Dalla democrazia al dispotismo secondo Gianfranco “Censor” Sanguinetti
Quali traiettorie abbiano portato un intellettuale italiano, Gianfranco Sanguinetti, interprete già al tempo della nascente stagione detta della “strategia della tensione” del rapporto tra stato borghese e terrorismo, a esprimersi attraverso un media “Mediapart” dei servizi francesi lo immagino e nel farlo, faccio i miei modesti complimenti a tutti, soprattutto alla sensibilità di Marco Dotti che ha intercettato l’orbita e grazie a VIta ha accolto un pensiero così complesso.
Sono anni che rifletto sul declino delle classi politiche e della burocrazia occidentali, ma non essendo sociologo o politologo ho un certo pudore a esporre quelle a me paiono le ragioni. Non farlo, tuttavia, impedirebbe di cogliere l’ampiezza del senso della visione del futuro che Sanguinetti ha avuto, nonché di immaginare uno scenario alternativo al dispotismo prefigurato dall’autore.
Ciò a cui stiamo assistendo, il fallimento di una politica incapace – volutamente sorda? – di ascoltare la propria intelligence, avviene in un momento storico in cui, sembra un paradosso, la popolazione mondiale non aveva mai raggiunto un livello di scolarizzazione e informazione così elevato. Il perché sarà argomento di un altro post.
Ciò che mi attrae maggiormente del ragionamento di Sanguinetti è intravvedere una auspicabile stagione di confronto culturale tra intellettuali francesi e italiani di buona volontà e liberi come Dotti, confronto che ci fu brutalmente negato più di cinque anni fa. Nel frattempo la voracità delle imprese d’oltralpe, sostenute dall’intelligenza economica dei Bolloré e dei nostrani cavalli di Troia – trattengo tra i denti un altro termine – complici quei tremebondi soggetti che dopo avermi affidato il tema: “servizi francesi” mi redarguirono aspramente per avere osato svolgere il compito in chiave patriottica. Era il 2017, ma dal 2013 sapevo che Mediapart era un luogo delicato, l’ho già ribadito nel blog più volte; un uomo di stato, di un paese alleato, alla domanda se immaginasse possibile che un quotidiano del suo paese facesse un accordo di partnership con Mediapart mi rispose: “No, e se lo avesse fatto credo che qualcuno si sarebbe fatto male, forse un incidente, un incendio della redazione”. Vita non ha fatto accordi con Mediapart, sia ben chiaro.
Alberto Massari
P.S. La mia conoscenza di Sanguinetti è miserrima e risale al 12 dicembre 2019, non a caso, nella ricorrenza di Piazza Fontana; noto che di recente un ex Presidente del consiglio “esule” alla Sorbonne è tornato a far sentire la sua voce in epoca di pandemia. Sarà un caso che dalla Francia arrivino queste voci?
Questo articolo, pubblicato in francese su Mediapart il 15 aprile 2020, è stato tradotto per noi da Riccardo Antoniani, che ha scritto anche un’introduzione che vi invitiamo a leggere: qui. La traduzione è stata rivista dall’Autore.
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La conversione delle democrazie rappresentative in Occidente, a seguito del virus, ad un dispotismo del tutto inedito ha assunto la forma giuridica della “forza maggiore” (com’è noto, in giurisprudenza la forza maggiore è un caso d’esonero dalla responsabilità). E dunque il nuovo virus è, al contempo, sia il catalizzatore dell’evento sia l’elemento di distrazione delle masse per mezzo della paura [1].
Per quante ipotesi io avessi formulato fin dal mio libro Del Terrorismo e dello Stato(1979) sul modo in cui sarebbe concretizzata una tale conversione, a mio parere ineluttabile, dalla democrazia formale al dispotismo reale, devo confessare che non avevo immaginato che sarebbe potuta avvenire col pretesto d’un virus. Ma le vie del Signore sono davvero infinite. E lo sono anche quelle dell’astuzia della ragione hegeliana.
Se vogliamo, l’unico riferimento – tanto profetico quanto inquietante – è quello che ho trovato in un articolo di Jacques Attali, l’ex presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERD), apparso su L’Express ai tempi dell’epidemia del 2009:
«Se l’epidemia si aggraverà un po’, cosa possibile, dal momento che è trasmissibile dall’uomo, potrebbe avere delle vere e proprie conseguenze planetarie: economiche (i modelli suggeriscono che potrebbe causare una perdita 3.000 miliardi di dollari, ossia un crollo del 5% del PIL mondiale) e politiche (dovute <
il> ai rischi di contagio…) Dovrà essere, pertanto, istituita una polizia mondiale, un sistema di scorte a livello mondiale e, di conseguenza, una fiscalità mondiale. In questo modo, arriveremo in breve, assai prima di quanto lo avrebbe consentito la sola ragione economica, a porre le basi di un vero e proprio governo mondiale.» [2]Quindi, la pandemia era già stata prospettata: quante simulazioni saranno state fatte dalle maggiori compagnie di assicurazioni! E dai servizi di protezione degli Stati. Pochi giorni, fa l’ex primo ministro britannico Gordon Brown è ritornato sulla necessità di un governo mondiale: «Gordon Brown ha esortato i leader mondiali a creare una forma temporanea di governo mondiale per affrontare le due crisi, quella sanitaria e quella economica, causate dalla pandemia di Covid-19.» [3].
Si può forse aggiungere che una simile occasione possa essere colta oppure creata, ma non cambia molto il risultato. Una volta che l’intenzione c’è e che la strategia è stata delineata, basta avere il pretesto per poi agire di conseguenza. Tra i capi di Stato, nessuno è stato preso alla sprovvista, se non proprio all’inizio, a causa della stupidità dell’uno come dell’altro. Subito dopo, da Giuseppe Conte a Orban, da Johnson a Trump, ecc., tutti questi politici, per quanto rozzi siano, hanno lestamente compreso che il virus li avrebbe autorizzati a fare carta straccia delle vecchie Costituzioni, regole e leggi. Lo Stato di necessità giustifica ogni illegalità.
Una volta che il terrorismo – di cui si converrà che si era un po’ troppo abusato – aveva esaurito la maggior parte delle sue potenzialità, così ben sperimentate dappertutto nei primi quindici anni del nuovo secolo, è arrivato il momento di passare alla fase successiva, come avevo annunciato, già nel 2011, nel mio testo Dal Terrorismo al Dispotismo.
D’altronde, l’approccio contro-insurrezionale, adottato immediatamente ed ovunque in quella che viene impropriamente chiamata la “guerra contro il virus”, conferma l’intenzione alla base delle operazioni “umanitarie” di questa guerra che non è contro il virus, ma piuttosto contro tutte le regole, i diritti, le garanzie, le istituzioni e le popolazioni del vecchio mondo. Sto parlando del mondo e delle istituzioni che si erano formate a partire dalla Rivoluzione francese e che ora stanno scomparendo sotto i nostri occhi nel giro di qualche mese, così come è sparita, in modo altrettanto repentino, l’Unione Sovietica. L’epidemia finirà, ma non si potrà dire altrettanto delle misure, le possibilità e le conseguenze che ha scatenato e che ora si stanno sperimentando. Assistiamo al parto doloroso di un nuovo mondo.
Sotto i nostri occhi sta avvenendo la decomposizione e della fine di un mondo e di una civiltà: quella della democrazia borghese con i suoi Parlamenti, i suoi diritti, i suoi poteri e contropoteri, ormai perfettamente inutili, poiché le leggi e le misure coercitive vengono dettate dall’esecutivo, senza essere ratificate immediatamente dai Parlamenti, ed il potere giudiziario, così come quello della libera opinione, perdono perfino la sembianza di qualsiasi indipendenza e quindi la loro funzione di contrappeso.
È con modalità così traumatiche e brusche che si avvezzano i popoli (come aveva stabilito Machiavelli, «Le iniurie si debbono fare tutte insieme, acciò che, assaporandosi meno, offendino meno»): il cittadino, già da tempo dissolto ormai a favore del consumatore, è ora degradato al ruolo di semplice paziente, sul quale si ha diritto di vita e di morte, a cui può essere somministrata qualsiasi cura, oppure si può decidere di sopprimerlo, a seconda della sua età (se è produttivo o improduttivo), o in base a qualsiasi altro criterio stabilito arbitrariamente e senza appello, a discrezione del sanitario, o di altri. Una volta che è stato imprigionato ai domiciliari, o in ospedale, cosa può fare contro la coercizione, l’abuso, l’arbitrio?
La Carta Costituzionale viene sospesa, ad esempio in Italia, senza che venga sollevata la benché minima obiezione, neppure da parte di chi è “garante” delle istituzioni, il presidente Mattarella. Divenuti delle semplici monadi anonime e isolate, i sudditi non hanno più nessuna “uguaglianza” da far valere, né diritti da rivendicare. È lo stesso diritto che smette di essere normativo e diventa già discrezionale, come la vita e la morte. Con il pretesto del coronavirus, in Italia abbiamo visto come si possano uccidere immediatamente ed impunemente 13 o 14 detenuti disarmati, dei quali non ci si preoccupa nemmeno di elencarne i nomi, né i loro eventuali crimini, tantomeno le circostanze in cui sono stati uccisi, e senza che di questo importi niente a nessuno. Si fa anche meglio di quanto fecero i tedeschi nella prigione di Stammheim. Almeno per i nostri crimini, dovrebbero ammirarci!
Non si discute più di niente, se non del denaro. E uno Stato come quello italiano si vede ridotto ad andare a mendicare dal sinistro ed illegittimo Eurogruppo i capitali necessari alla transizione dalla forma democratica a quella dispotica. Quello stesso Eurogruppo che nel 2015 ha voluto espropriare tutto il patrimonio pubblico greco, ivi compreso il Partenone, ed assegnarlo ad un fondo con sede in Lussemburgo, sotto controllo tedesco: perfino Der Spiegel definì allora i diktat dell’Eurogruppo come “un catalogo di atrocità” per mortificare la Grecia, e sul Telegraph Ambrose Evans-Pritchard scrisse che se si fosse voluta datare la fine del progetto europeo, la data avrebbe dovuto essere quella. Ecco, ora ciò è avvenuto. Rimane solo l’Euro, ma molto provvisoriamente.
Il neoliberismo non ha avuto a che fare con le vecchie lotte di classe, non ne ha neppure memoria, ritiene anzi di averle cancellate perfino dal dizionario. Si crede ancora onnipotente; questo non significa che non ne abbia paura, dal momento che sa bene ciò che si prepara ad infliggere ai popoli. È evidente che ben presto la gente avrà fame; è ovvio che i disoccupati aumenteranno senza limite; è chiaro che le persone che lavorano in nero (in Italia sono 4 milioni) non riceveranno alcun aiuto. E quanti hanno un lavoro precario e niente hanno da perdere, cominceranno a lottare e a sabotare. Ciò spiega perché la strategia di risposta alla pandemia è innanzitutto una strategia di contro-insurrezione preventiva. In America ne vedremo delle belle. I campi di concentramento della FEMA si riempiranno presto.
Il nuovo dispotismo ha quindi almeno due ragioni forti per imporsi in Occidente: una è far fronte alla sovversione interna che esso stesso provoca e s’attende; l’altra è quella di prepararsi alla guerra esterna contro il nemico designato, che è anche il dispotismo più antico della storia, al quale non c’è niente da insegnare fin dai tempi de Il Libro del Signore Shang (IV secolo a.C.), testo che tutti gli strateghi occidentali dovrebbero affrettarsi a leggere con la massima attenzione. Se si è deciso di attaccare il dispotismo cinese, si dovrà iniziare col mostrargli di essere migliori di lui sul suo stesso terreno: vale a dire capaci di edificare un dispotismo più efficiente, meno costoso e più efficace. In breve, un dispotismo superiore. Ma questo resta da dimostrare.
Grazie al virus, è venuta alla luce la fragilità del nostro mondo. Il gioco attualmente in corso è infinitamente più pericoloso del virus e farà anche molti più morti. Eppure i contemporanei sembrano temere solo il virus…
Sembra che l’epoca attuale si sia data il compito di contraddire ciò che diceva Hegel a proposito della filosofia della storia: «La storia del mondo non è altro che il progresso della coscienza della libertà”. Ma la libertà, aggiungeva, esiste solo in quanto essa stessa lotta contro ciò che è il suo opposto. Dove si trova oggi? Quando in Italia e in Francia la gente denuncia chi non obbedisce?
Se è bastato un semplice microbo a far precipitare il nostro mondo nell’obbedienza al più ripugnante dei dispotismi, ciò significa cheil nostro mondo era già così pronto a questo dispotismo che un semplice microbo è stato sufficiente.
Gli storici chiameranno il tempo che sta incominciando ora l’epoca del Dispotismo Occidentale.
Note
[1] – Vedo che nell’intervista, apparsa il 10 aprile, Edward Snowden arriva alle medesime conclusioni.
[2] Jacques Attali, “Avancer par peur”, L’Express, 6 maggio 2009.
Sono anni che si fanno “prove generali” utilizzando “l’emergenza”. Basta pensare alla deportazione dei poveri aquilani…
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Se mi posso permettere gentile,preparata e sempre arguta Signora,le prove generali di un “mondo nuovo” in realtà erano altre.Sono da ricercare nei cosiddetti discorsi sulla democrazia della rete(da che mondo e mondo la rete nella storia dell’uomo è stato sempre uno strumento di cattura),sulla decrescita felice,sulla smaterializzazione del lavoro,sulla telematizzazione dei rapporti sociali,sulla necessità di ridurre gli spostamenti “inutili”,sull’importanza dei big data per mappare il consenso e i pensieri dell “uomo collettivo”,sul neuromarketing e bla bla bla
Chi parlava di queste cose che sembra si avvereranno presto? Meditiamo meditiamo
P.S.
Vediamo affacciarsi nel mondo nuovo un nuovo sport di massa.Prima era di nicchia ora forse sarà di massa: il cricket giocato con palla,mazza e guantone.
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Trovo di un certo interesse il fatto che Mediapart, nell’aprile 2019, abbia dedicato uno dei suoi Dossier sulla grave
situazione degli ospedali pubblici in Francia.
https://www.mediapart.fr/journal/france/dossier/dossier-pour-comprendre-la-crise-de-lhopital
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Non mi sembra che Trump, odiato dalle sinistre e dagli amici di Soros, abbia approfittato della “pandemia” per essere autorizzato a fare carta straccia delle vecchie Costituzioni, regole e leggi. Anzi, ha cercato subito di porre rimedio ai problemi economici con un aiuto finanziario a fondo perduto, cioè da non rendere, ha cercato di far riaprire, appena possibile, le varie attività economiche e lasciare più libertà di circolazione dei cittadini, aprendo spiagge, parchi ed attività sportive che non richiedono la vicinanza tra i praticanti. Purtroppo solo in alcuni stati sono state adottate le sue proposte, ovviamente in quelli governati dai democratici no. Pur di rompere le scatole a Trump si taglierebbero i coglioni.
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Io, come vede, la ospito ma evitiamo di fare spot per uno (Trump) che ci appare senza visione strategica e capacità di dare un serio contributo all’umanità smarrita. Mi sembra un ometto anche se è grande e grosso.
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Vedo che anche qui cominciano a fioccare i sostenitori/provocatori (prezzolati? interessati?). Alcuni profili Twitter ne sono pieni e, mi dicono, anche Facebook (dove io non ci sono).
Non posso credere, infatti, che ci sia gente non pagata che sostiene uno così demente da aver consigliato in TV di bere il disinfettante! E pare che qualcuno abbia seguito il consiglio!
Vale, poi, la pena domandarsi fino a quando Trump riuscirà a fornire aiuti a fondo perduto…
Altro discorso è dire che un soggetto così rozzo ed inadeguato incarna un’America che non è New York o la California e che è stata in qualche modo dimenticata.
Trump somiglia ai suoi elettori, che sono quelli che, quando l’epidemia ha cominciato a diffondersi, sono corsi a comprare armi (per sparare al virus??) e che politiche dissennate sull’istruzione pubblica (che negli USA non è altro che un ghetto per afroamericani) hanno reso ignoranti.
Il fatto che Trump sia stato eletto vuol dire che si tratta, purtroppo, della maggioranza. Una maggioranza che, a differenza del miliardario che ha eletto, è fatta di poveri, spesso privi di assicurazione e, quindi, già prima dell’epidemia, non in grado di pagare le cure necessarie. Questo anche per dire che un confronto tra la situazione italiana e quella USA non è corretto, vista la diversità tra i due sistemi di welfare (e quello USA non l’ha certo inventato Trump).
Anche, quindi, per gli aspetti legati alla regressione culturale, l’elezione del miliardario Trump da parte di chi miliardario non è affatto (ma, in qualche modo, si identifica con lui) non è altro che un meccanismo che è stato sperimentato per la prima volta in Italia dopo le stragi dei primi anni ’90. Della serie: l’ho già visto questo film…
Ciò dovrebbe indurre a porsi delle domande su come, quando e a che scopo tali fenomeni vengano “costruiti”. E, soprattutto, su chi ne trae vantaggio.
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