Il tiro alla fune tra USA e Cina sta distruggendo l’Italia – Come fermarli?

GLOBAL TRENDS 2030: ALTERNATIVE WORLDS pubblicato nel 2012 dal National Intelligence Council, pag. 14
Lo US Army entra a New York all’alba del 22 marzo 2020.
GLOBAL TRENDS 2030: ALTERNATIVE WORLDS pubblicato nel 2012 dal National Intelligence Council è una delle fonti che Parag Khanna utilizza in “Connectography”, 2016, e che avevo consultato al tempo della pubblicazione, quattro anni prima.
Ricordo uno scenario che appare a pagina 116 di “GLOBAL TREND” nel quale si prevede che a seguito di una pandemia, ampiamente analizzata nelle pagine precedenti, il mondo globalizzato ne uscirà fortemente trasformato; Facebook sarà protagonista come altri social network:
As with most ill fortune, troubles tend to come in waves: a deadly virus—which scientists had warned about repeatedly—has erupted in Southeast Asia. Ironically, with the increased security and border controls, the US, some Europeans, and even China are better able to weather the pandemic, which is spreading quickly. Flights have been cancelled and ship transports have been stopped. There are reports of tens of millions of deaths. Twitter tried to operate even at the height of the pandemic, but a number of governments pulled the plug, saying that the use of social media was responsible for the increasing panic. The virulent strain spread quickly outside Southeast Asia to South Asia and along the trade and travel routes to the Middle East and Africa.As a result of the pandemic, there is now a new map of the world in everybody’s mind. I can remember when the world map was the British Empire with a quarter of the Earth’s surface colored in pink. Then we had the map of the Free World with Washington as its capital. Now the new mental map shows a devastated Southeast Asia and portions of India, the Horn of Africa, and parts of the Gulf. Many of these areas are still not getting any international assistance. This new mental map, created by what happened to the poor and destitute and their being shunned by the rich countries, including China, is widening the gulf between North and South and East and West. The new map will be what survivors in the developing world carry around in their minds and, consciously or not, will inform thinking for a generation on world affairs. Even in the rich, developed countries, which were spared the worst impact from the pandemic, the death toll reached several million—the youth were particularly susceptible. I can’t tell you the psychological impact on the rich survivors. The worldwide pandemic has put globalization even more in disfavor. It was the coup de grace for many, sealing the case against what was seen as the rampant globalization earlier in the 21st century. Western multinationals have seen forced nationalization in Southeast Asia, India, and Africa. Governments there say that those businesses which ceased their operations during the pandemic lost their rights to resume their businesses afterward.Still, I noticed that Facebook is becoming more popular and that young people are also beginning to travel and study abroad. Maybe this augurs a rebound in globalization’s fortune . . .
“Connectography” lo ricordo sulla scrivania dell’ufficio presso Palazzo della Aeronautica del sottosegretario Angelo Tofalo.
Khanna sostiene che il cambiamento del modello di sistema (vedi “Tra flussi e attrito” nel post Covid-19 Vivi e lascia morire) impone di ripensare anche la guerra, non più intesa come conquista di territori bensì come “tiro alla fune”. Osservo che l’uso di una metafora testimonia di come il linguaggio, quando deve descrivere qualcosa di sconosciuto cerca immagini e parole capaci di esprimere la novità.
Se la teoria di Khanna è corretta, allora potremmo vedere nell’Italia una delle fibre che compone a fune, giacché, dopo gli accordi economici del 2019, non digeriti dall’amministrazione USA, il nostro paese è forse la testa di ponte principale, forse necessaria alla Cina, per raggiungere con le proprie merci l’Europa. Fuor di metafora, non sarà sfuggito a nessuno che i primi ad arrivare in nostro soccorso sono stati proprio i generosi cinesi, seguiti dagli alleati cubani e dai problematici russi, anzi sovietici, come è scappato detto al Commissario Arcuri.
Temo che la condizione disastrosa in cui versa la Lombardia, “Grande malata d’Europa” la definii nel blog, sia non solo la proiezione di oltre mezzo secolo di malaffare e di intrecci bituminosi tra mafie, imprenditoria e politica, se fino a poco tempo fa, Gratteri e Forsyth la definivano capitale mondiale del commercio della cocaina, bensì sia tornata a essere il terreno di scontro, come nei secoli ciclicamente è avvenuto, tra regni e imperi, dal Barbarossa agli spagnoli, poi gli austriaci oggi USA e Cina. Mi scuso la grossolanità del ragionamento. Da non dimenticare il recente tentativo leghista di secessione dallo Stato per abbracciare la Baviera e l’Austria.
Penso che se la Lombardia avesse a disposizione il miliardo e mezzo ingoiato dal San Raffaele di Milano sotto la guida di Don Verzé, per tacere le tangenti di Siram alla Lega Nord e su su fino al mariuolo Chiesa presso il Pio Albergo Trivulzio per non andare alle origini, oggi non dovremmo guardare alle elemosine straniere come alla salvezza dal cielo, eppure mi pare di essere il solo a ricordarlo, con dolore e furore. Sia chiaro che al personale medico straniero e agli agenti che li accompagnano rivolgo un saluto e il riconoscimento di avere un certo fegato, ma del resto le scuole da cui provengono sono alquanto selettive, o lo erano. Escluso che nel sangue loro non circolino già gli anticorpi adeguati al Covid-19.
Come fare a interrompere il tiro alla fune? Non ne ho idea, ma come fare a non dimenticare chi si è fatto complice di chi non è nostro alleato o si è fatto poco patriota rispetto al nostro alleato, lo so bene.
Vi lascio ora alla prosa semplice e precisa di Khanna, ricordandovi che i rimedi per affrontare le emergenze vanno pensati prima delle emergenze.
Alberto Massari
Bravo Alberto! Molto interessante.
Però, se il tiro alla fune sostituisce la guerra tradizionale, troppo costosa e stupidamente distruttiva per i segmenti di produzione delocalizzati nel territorio “nemico”, la corsa alle armi dei tre big che adesso ci vengono a soccorrere ((Cina, USA e Russia) non sarebbe altro che una rappresentazione a scopo deterrente?
Mi viene da pensare che viviamo in un mondo folle, che poi da qualche parte (Iraq, Siria, ecc…) deve pure usarle.
Inoltre, non è vero che la conquista dei territori per depredarli delle proprie risorse sia finita. Khanna, infatti, dimentica l’Africa.
Quanto a noi, che ci troviamo nel bel mezzo del tiro alla fune: con dei decisori intelligenti e non condizionati da organizzazioni criminali variepotremmo trarne vantaggio.
Vero è che noi non stiamo semplicemente in mezzo, ma siamo anche uno dei nodi cruciali di una supply chain poco desiderabile ma forse più potente di FCA o di Toyota…. E questo complica le cose.
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Il Covid, comunque, rischia di far finire tutti per terra
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Riprendendo la metafora del tiro alla fune, che ci vede indubbiamente in mezzo, vorrei porre l’accento sulla strategia che i tiratori devono mettere in campo per non finire “a gambe all’aria”. Si tratta, secondo il brano di Khanna, di una strategia che non richiede la forza bruta, ma, piuttosto, lentezza e prudenza tali da non alterare l’equilibrio, che verrebbe, invece, messo in crisi da un passo troppo lungo. Ovviamente il tiro alla fune richiede una coesione tra i tiratori di una squadra, che devono comportarsi come se fossero uno solo.
Non c’è dubbio che, tra le squadre in gioco, quella cinese sembri essere la più attrezzata, nonostante il passo troppo lungo della sgradevole fake sulle origini italiane del Covid. Cina, infatti, vuol dire Han, cioè il più grande gruppo etnico al mondo che non solo in Cina è maggioritario (92%), ma che costotuisce il cuore di una identità nazionale che ben va al di là delle pur rilevanti differenze genetiche, linguistiche, culturali e sociali che contraddstinguono i vari sottogruppi che la compongono. Differenze che, nel caso dei sottogruppi linguistici dei cinesi han, sono grandi quanto quelle esistenti tra i vari popoli dell’Europa, ma ciò non impedisce che, ad esempio, i residenti nella zona di Wu, che parlano dialetti wu non compresi dai parlanti di altri dialetti cinesi, non si considerino come un gruppo etnico separato.
Gli Han si ritengono discendenti di antenati comuni, identificati nelle figure mitiche dell’Imperatore Giallo e dell’Imperatore Yan, probabilmente vissuti migliaia di anni fa. Da qui l’usanza di riferirsi a sé stessi come ai “Discendenti dell’Imperatore Yan e dell’Imperatore Giallo”.
Nonostante esistano molti dialetti, l’identità etnica Han si ritrova nella lingua scritta, che utilizza sempre gli stessi caratteri di base, indipendentemente dalle variazioni locali.
Questa struttura è fatta risalire alla dinastia Qin (221-206 a. C.!!!) che unificò le varie forme di scrittura esistenti all’epoca, procedendo parallelamente all’unificazione del Paese (costruendo anche la prima Grande Muraglia: cioè lingua e territorio), dando inizio alla fase della Cina imperiale che si concluse con caduta della dinastia Qing nel 1912.
La dinastia Qin lasciò in eredità alle dinastie successive una struttura statale centralizzata e burocratica che, a partire dal 605 fino al 1905, era basata sul sistema degli esami imperiali, la cui uniformità di contenuti (lo studio dei classici confuciani) garantiva una classe dirigente formata agli stessi valori, facendo così del confucianesimo (divenuti dottrina ufficiale dal tempo della dinastia Han, 206 a.C.-220 d. C.!!!!) il cuore del sistema educativo cinese.
Nessuna delle altre squadre impegnate nel tiro alla fune mi sembra dotata di simili qualità di coesione, al di là del fatto che queste possano essere oggi ottenute con la coercizione e la repressione. Tanto meno il grassone con il ciuffo arancione, che di passi troppo lunghi, sbagliati e sgraziati ne ha fatti talmente tanti da essere finito con il sedere per terra. Con buona pace dello stizzito Luttwak, che oggi impreca in modo offensivo dalla tribuna di Formiche.it e che invece, forse, dovrebbe impegnarsi di più nello studio della storia, per evitare di essere rimandato a settembre. Come succede agli ASINI.
https://formiche.net/2020/03/italia-sciuscia-regimi-luttwak/
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Unendo ricordi a sorrisi, ecco il regalino promesso ad Alberto
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