… non possiamo arrivare impreparati
Quando usciremo dalla malattia, ci sarà un welfare capace di raccogliere i pezzi? di Gianmario Gazzi
“La nostra speranza è che proprio perché abbiamo imparato cosa significhi arrivare impreparati alla guerra delle corsie, si sia capito che non possiamo arrivare impreparati anche fuori dagli ospedali” scrive Gazzi.
Mi permetto di affermare che sebbene siano tra le parole più sensate che abbia ascoltato in questi giorni, dubito che Presidente del Consiglio dell’Ordine degli assistenti sociali abbia idea di cosa si debba fare per non arrivare impreparati a una pandemia.
Un piano o una Strategia di Sicurezza Nazionale si realizza con anni e anni di lavoro, soprattutto con classi dirigenti all’altezza del compito; questa è la priorità, viceversa ci troveremo sempre un commissario, impreparato o malandrino, a gestire cose troppo grandi per lui.
Alberto Massari
Sono più pericolosi gli Impreparati, in quanto essere Malandrini, presuppone una certa dote di intelligenza, necessaria per esercitare il malandrinaggio “senza farsi beccare”. Oggi, come dici bene, il problema sono i malandrini Impreparati, che solitamente durano Poco.
A proposito di malandrini: Ma è vero che il Neonominato Bertolaso è stato colpito dal Covid-19?
Se fosse una real news:
All’ affezionato del Salaria Sport Village frequentatore del Vaticano, in allegra compagnia dell’ Ing GianMichele Calvi, esperto in Ponti e Terremoti, dedico questo semplice Libro di Lotario di Segni, ispiratore di alcuni tratti dell’ Inferno di Dante:
“Nel corso dei secoli XI e XII si assiste alla nascita di un nuovo genere letterario, che divulga il tema ascetico del disprezzo del mondo. Il capolavoro di questo genere è Il disprezzo del mondo (De contemptu mundi) di Lotario di Segni, poi divenuto papa Innocenzo III. Un senso di angoscia e di disperazione, appena attenutato dalla speranza nella salvezza eterna, grava su quest’opera, che conobbe un immenso successo fino al XVII secolo, quando Pascal ne riprese la tematica in modo del tutto nuovo…
Nel descrivere la miserabile condizione dell’uomo, corrotto dal peccato fin dal momento della nascita, il linguaggio di Lotario assume toni di allucinato e violento realismo che a tratti fanno pensare a un Góngora o a un John Donne:
-“«L’uomo è putredine e il verme è il figlio dell’uomo… L’uomo viene concepito dal sangue putrefatto per l’ardore della libidine, e si può dire che già stanno accanto al suo cadavere i vermi funesti»;
-“La putredine della materia, che è il sostrato di ogni cosa, è acqua, polvere, ossicini o fetida sozzura” (IX, 30). “Le vivande cotte ed altri commestibili del genere bisogna rappresentarseli quali il cadavere di un pesce, di un uccello o di un porcellino; e il Falerno quale succo d’uva; e la porpora quali peli di pecora bagnati nel sangue di una conchiglia; e il coito quale lo sfregamento di un budellino e l’emissione di un po’ di muco accompagnato da uno spasimo” (VI, 13). “In verità le cose che nella vita sono tenute in gran conto si riducono a vanità, o putredine di nessun valore; botoli che si addentano, bambocci litigiosi che ora ridono, poi tosto piangono” (V, 33)…
-“… la percezione immateriale della vanità del tutto, disagio esistenziale originato dall’inafferrabile e, quindi, vano divenire è un tema affrontato spessissimo sia dai filosofi pagani appartenenti a varie scuole di pensiero, sia dai Padri della Chiesa…”
-…Per i Padri della Chiesa e per i grandi asceti del primo millennio, la fuga mundi non era dettata da un disgusto scaturito da un indomabile odio nei riguardi del mondo sensibile. La sua attuazione era originata da un atto di rinuncia delle gioie mondane e lanciava l’asceta nella lotta e nell’agone contro le immagini della mente, scaturite dalle passioni carnali radicate nell’animo umano, fino a quando egli non avesse conquistato la quiete interiore (hesychia) (3). Il mondo era visto dall’anacoreta non con odio e con sprezzo, ma con compassione, poiché tutta la natura, avvolta dall’opacità causata dalla colpa originaria, gemeva per la sua condizione decaduta. La fuga mundi veniva, perciò, sperimentata come un esilio volontario, come un’esperienza di morte del vissuto che, rompendo ogni legame terreno, permetteva al monaco del deserto di accedere alla preghiera pura (cathará proseuché) e alla contemplazione divina (4)… QUESTE PAROLE MI INDUCONO A PENSARE CHE IL COVID.19 SIA LA 11ma PIAGA DIVINA.
-…Il titolo dell’opera di Lotario è così formulato: De contemptu mundi sive de miseria humane conditionis. Con tale scritto l’autore si propone di descrivere “la pochezza della condizione umana”, come afferma nel prologo, “per umiliare la superbia, origine di tutti i vizi”, riservandosi in seguito l’onere di descrivere “la dignità della natura umana col favore di Cristo, affinché grazie al primo trattato il superbo sia umiliato e grazie al secondo l’umile sia esaltato”. Lotario, però, non poté mantenere il suo proposito, non solo per la sua precoce elevazione al soglio pontificio, ma pure probabilmente perché l’argomento della dignità umana non aveva una sua collocazione nella tradizione della spiritualità medioevale dell’Europa occidentale e quindi, a differenza del contemptus, la dignitas non aveva fonti autorevoli a cui alimentarsi…
– l’uomo è nato per la pena, il timore e il dolore e, ciò che è più miserevole, per la morte…egli commette azioni vane per cui trascura ciò che è serio, utile e necessario. Diventerà nutrimento del fuoco che sempre arde e brucerà senza mai estinguersi; alimento del verme che sempre rode e divora senza mai fine; ammasso di putredine che sempre puzza e che orrendamente è sozza (10)…
-…Fra tutti i testi biblici, il riferimento par excellence è il Libro di Giobbe, soprattutto nella prima e nell’ultima parte del De contemptu mundi, quando cioè Lotario con un malcelato sorriso di compiacenza descrive gli orrori del parto, i travagli della vita e la brulicante decomposizione della carne avvolta dal lezzo nauseabondo del peccato. Lotario, infatti, anche se non utilizza esclusivamente le affermazioni degli amici di Giobbe, sottili e insidiosi rappresentanti della tentazione diabolica, impiega tuttavia questo scritto biblico quasi in contrapposizione alle luminose parole della Sapienza quando essa proclama:
…Dicono fra loro sragionando (gli empi) : la nostra vita è breve e triste : non c’è rimedio quando l’uomo muore; … il soffio delle nostre narici è un fumo… La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia. La nostra esistenza è come un’ombra, ma errano (13)…
-… Il servo è costretto a patire e non si ammette che nessuno ne abbia compassione, lo si costringe a soffrire e non si permette a nessuno di soffrire con lui (16).
-…Il padrone, se egli è crudele, i servi, depravati, come sono, lo rispettano e lo temono, se è clemente è disprezzato dai suoi sottoposti, che si fanno sfacciati. Il timore, perciò, affligge chi è severo, il disprezzo degrada il mansueto, infatti la crudeltà partorisce l’odio e la confidenza il disprezzo (17)…
-Nel secondo libro (De culpabili humane conditionis progressu) (18), Lotario espone con intento etico la classificazione dei sette vizi capitali derivanti dalla medesima catalogazione elaborata da papa Gregorio Magno nei Moralia in Job: “superbia, invidia, ira, tristitia, avaritia, gula, luxuria”, dove scompare la vanagloria (kenodoxìa) e la superbia viene collocata all’inizio della lista (19).
-…Nella seconda parte dell’opera l’autore vuole dimostrare che l’uomo è l’artefice della propria miseria e delle proprie pene e nell’analisi minuziosa che compie dei vari vizi egli manifesta un acuto spirito di penetrazione psicologica, acquisito probabilmente durante gli anni di lavoro trascorsi in Curia papale…una volta divenuto giudice ebbe una così riconosciuta fama di equità da essere soprannominato, eletto in seguito papa, “Salomone III” in luogo di Innocenzo.
-…Per Lotario lo sviluppo colpevole della miserabile condizione umana deriva dal fatto che:
gli uomini di solito sono presi sopprattutto da tre cose: le ricchezze, i piaceri e gli onori. Dalle ricchezze derivano malvagità, dai piaceri indecenze, dagli onori vanità,
e per questo motivo
la concupiscenza della carne appartiene ai piaceri, quella degli occhi alle ricchezze, la superbia della vita agli onori. Le ricchezze generano appetiti e avidità, i piaceri partoriscono la gola e la lussuria, gli onori allevano la superbia e l’ostentazione (22).
-…Il terzo libro (De damnabili humane conditionis egressu) inizia con la descrizione della morte e, qui, l’autore sostiene l’opinione di alcuni teologi del suo tempo secondo cui in punto di morte Cristo appare a ogni uomo offrendogli la possibilità di salvezza eterna. In queste pagine il tono dell’autore si tinge con i medesimi colori degli affreschi del suo tempo rappresentanti realisticamente scene tratte dalle pagine dell’Apocalisse, pregni di una indicibile ansia escatologica. Dice agli uomini, nel giorno della morte:
le ricchezze non vi gioveranno, gli onori non vi proteggeranno e gli amici non vi favoriranno.
Dove andranno a finire
vi sarà pianto e stridore di denti, gemiti e lamenti, ululati e tormenti, stridore e grida, timore e tremore, dolore e pena, ardore e fetore, oscurità ed ansia, durezza ed asprezza, sciagure e miseria, angoscia e mestizia, oblio e confusione, torcimenti e punture, amarezza e terrore, fame e sete, freddo e calura, zolfo e fuoco ardente nei secoli dei secoli (24).
La parte iniziale e terminale del De contemptu mundi pone in luce l’angosciata e sinistra visione di Lotario nei riguardi del peccato:
l’uomo è putredine e il verme è figlio dell’uomo. Che padre indecente e che abominevole sorella! L’uomo viene concepito dal sangue putrefatto per l’ardore della libidine, e si può dire che già stanno accanto al suo cadavere i vermi funesti (25)…
E se lo dice un Papa! che per altro, mi è simpatico per avere indetto la Crociata contro gli Albesi, da dove originano le miei pene…
Quanto scritto, per esprimere il concetto personale, in base al quale, faccio il tifo per il Corona Virus…
"Mi piace""Mi piace"