Irene Pivetti? Ma fateci il piacere! Cerchiamo – con altra serietà – i responsabili della carneficina in atto

“Quasi” trovato il capro espiatorio con cui distrarre l’opinione pubblica: Irene Pivetti e le sue eventuali inadeguatezze imprenditoriali. La verità è che nessuna Pivetti o moglie del viceministro Paolo Sileri si sarebbe dovuta trovare nell’opportunità di interessarsi di importare “mascherine non di carnevale ma di protezione” che dovevano essere tassativamente materia di ben altre istituzioni repubblicane. E da anni. Questo dico e questo scrivo non potendo certo essere sospettato di simpatia nei confronti della signora Pivetti. Tantomeno della Famiglia Sileri di cui denuncio, da sempre, la scarsa autorevolezza “scientifica e didattica”.

Mentre ora ci dovremo sorbire l’enfatizzazione del “Caso Pivetti” (quello della moglie di Sileri ovviamente è trattato con i guanti bianchi e in sordina) sarebbe opportuno mettere mano a ben altro intorno all’orrore che si è consumato “nel ballo in maschera”.

Dobbiamo infatti, mentre muoiono migliaia di innocenti, ascoltare, tacendo, le argomentazioni  (“…vista la difficoltà di reperire sul mercato mascherine a norma…”), di esponenti della Protezione civile che vorrebbero giustificarsi dell’impreparazione in cui si sono fatti trovare dirigenti e referenti politici di tale vitale organizzazione? Ma saranno i ministri della Sanità e dell’Interno che dovranno dirci perché non c’era una cazzo di mascherina, a norma, in tutta Italia, pronta da essere distribuita nell’eventualità pandemica! Prevedibile e prevista. La Protezione Civile è un’organizzazione che non solo viene sollecitata ciclicamente da Madre Natura (alluvioni, terremoti) ma che abbiamo trovato sempre in prima linea ad affrontare/gestire Grandi Eventi o fenomeni geopolitici (l’emigrazione questo è) dove ci sono super budget a rendicontazione “facilitata”. E parlo per esperienza diretta, come sono solito fare.

Dicevo che dobbiamo leggere/ascoltare che c’erano (e l’abbiamo visto) difficoltà a reperire mascherine a norma.

A tal proposito (come ho scritto nel post PER ME SIETE (OLTRE A CIÒ CHE SIETE) ANCHE DEGLI ASSASSINI) finalmente irrompe Milena Gabanelli e un po’ di luce in più si potrebbe cominciare a fare. Ad esempio ad opera di quelli (Di Maio ed altri un tempo pentastellati) che avevano cominciato con volerla addirittura al Quirinale e che ora dovrebbero, con un po’ di opportuna umiltà, leggersi quanto la signora dell’informazione onesta comincia a dire sul suo spazio DATA ROOM.

Volete rinsavire e, pentendovi, chiedere conto di quanto sta accadendo? Non dico ciò che Leo Rugens (che sarebbe Orestino Granetto) sa e sostiene (anche in questo blog marginale e ininfluente) da anni, ma quello che, da giorni, si legge (anche sottotitolato) nella santissima rete garantito dalla faccia (qualcuno finalmente che ha coraggio) proprio della Gabanelli. La giornalista investigativa non è ancora arrivata a rintracciare mister Massimo Zuppini (l’uomo della GlaxoSmithKline SpA) e ad intervistarlo (sarebbe stato troppo) ma certamente ci sta dando una mano oggettiva nella ricostruzione degli eventi pre-pandemici (ipotizzati nel 2009) e nella genesi della tragedia in corso: nella sola Italia si va verso un ottavo di 200.000 che infettatisi sono già morti (25.000!) e la fine del sogno economico italiano come qualcuno, ingenuamente/maldestramente, continuava a sognare. Si cominciano a contare i morti USA come un nuovo Vietnam (vedrete che non basteranno 55 mila bare) e io vi chiedo di assimilare il disastro italiano a 15/20 Vajont, concentrati in un paio di mesi.

Per ora prendo atto che non ci è riuscita neanche la Gabanelli a fare il salto paradigmatico alla ricerca degli avvenimenti/matrice che hanno preceduto l’impreparazione (si può affermare, senza tema di essere smentiti, che si era impreparati?) in cui la Protezione Civile si è fatta trovare. Se ci proviamo (ne sentiamo il dovere) a partire da questo luogo telematico (siamo stanchi e in difficoltà anche personali) ci deve essere, a nostra valutazione, un pericolo gravissimo che si accompagna alla “Flotta di Cigni Neri” che si sono fatti avanti: un pericolo gravissimo e sproporzionato a questa redazione di marginali e ininfluenti. Lo faremo non certo per passare il tempo. Comunque non sarà la signora Irene Pivetti (la più innocente di tutti) che attirerà la nostra attenzione.

Oreste Grani/Leo Rugens