La Repubblica è in affanno e le morti di Falcone e Borsellino non sono estranee a questa insana condizione

Qualcuno, in questo caso Giocacchino Genchi, uomo che, tempo addietro, si definì “in balia dello Stato“, ha deciso di festeggiare il 2 giugno con dichiarazioni gravi. Se anche dirompenti, vedremo. Leggete a seguire ed evitate di sottovalutare forma e sostanza. E per sostanza intendo anche la tesi “statunitensecentrica”.

Le dichiarazioni/rivelazioni di Genchi pare non siano finite. Se inoltre le dichiarazioni di Genchi le si abbina a quanto continua ad emergere dal mondo giudiziario “contemporaneo”, si intuisce la gravità della situazione in cui continua a trovarsi il comparto della giustizia e delle istituzioni adibite al contrasto alla criminalità organizzata. Misteri lasciati tali, ministro della Giustizia dopo ministro della Giustizia e decenni senza interventi risolutivi dei vertici apicali delle organizzazioni preposte alla sicurezza dello Stato.

Decenni senza che si stato possibile arrivare a chiarire dinamiche che oggi, ancora una volta, Genchi denuncia. Perché le cose che “ricorda” in queste ore in realtà le aveva già indicate in alcuni versetti della Bibbia, “Il caso Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato“.

In realtà oggi mi sembra semplicemente riordini ricordi.

Oreste Grani/Leo Rugens