Copritevi insomma, che il vero inverno è appena cominciato

Smosso da quanto accade, si fa avanti un guerriero della parola e ci scrive dal profondo del web. Lo accogliamo anche sedotti dallo pseudonimo scelto: Adso da Melk. Pseudonimo importante per noi che amiamo Guglielmo da Baskerville.

Oreste Grani/Leo Rugens


Armi Acciaio Malattie

Ovvero come l’indifferenza sta uccidendo il mondo

È notizia di ieri che in poco meno di quarantotto ore dall’arrivo dei due casi infetti, il Laboratorio di Virologia dello Spallanzani di Roma, sia riuscito ad ottenere l’isolamento del virus (tramite una squadra guidata da donne) dell’ormai celebre Coronavirus. Notizia certamente importante, anche rispetto alle parole del nostro Presidente della Repubblica che risponde positivamente alla richiesta di aiuti proveniente dalla Cina.

Ciò che preoccupa, ma c’era da aspettarselo, è invece la crescente attenzione rivolta alle donne e agli uomini che con il virus hanno in comune soltanto la provenienza e forse neanche quella.

Tra volti occidentali, quasi ariani e certamente vaccinati, attraverso ignoranti passaparola, si rigurgitano infatti blasfemie codarde. Quali focolai si accesero in nome di certi confini in tempi così recenti! Non ci dovremmo allora stupire se certe frasi dannatamente razziste si scoprono oggi più pronunciate di ieri. Nel momento in cui non si conosce il male, si finisce per vederlo ovunque e dunque se ne rimane colpiti o schiacciati alle transenne di una strada in costruzione.

La lezione del conoscere se stesso ha infatti valore anche nel momento in cui non solo non si conosce l’altro, ma si presume di sapere l’ignoto. Ecco allora che le parole, oggi sempre meno importanti, dominano l’Infosfera inflazionandosi e ripetendosi, dimostrando una paura diffusa. Ma cosa più pericolosa è che quelle parole legate nella rete (complessa?), si accompagnano a termini momentanei e si finisce, tanto per cambiare, per accompagnare ciò che si vuole a ciò che è più utile. Porti-Virus-Immigrati-Virus-Confini-Virus e certamente: Prima gli Italiani. E si finisce gridando slogan tra le piazze per arrivare agli insulti tra le vie e così a ripetere fino a perdere l’ordine. Direi dunque che oggi è più necessario di ieri, riconoscere in queste pericolose e pericolanti demagogie, la loro infondatezza. Proprio in questi momenti dobbiamo abbracciare un popolo che chiede aiuto, sia questo amico o conoscente. Perché in una visione globale vengono prima gli altri. Hume aveva capito benissimo che l’uomo preferisce guardare la sua unghia (neanche il suo dito) piuttosto che preoccuparsi del mondo che crolla, eppure se il mondo crolla magari è proprio imploso.

Il linguaggio ha bisogno di un proprio tempo per essere diffuso e la nostra storia recente ci ha abituato a convalescenze infinite, da cui probabilmente non ci siamo ancora ripresi. I virus del razzismo o di quella che oggi è la Sinofobia danno modo di dimostrare che le malattie, da cui con troppa facilità ci diciamo guariti, siano in realtà sempre presenti.

Il passaggio tra epidemia e pandemia non è allora solamente uno scatto scientifico. Certo è che si è arrivati al -tutto(Πάν) e si è usciti fuori dai propri confini. Ma in che ordine si è passati da essere epi-demici a pan-demici? La malattia che oggi si diffonde, preoccupa tutti e sicuramente non dobbiamo essere indifferenti quando assistiamo allo sforzo della comunità scientifica internazionale o agli avvisi bistrattati dell’OMS. Eppure, potremmo ragionare sul fatto che la malattia acutizzi la propria pericolosità, proprio in quel suo passaggio tra epidemica e pandemica, ovvero nel divenire pubblica. Con questo non si vuole certo dire che gli eventi che sconvolgono gli stati debbano essere taciuti, al contrario, ma che proprio perché temuti, che vengano rispettati e che non siano assolutamente opinabili. Le formazioni di calcio e le armi biologiche, sono due cose troppo diverse e che, come tali, devono essere oggetto di attenzione e linguaggio accurati. Onde evitare di finire per essere utili a sfoghi in-sensati, battute razziste, paure ignoranti o sciacallaggi politici.

Le malattie, nella storia, sono state il risultato di guerre fino a quando si è capito che per le guerre, le malattie, potevano essere anche importanti risorse. Così nel tempo sono scomparse popolazioni e le terre (svuotate e ripopolate) hanno cambiato i propri nomi, nel silenzio delle istituzioni.

Ma nella storia e in larga parte, nella più dimenticata storia recente, l’odio ha preso il posto delle malattie nascondendosi persino dietro queste o intuendo, a volte, geniali sinonimie.

Stiamo allora attenti a scansare un uomo perché anagraficamente diverso, o peggio ancora a insultarlo dentro e fuori l’infosfera, perché odio e malattie sono dei vettori che hanno un verso e una direzione ben precisa, che è la guerra. Copritevi piuttosto anche dopo un raffreddore, perché un virus asintomatico, potenzialmente ben più pericoloso, fa ora le sue prime vittime, che sono proprio le stesse che gridano al diverso.

Mamma lo diceva sempre di coprirsi dopo un raffreddore, perché la malattia non è ancora passata e mentre nel mondo si isola un virus, dovremmo ricordarci che per la malattia razzista dell’odio, il virus era già stato isolato, ma è stato facilmente e aggiungerei, comodamente, dimenticato. Abbiamo abbandonato scatole di vaccini, anzi potenti anticorpi, girando la testa e ammiccando all’indifferenza. Tra campi di concentramento e urla balcaniche, dimentichiamo la storia e le sue parole per tirarle fuori nei soli momenti di paura, mostrando non una debolezza individuale ma societaria e pericolosamente pubblica.

E se ora per una particolare forma di insofferenza, escono fuori le sciatterie a cui ci siamo da tempo abituati, se ora le persone alimentano il mercato della paura, della perversa goliardia, delle rime da palcoscenico, dell’ignoranza televisiva, tornate a dare ascolto alla vostra mamma, per una volta, e proteggete anche chi, troppo facilmente oggi esce allo scoperto, sbattendo dietro sé la porta, ma dimenticandosi sicuramente le chiavi.

Copritevi insomma, che il vero inverno è appena cominciato.

Adso da Melk