La Donna è una Terra da salvare
E l’uomo è giunto, dopo un lungo cammino, ad uccidere sé stesso…
La storia dell’umanità si è sempre riassunta nel sangue della terra. Il dolore rimasto pressoché identico nelle varie epoche ha portato l’uomo a offrirsi, in un atto cannibalico, al mondo.
In un gesto che certamente non è eroico, seppure oggi con troppa facilità ogni cosa sembra esserlo diventata; l’uomo si è ribellato alla propria terra e ha finito momentaneamente per sostituirla, ha sopraffatto la natura, ha dunque compiuto il primo atto per la soppressione di sé. Questo è avvenuto in Amazzonia come in Libia dove la natura ha perduto le ortiche purpuree, si è vista strappare le rose migliori, sopraffare dai gigli profumati e infine ha lasciato davanti a sé le odorate ginestre. I fiori della resistenza rimangono appesi su un terreno sempre più arido, senza uno stato, sfruttate senza pietà, e insieme alle nostre speranze, disperate, mandano incensi al cielo. Incensi che solo le api e forse neanche più loro, sembrano raccogliere. Ci dicono che la natura, tanto odiata, in questi giorni sia tornata a respirare, ma non dicono cosa intendono per natura e non lo dicono forse perché un po’ se ne vergognano (o almeno dovrebbero). I fiori certamente respirano ma non lo fa la natura! Non basta così poco a cicatrizzare anni di conquiste e devastazioni, almeno che non si abbia dimenticato cosa sia la natura, tanto occupati a cercare modi per evadere dalle nostre prigioni. E poi con quale coraggio potremmo accettare una natura felice nella nostra infelicità.
Ma non servono le mie parole a ricordare che la natura, in questo secolo, è forse morta definitivamente, uccisa non una ma mille volte: nei ricatti dell’Occidente, nei profughi reclusi in campi disumani che sembrano essere ormai stati europei, tra le bombe della Siria e i giacimenti risorti, e infine è morta quando abbiamo dimenticato il significato autentico del manifesto sull’Europa. Ma anche di questo non mi meraviglio e anzi già immagino l’Africa, malarica o covidica, nuova terra di conquista.
Perché dopo aver respirato aria di libertà, l’uomo si è concentrato su se stesso e allora ha finito per sbranare sua madre con la stessa facilità con cui oggi uccide sua moglie. Il bene e il male non hanno limite e si confondono, si alternano fino a sovrapporsi pericolosamente, proprio come Delitto e Castigo riletto in questi giorni, mi ha dato modo di capire.
Ma quando l’uomo trova giustificazioni per commettere atti davvero cannibalici, uccidendo la donna che ha accanto, con una scure o con le mani, mostra che un sentimento d’odio e d’ignoranza, ma ancora di più: il pensiero di essere libero e dalla parte della ragione, disveli un abisso orrido e profondo.
Non ho mai creduto nelle quote rosa, anzi ho sempre pensato che fosse un modo come un altro per non occuparsene, ma il problema delle madri, la questione delle mogli non può rischiare di essere il gioco delle amanti.
Così forse dobbiamo ripartire (se vogliamo ripartire), da un’epidemia parallela alla pandemia in atto, che lascia scie di sangue in ogni casa, che ogni giorno proprio nei contatti che ora rinneghiamo, si libera tragicamente delle sue donne.
Siamo davvero uno stato sotto attacco e lo siamo due volte, perché se non proteggiamo neppure il nostro sentimento, se dimentichiamo l’amore che abbiamo urlato alla nostra donna, se nominiamo i vertici perché tutto rimanga come è, sarà come dimenticare la nostra Patria. Non ha senso issare stendardi tricolore se dobbiamo ogni giorno metterli a mezz’asta; allora nella giornata dedicata alla terra, torniamo a rimetterci alla natura e magari rileggiamo la Lisistrata, dove l’amore si scontra con la guerra nello stesso modo in cui si riafferma la dignità della donna, perché gli uomini non cambiano è vero, ma le donne, per nostra fortuna, lo hanno sempre fatto!
Adso da Melk