cronaca che arrivano dal fronte della cyber intelligence.

Nelle Guerre persiane Erodoto descrive il popolo degli Sciti, un popolo temuto, che viveva in una società nomadica differente dagli imperi sedentari della “culla della civiltà”. La terra originaria degli Sciti – Nomadi Regali che dominavano quei pochi di loro che si davano all’agricoltura, nel Nord del Mar Nero (Ponto Eusino), era inospitale sia climaticamente che geograficamente.

Ma la sua resistenza alla colonizzazione da parte dei potenti della terra dell’epoca (scusate le semplificazioni da non addetto ai lavori) non era dovuta a queste ragioni naturali, quanto al fatto che non vi era modo di soggiogarli con gli strumenti dell’azione militare e della penetrazione economica. L’orda vagante non aveva città o territori fissi, e perciò non potette mai essere realmente identificata territorialmente.

Nessuno poté mai metterli sulla difensiva, e conquistarli.

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Mantennero la loro autonomia attraverso il perenne movimento. La paura ispirata dagli Sciti era del tutto giustificata, dato che erano spesso all’offensiva, ma nessuno sapeva dove fossero fino al momento in cui apparivano. Il loro territorio aveva un confine fluttuante, e per loro il potere non era una questione di occupazione spaziale. La pensavano un po’ lontano da come concepisce oggi il territorio e i confini uno come Matteo Salvini, ad esempio.

Si spostavano, conquistavano il territorio, e imponevano tributi per il tempo in cui ne avevano bisogno, in ogni area in cui si trovavano a passare. Facendo così costruirono un impero invisibile che dominò l’Asia per 27 anni (pochi ma buoni e intensi, si potrebbe dire, dal loro punto di vista) e che si estese fino all’Egitto. L’impero in se ovviamente non poteva reggersi, dato che la loro natura nomadica non riconosceva la necessità o il valore del mantenimento dei territori. Non lasciavano guarnigioni nei territori conquistati. Erano liberi di vagare e i loro avversari capirono presto che era meglio non aver a che fare con loro.

Molto raramente gli Sciti furono colti su una posizione difensiva.

Se non volevano essere impegnati in uno scontro, avevano sempre la possibilità di rimanere invisibili, e di impedire così al nemico di costruire un teatro delle operazioni belliche.

Questo modello arcaico di distribuzione e di gestione del potere e questa strategia da predatori è stata reinventata dall’élite urlogista massonica del potere del tardo capitalismo per scopi molto simili a quella dei “predoni” Sciti. La reinvenzione di quella politica è resa oggi possibile dalla apertura del cyberspazio tecnologico, in cui velocità/assenza e inerzia/presenza si scontrano nell’iperrealtà. Il modello arcaico del potere nomadico, che un tempo quindi fu strumento di un impero instabile, si è evoluto in uno strumento di dominazione.

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Che a volta sembra assoluto o comunque prevalente.

La società nomadica contemporanea è un sistema a doppio funzionamento semiotico: da un lato è un campo di potere diffuso senza collocazione territoriale, dall’altro è una macchina fissa di osservazione che appare essere quasi un luogo dove si crea e si assiste allo spettacolo. Il primo aspetto ha permesso l’apparizione dell’economia globale, mentre il secondo funziona come una guarnigione presente in diversi territori, che mantiene l’ordine della merce e degli uomini consumatori con una ideologia o approccio culturale specifico a ogni area determinata.

Sebbene il campo di potere diffuso (quello che chiamiamo nomadico) e la macchina visiva (quella dove si crea e si assiste allo spettacolo) siano integrati attraverso la tecnologia, e siano quindi parti di un solo impero/luogo mentale globale, è il primo aspetto che fa riapparire il mito degli Sciti, come audacemente ci piace chiamarlo.

Il passaggio dallo spazio arcaico (alla Salvini e a tutti quelli che, ad esempio, ritengono esista la Padania) alla rete elettronica neurale permette ad oggi di sfruttare a pieno i vantaggi del potere nomadico. I nomadi militarizzati sono, ad esempio, come si può vedere e facilmente capire, sempre all’offensiva.

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L’oscenità dello spettacolo (altro che i pxxxxxi di Madonna Ciccone fatti catturando lo sguardo del proprietario del fxxxo e con xxxxx del xxxx) e il terrore della velocità sono i loro compagni e le loro armi vincenti.

In molti casi le popolazioni sedentarie si sottomettono all’oscenità dello spettacolo (accettano di tutto basta che riguardi gli altri da se) e pagano il tributo richiesto, in forme di lavoro, materie prime e impoverimento progressivo che li rende simili a schiavi. A cui è consentito, ogni tanto, di farsi fare un pxxxxxo o sognare che Madonna glielo faccia mentre altri esseri simili muoiono, non di piacere, ma di sete e di esplosivi.

Tutti devono pagare il tributo richiesto “dai moderni Sciti”. Alcuni fanno da spettatori in attesa di divenire, a loro volta, i sacrificati messi al centro dello spettacolo.

La turlupinatura delle nazioni gerarchicamente differenziate, le ex-classi sociali apparentemente in lotta (immaginate che in un mondo come quello che vi descrivo il capo del sindacato italiano è una come la Camusso e prima lo è stato uno come Epifani), le razze, i generi della contemporaneità sono tutti mescolati e ottenebrati sotto il dominio nomatico, nel ruolo esclusivo di servitori o di vittime/comparse nel grande Spettacolo terrorizzante. Questo doppio regime semiotico-spaziale che unisce nomadismo e spettacolo suggerisce tattiche di reazione/difesa/contrattacco che vanno al di là del modello nomadico arcaico scita.

Ma qui mi fermo perché sento venire in punta di bit parole e pensieri “sovversivi” che comunque aiuterebbero a capire meglio cosa stia accadendo dietro al paravento dei sabotatori/incursori che in queste ore sembrano dare vita alla prima vera battaglia della Guerra Mondiale Cibernetica. Ma stanno attaccando o si stanno difendendo i soldati combattenti celati dietro agli schermi e alle tastiere? E sono truppe dell’élite sanguinaria urlogista neoaristocratica massonica o le prime attività dei partigiani della Libertà, della Fratellanza e dell’Eguaglianza”?

Difficile da dirsi ma importante cercare di capire come stiano le cose. Con gli strumenti dell’Intelligence culturale (ricordando ad esempio il modello operativo degli Sciti) ci si potrebbe provare.

Oreste Grani

https://it.wikipedia.org/wiki/Sciti