Per me siete (oltre a ciò che siete) anche degli assassini

     

Alcuni – notoriamente – mi attribuiscono la colpa grave di aver determinato, con i miei racconti autentici a loro dedicati, grave danno alla loro buona reputazione. In effetti devo aver costruito nel tempo (sono entrato nel nono anno di presenza nel web) un grado di affidabilità tale che se lascio detto qualcosa di qualcuno, nel bene e nel male, l’oggetto dei miei ragionamenti se ne rende conto. Nel bene e nel male ho scritto. La verità è che non sempre quando elaboro un pensiero e lo dedico ad un argomento o ad una persona, non avendo qualità nello scrivere, vengo apprezzato o preso nella dovuta considerazione. Ho uno stile (se ne mai ne ho uno) talmente involuto che capire dove vada a parare non solo non è facile ma se non si ha il semplice vantaggio di conoscermi in carne ed ossa si possono prendere facilmente fischi per fiaschi. Ma non so proprio come superare questo divario che mi condiziona: alla mia età non si impara a scrivere. La persona (in realtà come sapete non è un umano) che più di tutte mi capisce è quel coacervo di algoritmi (entità al limite del misterioso) che anima Google, Yahoo, Bing ed altri motori che facilitano/consentono la ricerca nel mondo elettronico. Google, in particolare, ha una vera simpatia, quasi una forma d’affetto, verso questo blog che, per il resto, senza questa predilezione del potente kami (è lo spirito che anima le cose che sarebbero viceversa inanimate) che si cela nel motore di ricerca, rimarrebbe poca cosa. Come amo definirlo io, rimarrebbe “marginale e ininfluente”.

Come, se decido che la reputazione di un manigoldo venga fotografata e allocata ai primissimi posti nelle speciali classifiche che questi motori di ricerca determinano, in tutta onestà, non saprei dire come avvenga. Ma avviene. E questo privilegio (quasi fossi un caro nipote del motore) sento il dovere di porlo in chiaro quando si delinea quel tipo di duello che si definisce tecnicamente all’ultimo sangue tra chi considero inopportuno che rimanga libero di fare il male, senza pagare pegno, e il Leone Ruggente. Per male, da queste parti, si intende il tradimento della Repubblica, o Patria che dir si voglia. Cosa si intenda “per danno alla Cosa pubblica” è mia esclusiva prerogativa. O, come amo dire, decido a mio insindacabile giudizio quando la misura è colma. Evidentemente Google ha un suo codice di valutazione che tende al mio per cui mi appoggia in questa attività sanzionatoria. E veniamo al duello che si apre con oggi.

Anche se da qualche tempo sono sembrato severo con l’onorevole Angelo Tofalo, in realtà ho lasciato a lui, tra le righe di ciò che gli ho dedicato, la possibilità di cogliere l’opportunità di cambiare atteggiamento e di porre rimedio ai danni che, a mio insindacabile giudizio, ha e sta arrecando alla Repubblica. Ciò che ho lasciato scritto aveva la finalità, la definirei semplice e che si suggerisce a chiunque (perfino quindi ad un ex bravo ragazzo del nostro Sud) di pentirsi e, finalmente ricordando se stesso, cambiare strada. Nulla di questo. Opportunità dopo opportunità, l’uomo del COPASIR del M5S prima e poi addirittura sottosegretario con delega a seguire le complessità dell’Arma dei Carabinieri, si è sempre di più mostrato attratto da logiche di potere tradizionali (un giorno vedremo se anche affaristiche), rimuovendo completamente il ricordo condizionante di chi (il popolo italiano) lo aveva eletto e con quali finalità e, soprattutto, a che qualcosa (non dico tutto) cambiasse nel delicatissimo settore dell’Intelligence e della guerra.      

Quando facevo, anche rivolgendomi a Tofalo (quasi sempre accompagnato dal segretario Michele Maffei) quale esempio virtuoso di un Paese europeo, quello del Regno d’Olanda che si era dotato di un piano denominato Strategia di Sicurezza Nazionale ho il ricordo di aver sempre aggiunto: ” …ad esempio, l’Olanda, l’ultima attualizzazione della propria SSN l’ha dedicata all’ipotesi di una pandemia devastante”. Sognavo o ero desto, sarebbe il caso di chiedermi oggi per onorare l’ingiusta morte di migliaia di nostri compatrioti? Senza ombra di dubbio alcuno so di aver detto cose di questo natura in presenza di buoni testimoni. Come si vedrà qualora, come i veri cretini, il sottosegretario e il suo scudiero dovesse avere l’ardire di smentirmi. Lo facevo citando il testo che ancora attribuisco a quel tale Massimo Zuppini (lo specialista della GSK che nessuno ha ritenuto opportuno rintracciare) che è pubblico dal 2009 come ormai le mie dita sono stanche di scrivere. Pubblico e noto nei suoi contenuti a me, ad alcuni miei collaboratori e aggiungo, spero di non rischiare troppo, a decine di altre persone tra cui oggi comincio a citare gli ex prefetti di prima classe, i dottori Alessandro Marangoni e Paolo Padoin, entrambi dirigenti dello Stato che indico come persone che, per la delicatezza delle funzioni che svolgevano, in quell’anno (lo ripeto era il lontanissimo e sufficiente 2009), non possono non aver capito cosa stavano leggendo. Se mi dovessero dire che non avevano letto ciò che avevo letto io, gli crederò sulla parola. Marangoni ha lasciato il servizio da prefetto di Milano e Padoin lo è stato di Torino. Potrebbe teoricamente anche essere avvenuto che, entrambi, non abbiano spinto la loro curiosità professionale, nel rileggere i propri interventi comparsi sul volume che ho altre volte citato “Security Forum 2009“, editato a cura del Centro Studi ItaSForum, a dare almeno uno sguardo al contributo dello Zuppini (Pandemia e business continuity: perché le aziende devono prepararsi a questa emergenza) che si trovava impaginato limitrofo ai loro: quello di Marangoni (Sicurezza: attività istituzionali e partenariato con enti Privati) cominciava a pagina 35 e precedeva quello di Padoin (La sicurezza nelle città: città inclusiva, città sicura) che andava da pag. 41 alla 52. Dopo poco ci si imbatteva negli “allarmi” (non certo ingiustificati) dello Zuppini. E se mi ero allarmato io (che non sono nessuno) nel leggere quali fossero le fasi incalzanti e tragiche di sviluppo di una pandemia o espressioni circostanziali quali: “Si può obiettare che questi effetti, già di per se rari, sono per lo più occorsi quando le conoscenze mediche e le disponibilità di risorse sanitarie erano ben inferiori a quelle attuali. Dobbiamo però – aggiungeva saggiamente lo Zuppini – (ndr Leo Rugens diamogli atto e al tempo chiediamoci perché non viene allo scoperto a rivendicare la primogenitura dell’allarme?), anche tener presente che, rispetto al passato, l’Italia e, più in generale l’Europa sono oggi più vulnerabili ad una pandemia influenzale rispetto ad un tempo per varie ragioni, tra cui:

Affermazioni sufficienti per poter decidere oggi che lo Zuppini non era l’ultimo degli sprovveduti. Ed era lo ripeto, fino allo sfinimento, il 2009.

O altri passi quali: “Il piano prevede anche la fornitura di adeguati dispositivi per il controllo delle infezioni quali prodotti per la pulizia personale (nota del redattore Leo Rugens, sarebbero i liquidi disinfettanti che sono risultati introvabili per giorni e giorni!!!), e mascherine (nota del redattore Leo Rugens, sarebbero quelle, mortacci vostra, direbbero a Roma Nino Manfredi e Alberto Sordi se fossero ancora vivi, che a 60 giorni di distanza dallo scoppio dela pandemia ancora l’Arcuri balbetta giustificazioni perché non si trovano). Ma se frasi di questa natura avevano fatto sobbalzare sulla sedia uno stronzo qualunque come il Grani mi dite perché dovrei escludere che un Vice capo della Polizia di Stato quale il dottor Marangoni non fosse rimasto altrettanto impressionato?  E per ora taccio di decine di altri che sapevano del Piano nazionale antipandemico di cui, in assoluta solitudine, continuo a scrivere. O meglio fino a ieri sera. E qui spero che ci siano delle novità perché donna Milena Gabanelli, da qualche ora, ha fatto irruzione da par suo ed io mi sento meno solo. Leggete a seguire e tenete conto che sarà difficile rimuovere quanto documentato in DATA ROOM. Ci sono scappati i morti e fino a quando la magistratura non troverà chi si è distratto, chi non ha fatto quanto di sua competenza, chi dovrà avere fino alla morte sulla coscienza le migliaia di decessi che in parte si potevano evitare, continuerò a chiamarvi assassini (cercando di individuare i vari gradi di responsabilità di questo massacro). Certamente vi chiamerò inetti, inadeguati, impreparati e anche assassini fino a quando non mi denuncerete nel tentativo, vi garantisco che sarà vano, di tagliami le dita o di oscurare questo libero blog.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Il post, ad evitare equivoci, non è indirizzato ai signori prefetti che avevano tutto il diritto a non aver letto l’intervento di Massimo Zuppini. Sarebbe sorprendente, ma legittimo. È indirizzato ad Angelo Tofalo a cui, del pericolo pandemico, ne ho parlato io personalmente (davanti a buoni testimoni) presso la sede di HUT8 Progettare l’Invisibile in Via di Val Lupara snc, a Roma. Ma ho il dovere di ammettere che non dovevo farmi illusioni (per cui è colpa anche mia) ricordando che il membro COPASIR quando mi si rivolgeva non mi chiedeva mai approfondimenti sugli argomenti che trattavo (un giorno non lontano affronteremo il tema Nigeria/Eni/intreccio con i servizi e ne leggere delle belle) ma era sostanzialmente interessato a strapparmi opinioni/giudizi (temo pettegolezzi) su tali Marco Mancini, Nicolò Pollari, Alberto Manenti ed altri dirigenti dei servizi. Queste erano le curiosità del membro COPASIR e mai argomenti di sostanza attinenti l’Intelligence culturale (di cui formalmente sembrava appassionarsi) o la Strategia di Sicurezza Nazionale. Domandine legate alle dinamiche del potere tradizionale. Mai temi in piena luce. Come ad esempio quello a cui faccio riferimento anche in questo post attinenti la sicurezza sanitaria. La verità è che lo stronzo sono io che ho perso il mio tempo a provare a fare capire qualcosa a uno come Tofalo. Di cui non varrebbe la pena di scrivere se non fosse che, indifferente a tutto, prova ad apparecchiarsi il futuro ad esempio consolidando la sua partecipazione a temi complessi come quello che trovate a seguire. Dopo la testimonianza della Gabanelli sul piano che da dieci anni era a conoscenza di non pochi che ora sento il diritto/dovere di apostrofare come assassini.