Si vota sulle intercettazioni

I cittadini nella loro maggioranza (ritengo che tenda al 90%) sanno poco o niente di questa nozione e disciplina. E invece l’analisi (e la regolamentazione) di questa attività costituisce un aspetto saliente del comparto sicurezza perché, nonostante il tema sia dibattuto da decenni (direi mezzo secolo) e che sia noto che per poter accedere all’attività d’intercettazione debbano ricorrere precise condizioni, sono molti e gravi gli sconfinamenti in questo campo. Campo in cui per chi non si attiene è notorio che ci dovrebbero/potrebbero essere gravi risvolti di natura penalistica. Invece si è a poche ore dal voto  e se uno dovesse fare una seria campionatura tra i nostri connazionali rimarrebbe basito su come in materia si sa poco o niente. Folclore, letteratura spazzatura e molte suggestioni cinematografiche.

Quando mi sono interessato di questo groviglio (se guardate con attenzione le slites a seguire cogliete le date di ottobre/dicembre 2003 che non sono artificiosamente apposte) mi avevano attratto di questo comparto delicatissimo del sistema di investigazione, due aspetti: i limiti di ammissibilità che mi apparvero subito un elemento nodale dell’intera vicenda essendo la misura gravemente limitativa della libertà personale e che le attività sostanziali (il fare) che erano in mano (tranne rarissime eccezioni) ad ambienti non per la quale se non addirittura afferenti (come il futuro ebbe a confermarmi) la grande criminalità organizzata che, in modo specifico, se la faceva, tramite il binomio Famiglia Dell’Utri/Silvio Berlusconi con la mafia. A meno che voi non siate fra quelli che rimuovono il dato sentenziato che sia Berlusconi che, in particolare, i Dell’Utri erano organici alle mafie.

A grandi linee le intercettazioni (da quegli anni qualcosa dovrebbe essere cambiato ma mi scuso non avendo potuto seguire l’evoluzione della normativa in dettaglio avendo altro da fare e non essendo pagato per farlo) si era stabilito che avessero dei limiti di ammissibilità che potrebbero essere riassunte in questo elenco:

«1. L’intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche e di altre forme di telecomunicazione è consentita nei procedimenti relativi ai seguenti reati:

a) delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’articolo 4;

b) delitti contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’articolo 4;

c) delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope;

d) delitti concernenti le armi e le sostanze esplosive;

e) delitti di contrabbando;

f) reati di ingiuria, minaccia, usura, abusiva attività finanziaria, molestia o disturbo alle persone col mezzo del telefono;

fbis) delitti previsti dall’art. 600ter comma 3 del codice penale.

 

2. Negli stessi casi è consentita l’intercettazione di comunicazioni tra presenti. Tuttavia, qualora queste avvengano nei luoghi indicati dall’articolo 614 del codice penale, l’intercettazione è consentita solo se vi è fondato motivo di ritenere che ivi si stia svolgendo l’attività criminosa”.

 

Nessuno aveva aggiunto, così ricordo, che le attività tecnologiche (e quindi il cuore del processo investigativo) potessero/dovessero essere nelle mani di criminali e di pregiudicati in strettissimo rapporto d’affari (società di fatto) con politici legati a Forza Italia, partito di maggioranza relativa in Parlamento guidato inequivocabilmente da Dell’Utri/Berlusconi.

E invece questo trovai e di questo mi preoccupai. Ora, come faccio di solito, la sparo forte la cazzata: quando mi sono imbattuto nella Carro/Monitoring la società milanese (lasciate perdere i trucchi formali e le intestazioni di quote al Cerved) era nelle disponibilità (e sotto la protezione commerciale) della Famiglia Dell’Utri. In questo caso tramite l’Alberto uno dei due gemelli. La società era inoltre reduce dall’aver partecipato alla sperimentazione dell’utilizzo del braccialetto elettronico, quale misura detentiva alternativa da attribuire, anche in modo premiante, sempre per delinquenti. Non crocerossine altruiste. Trovai a via Zaccaria 2, Milano, via retrostante il Tribunale, una vera e propria banda di criminali che, fatto paradossale, gestivano la sicurezza di altri criminali, svolgevano attività di “intercettazione”, pedinamento elettronico (eravamo agli inizi dell’applicazione dei GPS) trascrizione dei testi di conversazioni attinenti a gravissimi reati. Almeno gravi come quelli precedentemente elencati. Ho scritto fatto paradossale ma avrei potuto dire pazzesco, folle, amorale, impossibile a credersi. Invece non solo era così, ma la banda (e come vogliamo chiamarla?) svolgeva attività di relazioni istituzionali appoggiandosi, da anni, ad un ufficio romano (la sede era a via Alessandro Ruspoli, 190 – 00126 Roma) nelle disponibilità di tale Carmelo Sparacino, detto Manuel, pregiudicato catanese, come potete facilmente verificare, mai smentito, ho affermato, più volte, in questo blog fin dal 3 dicembre 2012. Forse anche prima. Certamente più volte dopo.

Vado indietro con la memoria non per farmi vanto anche se intervenni e operai perché i Dell’Utri (e quindi Silvio Berlusconi) fossero messi fuori dal settore sembrandomi la bestemmia delle bestemmie che i referenti dei Graviano ed altri (questo ormai sappiamo) potessero mettere bocca (e mani) in settori strategici dell’innovazione tecnologica nel momento in cui essa veniva normata per essere utilizzata in un quadro di rimodulazione non solo di disciplina processuale (era entrato da poco il millennio), una ridefinizione dei termini di custodia mentre si cercavano soluzioni all’affollamento (sempre quello) delle carceri. Intercettazioni e cavigliera elettronica avviate mentre si discuteva di mille altre questioni compreso il rito abbreviato e la proroga dell’art. 41 bis: il solito bordello. Venti anni addietro come oggi. Io feci la mia parte e mi accorgo che ancora oggi è difficile far capire come (a quali prezzi e rischi) e perché operai in modo chirurgico e risolutivo. In modo risolutivo per quello che mi ero prefisso: estromettere i Dell’Utri (e quindi Berlusconi) da questo settore della giustizia. E stiamo parlando degli anni in cui Forza Italia e i suoi leader erano al massimo della potenza di fuoco.

Se poi con i soliti trucchi e barbatrucchi (creare una scatola vuota e, mentre si mostra quella, si mette tutto in un’altra che si può vendere perché è piena) si riesce a trarre profitto anche da una situazione sanata o “ideata nell’interesse della Repubblica”, è un tema delicatissimo che preferisco non trattare, in queste ore, ma che sono pronto a narrare nei dettagli, oltre a quanto ho già fatto nei post a suo tempo affidati al giudizio della rete. Che ora vi ricordo a seguire.

Domani quindi si vota ma colgo che chi dovrebbe aver studiato la materia ne sa poco. Non solo ne sa poco ma temo che non sappia individuare chi, viceversa, ne mastica un po’. Amaro, ma ne mastica.

Oreste Grani/Leo Rugens


FINALMENTE CARMELO SPARACINO DETTO MANUEL SI FA VIVO. CHISSÀ SE CI SCRIVE IL SOCIO DI FATTO DI MARIO TRAVERSO O UN SUO OMONIMO

Schermata 2015-03-29 a 10.17.22CHI CUSTODISCE I CUSTODI? “QUALCUNO” CHE I PIU’ NON SANNO NEANCHE CHE POSSA ESISTERE!

Il lettore casuale Carmelo Sparacino detto Manuel (mai lettura ci fu più gradita!) ci descrive come dei professionisti del “raccontare di fantasia” e ci suggerisce di darci all’attività di creativi autori di fiction televisive. Se ben ricordiamo, i signori della WEA srl, proprio con gli ambienti dello spettacolo e dell’audiovisivo svolgevano attività. Di spettacolo e di “finzioni” quindi si intendevano gli azionisti e i promotori di fatto della Wea srl, come si evince dalla lettura del più bizzarro oggetto sociale mai visto proporre alle autorità competenti.

Schermata 2015-03-29 a 10.05.21

Come vede (e questo lo scriviamo solo per cominciare), caro “non Carmelo Sparacino detto Manuel”, la storia che – eventualmente – dovesse riguardare il suo omonimo, la conosciamo molto bene anche perché all’epoca dei fatti, eravamo resi edotti di quanto fosse pericoloso (a nostro insindacabile giudizio) che la sede romana della società Carro/Monitoring (intercettazioni telefoniche tramite apparecchiature RT 6000, sbobbinature ed altre attività investigative per cui tassativamente è richiesto il NOS) fosse dislocata negli uffici (come si evince facilmente dal riscontro che pubblichiamo) di quella che, sempre a nostro insindacabile giudizio, erano realtà aziendali, nelle sue disponibilità o di suoi parenti stretti. Non credo che fosse negli interessi  della Repubblica italiana che le stesse strutture che a Milano, erano dislocate a due passi dal Palazzo di Giustizia, antistanti Piazzetta Guastalla (via Zaccaria) per svolgere le attività di investigazione tecnologica al servizio della Procura, fossero ubicate a Roma-Acilia viale Alessandro Ruspoli 190 (cioè, lo ribadisco, nei locali della Wea srl) e da lì organizzare attività di “noleggio quindicinale” (ad esempio alle strutture sul territorio dell’Arma dei Carabinieri) delle apparecchiature utili a svolgere delicatissimi ascolti di sospettati. Non credo che la cosa le interessi più di tanto perché lei dichiara di essere estraneo alle nostre ricostruzioni fantasiose e, anzi, se interpreto le sue ironie, lei sostiene di non essere quel Carmelo Sparacino. In questo caso, come detto, ci scusiamo. Se invece lei fosse quel Carmelo detto Manuel di cui scriviamo, sappia che gli uffici della Wea (che non hanno nulla a che vedere con il Carmelo Sparacino che lei dice di essere ma solo con l’altro) ad esempio, venivano contattati, l’11/3/2003, dall’utenza 0968/210– , che con un facile riscontro – ancora oggi possibile  – si vedrebbero essere stato in uso all’ora M.llo …

Il 25/3/2003 gli uffici Wea, venivano contattati  – per preventivo – dal M.llo …

Il 31/3/2003 telefonata proveniente dal M.llo… . La richiesta si riferiva ad intercettazioni ambientali per una “sala colloqui”.

Sempre il 31/372003 il Ten… telefonava dopo aver ricevuto un fax proveniente dagli uffici Wea per richiedere un preventivo RT 6000. Lei che si interessa d’altro, lo sa cosa serviva all’epoca, un RT6000?

Il 3/3/2003 gli uffici della Wea ricevevano una telefonata per un preventivo (sempre per attività di legittima investigazione!) per intercettazioni ambientali su vettura. La chiamata proveniva dal numero 0963/592—.

Il 4/4/2003, da Benevento ,….,  chiamavano per un preventivo RT6000 (ne occorrevano due).

E così, per pagine e pagine di brogliaccio, in mio legittimo possesso.

Le telefonate “per raccogliere gli ordini di istallazione delle apparecchiature” le riceveva o le effettuava la signorina Rossella …

Per non parlare degli RT 950 risponditori esterni capaci anche di stampare tabulati. Mi fermo qui! Se un giorno volesse sapere quali e quante attività afferenti il campo che descrivo si svolgevano presso gli uffici di Acilia dove anche era presente Manuel (quel Manuel che certamente non è lei!) sono a sua disposizione epistolare  nella trasparenza del web.

Schermata 2015-03-29 a 10.17.22

Faccio queste affermazioni senza tema di smentita alcuna perché, quando Mario Traverso e Francesco Pirinoli decisero, su mio suggerimento (in realtà fu una condizione sine qua non per iniziare a coordinare le loro attività romane e in particolare modo quelle relative al Braccialetto eletronico e al sistema Nazionale di Intercettazioni denominato “Enigma”) di svolgere tale attività in sede più consona e meno inquinata da comportamenti che fonti attendibili mi riferivano essere quella di Acilia dove arrivavamo al paradosso che le autorità competenti si rivolgevano ad un indirizzo che a sua volta era frequentato da pre-giudicati lasciarono seduta stante gli uffici della WEA. Certamente tale situazione di “insicurezza ambientale” fu giudicata da me almeno inopportuna se non incompatibile con le finalità di giustizia per cui la Carro/Monitoring veniva ingaggiata e pagata dal denaro pubblico. I milanesi lasciarono gli uffici di Manuel Sparacino (il suo omonimo?) e la signorina Rossella … continuò a fare l’attività relazionale con la Magistratura e con la Polizia giudiziaria dai miei uffici di piazza S.Lorenzo in Lucina. La vita è più complessa di come un ex non candidato nelle liste dell’UDEUR possa ritenere! Avventurarsi per i mari procellosi della rete, a volte,  può rivelarsi inopportuno. Ma forse lei (e allora ce ne scusiamo!) come non è quello della WEA non è neanche quello che portò in tribunale alcuni esponenti del partito di Clemente Mastella (UDEUR) in quanto quei politici “santarellini”, si accorsero (tardi) di che briccone fosse quel Carmelo Sparacino (non lei!) e decisero – una volta tanto – che in mezzo a tanti biricchini che frequentavano il loro partito, quel “Carmelo Sparacino (non lei quindi) era troppo “pregiudicato” e, in quanto tale, rischiava di disonorare (si fa per dire!), le loro liste! Questo fatto paradossale si concluse nelle aule di un tribunale civile dove Carmelo Sparacino l’altro (non lei quindi) vinse la causa e ottenne il riconoscimento di un indennizzo di ben 100.000,00 euro per il fatto che i sodali di Mastella (o lui stesso?) l’avevano indotto a credere che sarebbe stato messo in lista. Questa sentenza mi dicono esista e che sia un precedente giurisprudenziale di cui ancora si ride in Europa se non nel Mondo intero. Colgo l’occasione, qualora lei fosse, non quello della WEA/CARRO/MONITORIG, frequentatore di Mario Traverso, Francesco Pirinoli, Alberto Dell’Utri, Marcello Caruti Antonelli ma almeno quello del caso giudiziario appena descritto, di farle i miei complimenti per come sia riuscito, unico in Italia, a “fottere” soldi a dei politici e non a farseli soffiare.

Come vede, ormai, oggi, in ultima analisi, per lei, ho una qualche forma di simpatia. In quei giorni lontani (sono passati più di dieci anni!) la partita era molto più delicata perché come lei (qualora  fosse “quel” Carmelo Sparacino) dovrebbe ricordare, non solo volevate essere quelli che avrebbero gestito il sistema nazionale di intercettazioni telefoniche ma svolgevate (e alcuni di voi erano paradossalmente pluri-pregiudiicati) anche le attività di sperimentazione del “braccialetto elettronico” per conto del Ministero dell’Interno e di quello della Giustizia. Una storia degna del miglior Totò (altro che Fontana di Trevi!) se non fosse vero che è accaduta e non come lei (ovviamente solo nel caso che fosse quel Manuel con codino e appassionato di musica) si permette di insinuare,  frutto di fantasia del sottoscritto. Vede caro (nel caso fosse lei il vero Manuel, altrimenti, come già detto, mi scuso) siamo io e i miei collaboratori le persone che (senza che neanche lei sapesse della nostra esistenza) hanno impedito che Alberto Dell’Utri, Mario Traverso, Giovanni e Francesco Pirinoli (ritenevo anche in accordo con lei) si impadronissero di “strumenti tecnologici” che dovevano essere usati nell’esclusivo interesse della Repubblica. Per fare quanto ho narrato (ma non sono certo pentito di aver fatto il mio dovere che era banalmente quello di chi aveva giurato fedeltà alla Bandiera e alla Repubblica Italiana), ancora ne pago le conseguenze essendomi fidato di un tale (Mario Traverso) che si è rivelato essere un vero cultore del tradimento del sentimento dell’amicizia. Ribadisco: se lei non è quel Carmelo Sparacino, detto Manuel, della Wea di Acilia in viale Alessandro Ruspoli 190, promotore di attività multimediali con la Rai/Mediaset e che aveva nelle disponibilità una società, in accordo con Traverso Mario, Pirinoli Francesco, per effettuare ….,

Schermata 2015-03-29 a 10.05.21

io mi scuso e sono pronto a rimuovere quanto inopportunamente ho postato, ormai vecchio rincoglionito quale posso essere diventato. Qualora invece lei fosse chi dico io, sarebbe divertente (tanto ormai è tutto prescritto!) che per amore della Verità e degli “archivi di Stato” lei (e noi di Leo Rugens saremmo prontissimi ad ospitarla) ci raccontasse quelle storie e quelle vostre ipotesi che, per fortuna della collettività, sono state rese vane da chi di dovere. Tra gli altri, prioritariamente, dal sottoscritto e dai suoi “intelligenti” collaboratori.

Rimango in attesa di sapere chi sia il vero Carmelo Sparacino detto Manuel.

La carta intestata, con l’indirizzo di Roma/Acilia, ovviamente, non è artefatta e, anzi, come diciamo da queste parti, è autentica.

Era il capitale sociale della Wea ad essere “farlocco”. Ma non si incazzi (sempre se è lei quello che dico io), caro Manuel, perché, se un giorno ci conoscessimo, potrei scoprire che lei, biricchino come sembra essere, potrebbe apparire centomila volte meglio di quell’uomo da niente, doppiogiochista, traditore degli amici sinceri, “verme con baffettini”, denominato Traverso Mario.

Scrivo rigorosamente, come il lombardo mentitore era solito firmare, prima cognome e poi nome.

Oreste Grani/Leo Rugens che su questi terreni non teme smentite, insinuazioni, minacce, pressioni di nessun tipo e da parte di nessuno, avendo frequentato, tra l’altro, la Sicilia (’73/’76), soggiornando spesso, per motivi professionali, a pochi chilometri dalla sua  Catania, al “Baia Verde”. Rimango in simpatica attesa di sue precisazioni.


IDEA REGALO DI NATALE PER LA ON. SANTANCHÉ: UN BEL BRACCIALETTO ELETTRONICO PER IL SUO ALESSANDRO (SALLUSTI)… AUGURI

Utente di braccialetto elettronico

Utente di braccialetto elettronico

A proposito di evasioni proprie ed improprie. Con il braccialetto Sallusti sarebbe potuto andare a lavorare senza dover evadere. Con tante rotture di palle in meno per tutti.

Perché il cosiddetto “braccialetto elettronico” (è in realtà una cavigliera che si cela facilmente) non ha funzionato in Italia? Proverò a spiegarlo, come ho anticipato quando mi sono assunto la responsabilità di raccontare come e perché ho impedito ad Alberto dell’Utri, fratello gemello del più noto Marcello, di impossessarsi dell’azienda Monitoring Italia srl (già Carro srl) destinata a gestire il 45% del mercato del così detto braccialetto elettronico, tecnologia da utilizzare quale pena alternativa alla detenzione.

Il resto dei detenuti aventi diritto era destinato ad essere gestito per il 10% dalla Finsiel e il residuo 45% dalla società israeliana ElmoTech.

Il pregiudicato Alberto Dell’Utri si preparava a fare questo paradossale business in concorso con tale Carmelo Sparacino (detto Manuel) ed altri quali Giovanni e Francesco Pirinoli della nota famiglia di “sbobinatori di intercettazioni”, Edmondo Monda (chi fosse e cosa facesse dirò più avanti), Mario Traverso (Addicalco srl) e Marcello Antonelli Caruti dirigente Telecom.

Ritengo che il business plan che allego possa essere considerato un movente sufficiente perché l’avidità e gli interessi criminali abbiano impedito la diffusione di uno strumento che ha come fine principale la tutela della dignità umana e un uso razionale delle esigue risorse dello Stato.

Pubblico inoltre dei documenti,  a corredo di queste mie affermazioni, che nelle prossime puntate sarà mio obbligo illustrare nel loro valore di prova nella vicenda.

Oreste Grani

Utente di braccialetto elettronico

Utente di braccialetto elettronico

Serco è l'azienda inglese che provvede alla traduzione dei detenuti e al controllo elettronico a distanza dei medesimi