Torno a scrivere, voce nel deserto: che minchia c’entra Nicola Latorre alla guida dell’Agenzia Industrie Difesa?

Qualche giorno addietro, preoccupato (se non allarmato) dalle voci che davano Nicola Latorre aggirarsi per palazzi ministeriali nel tentativo (temo in via di successo) di accreditarsi come futuro “direttore” dell’Agenzia Industrie Difesa, ho aperto il ragionamento su cosa non dovesse accadere e su cosa sarebbe importante che, viceversa, si decidesse, nell’interesse superiore del Paese. L’attuale direttore è l’ing. Gian Carlo Anselmino che è in scadenza di mandato. Anselmino pare abbia fatto bene sostenuto dalla competenza “scientifica” di un c.v. ineccepibile e da ottimi collaboratori. Perché, spero si abbia chiaro, per guidare quello snodo della Difesa ci vuole competenza ed esperienza consolidata e non qualche anno passato, da politico di carriera, a passeggiare per i corridoi di Montecitorio o del Senato della Repubblica.

Spesso ad “inciuciare”. Spesso da uomo di parte, per molti anni dalemiano.

Ciò a cui abbiamo assistito da troppi anni (quando la politica annaspa, prima di affondare, prova a fare largo alle sue componenti incivili, ribadendo il primato dell’affarismo e dell’incompetenza), almeno in questo caso relativo all’Agenzia Industrie Difesa, da qualcuno che ne abbia l’autorità, andrebbe fermato.

Dare viceversa l’ennesimo segnale che, senza rispetto alcuno per il merito e la competenza, si piazzano politici recuperati dal “termitaio onnivoro“, deprimendo quello che di positivo si evidenzia tra le risorse interne, sarebbe un grave errore che, partendo da una struttura tipicamente civile-militare quale è l’AID, si potrebbe riverberare sull’intero comparto delle Forze Armate che, per certo, non godono di quella serenità che nella fase “storica” ci si augurerebbe.

Un ennesimo sfregio sostanziale che la politica dell’affarismo si prepara ad imporre alla P.A. dove può andare a parare?

Sfregio come quello recente messo in atto quando si è trattato di far prevalere logiche oscure perfino sull’approvvigionamento di “mascherine” escludendo platealmente le Forze Armate e in special modo l’AID?

E se questa nomina fosse la goccia che fa traboccare il vaso nel comparto della Difesa? Se fossi in voi non andrei a rischiare un’altro focolaio in un Paese – che già si regge sull’illecito – per far tornare in gioco Nicola Latorre. Che rimanga dove sta, se sta da qualche parte. E dico lui ma avrei potuto fare altri nomi di questo sistema politico che, strutturato come ci appare, ha bisogno di mezzi finanziari smisurati. Come diceva Italo Calvino nell’apologo sull’onestà nel paese dei Corrotti.

Torno a scrivere, voce nel deserto: che minchia c’entra Nicola Latorre alla guida di un comparto dove la competenza è quasi tutto?

Si preparano tempi difficilissimi, al limite di ciò che si poteva escludere quando il M5S assunse il ruolo di guardiano e pompiere sociale.

Si preparano tempi che nessuno può escludere assumano le forme tipiche di una vera e propria agitazione sovversiva, anticamera di fenomeni di considerevole consistenza numerica che si potrebbero arrivare a classificare come vera e propria anticamera di un incitamento all’inottemperanza delle leggi o a talune di esse.

Durate la fase acuta della pandemia avete assistito ad un esempio di ammirevole disciplina da parte della quasi totalità del popolo italiano.

Evitate di dare per certa questa disciplina e questo rispetto dell’ordine in presenza di informazione via web che continuasse a segnalare gravi fatti corruttivi o di favoritismi di parte.

La Magistratura, esempio recente, è scesa drammaticamente nella stima degli italiani. I politici, da tempo, risultano non pervenuti.

Evitiamo che gli stessi destabilizzino le Forze Armate con scelte solo apparentemente minori ma che si potrebbero innescare (conoscete il significato di innesco?) in un quadro generale che, ad estate in qualche modo superata, potrebbe far svegliare tutti in un incubo peggiore di quello vissuto durante l’assalto pandemico. Che come si intuisce dalla planetarizzazione del fenomeno, non è certo domato.

   

Oreste Grani/Leo Rugens

 

NICOLA LATORRE VIEN FATTO RESUSCITARE PER PIAZZARLO ALL’AGENZIA INDUSTRIE DIFESA?

Leo Rugens, sia pur sonnacchioso, marginale e ininfluente come ormai ha consapevolezza di vivere le sue giornate da felice e satollo pensionato, viene raggiunto da una diceria che nella savana si sta diffondendo: a dirigere l’Agenzia Industrie Difesa, i grandi pensatori in servizio permanente effettivo al bene dell’Italia vogliono piazzare l’avvocato Nicola Latorre.         

Agenzia industrie difesa è un ente di diritto pubblico controllato dal Ministero della Difesa.

L’agenzia ha il compito di provvedere al coordinamento ed alla gestione degli stabilimenti industriali ad essa assegnati.

Venne istituita nel 1999[ allo scopo di gestire unitariamente “le attività delle unità produttive ed industriali della difesa”, con la missione di eseguire una loro razionalizzazione e ammodernamento e portarle all’economica gestione.

Gli impianti gestiti dall’agenzia possono essere raggruppati in tre settori specifici:

  • munizionamento, con gli stabilimenti di:
    • Baiano di Spoleto (allestimento e ripristino di munizionamento, demilitarizzazione di munizionamento, revisione di sistemi d’arma, allestimento di parti metalliche del munizionamento, distruzione di mine anti persona a pressione e da esercitazione)
    • Noceto (demilitarizzazione di munizionamento, manutenzione delle componenti non elettroniche dei missili Hawk, interventi specialistici presso i reparti operativi)
    • Torre Annunziata (produzione di artifizi e collaudi di dispositivi similari, valorizzazione di mezzi terrestri ed aerei ceduti in permuta dall’Amministrazione Difesa)
  • manifatturiero, con gli stabilimenti di:
    • Firenze (Stabilimento chimico farmaceutico militare, produzione di farmaci orfani, antidoti, materiali sanitari)
    • Fontana Liri (produzione di nitrocellulose, nitroglicerina e polvere sferica e laboratorio per l’effettuazione di test e prove)
    • Gaeta (dematerializzazione)
    • Castellammare di Stabia (produzione di cordami)
  • Cantieristica navale, con lo stabilimento di Messina (Arsenale militare, manutenzione, riparazione e modifiche naviglio militare e civile)

Ora un po’ di attenzione alle righe che seguono e al pensiero maligno di Leo Rugens.

Tra le attività indicate nei settori, quella di produzione di materiale farmaceutico effettuata dallo stabilimento di Firenze è rivolta non solo al personale militare ma anche alla popolazione civile: infatti l’Istituto (in collaborazione con AIFA) provvede direttamente alla produzione di penicillamina, mexiletina, ecolestiramina, farmaci salvavita ritirati dal commercio dalle società titolari del brevetto, in quanto considerata antieconomica la loro fabbricazione, in virtù della ristretta platea di consumatori.

Essi sono successivamente venduti a prezzo di costo ai pazienti bisognosi. Inoltre, al fine invece di fronteggiare un eventuale attacco bioterroristico, l’Istituto produce e conserva in 30 magazzini in tutta Italia, diversi antidoti nonché lo ioduro di potassio, necessario in caso di incidenti nucleari. Infine nel 2009 sono state fabbricate 30 milioni di capsule dell’antivirale oseltamivir per prevenire una possibile pandemiadovuta alla diffusione del virus H1N1.

Pandemia dovuta alla diffusione del virus H1N1 mi ricorda qualcosa che ho lasciato scritto da anni in questo luogo telematico. E non sono cose di poco conto. Certamente non questioncelle da affidare ad un dilettante allo sbaraglio (un altro dopo l’uomo delle mascherine Domenico Arcuri) che non mi sembra se ne possa intendere piazzato in una posizione super delicata quale una lettura sia pur superficiale della missione dell’ENTE possa far presumere. Ora più che mai che la struttura è destinata a crescere in modo esponenziale come finalità strategiche e quindi (ecco la parolina magica) come fatturato.   

Nicola Latorre che al massimo si è interessato di come si organizzano le cene che il dominus di turno gli chiedeva di predisporre, già si era ritrovato al posto sbagliato nel momento giusto (per lui e il suo C/C) quando lo avevano piazzato, senza competenza alcuna pregressa (mi sfugge veramente il curriculum attinente a quel momento professionale e politico se non che avesse militato nell’organizzazione politica erede di quell’UNIONE del COMUNISTI MARXISTI LENINISTI che un certo piglio organizzativo militaresco lo aveva avuto negli anni Settanta), a fare il Presidente della 4° Commissione Difesa del Senato, potrebbe aver finito il Purgatorio (per motivi che a noi comuni mortali non sono noti, i boss del PD alle ultime elezioni parlamentari del 2018 non lo avevano neanche ricandidato) e ritrovarsi ad essere il Grande manovratore di un organismo delicatissimo denominato appunto Agenzie Industrie Difesa, attualmente guidato dall’ing.Gian Carlo Anselmino, formatosi a suo tempo (è considerato un dirigente competente) in Finmeccanica .


Nicola Latorre (Fasano, 14 settembre 1955) è un politico italiano. Avvocato, sposato con Stella Carparelli (preside dell’istituto Leonardo Da Vinci, Fasano), ha due figli.

Ha ricoperto la carica di assessore e Sindaco del comune di Fasano.

Comincia la sua militanza politica nel gruppo Unione dei Comunisti Italiani. Nel 1972 si iscrive alla Federazione Giovanile Comunista Italiana. Seguirà l’evoluzione del PCI in PDS per poi passare nei DS ed infine aderire al Partito Democratico. Era considerato molto vicino alle posizioni di Massimo D’Alema.

Dal 1998 è responsabile per le politiche istituzionali nella segreteria nazionale dei Democratici di Sinistra. Nello stesso anno è, insieme a Massimo D’Alema e Giuliano Amato, uno dei fondatori dell’Associazione Futura.

Alle elezioni suppletive del 2005 viene candidato al Senato della Repubblica, in regione Puglia, nel collegio uninominale n° 2 (Bari-Bitonto) sostenuto da L’Ulivo (in quota DS), venendo eletto senatore della XIV Legislatura.

Alle elezioni politiche del 2006 è ricandidato al Senato della Repubblica, in regione Calabria (come capolista) ed in regione Puglia (in seconda posizione), nelle liste dei Democratici di Sinistra (in seconda posizione), venendo rieletto senatore della XV Legislatura in entrambe le regioni ed optando per il seggio in Puglia.

Al Senato della Repubblica è vicepresidente del gruppo parlamentare L’Ulivo.

Alle elezioni politiche del 2008 è nuovamente candidato al Senato della Repubblica con il Partito Democratico, in regione Basilicata (come capolista) ed in regione Puglia (in seconda posizione), venendo nuovamente eletto senatore della XVI Legislatura in entrambe le regioni ed optando, come nel 2006, per il seggio in Puglia.

Nel 2008 è cofondatore di Riformisti e Democratici.

Alle elezioni politiche del 2013 è candidato per la quarta volta al Senato della Repubblica, in regione Puglia, nelle liste del Partito Democratico (in seconda posizione), venendo nuovamente eletto senatore della XVII Legislatura.

Il 7 maggio 2013 viene eletto Presidente della Commissione Difesa del Senato della Repubblica.

Non è più ricandidato in Parlamento nel 2018. In seguito allo scadere del suo mandato parlamentare, inizia a collaborare con Il Messaggero, di cui diventa editorialista.

Nell’estate del 2005 Latorre fu intercettato in una conversazione con Stefano Ricucci mentre questi, assieme alla Unipol di Giovanni Consorte, stava scalando la Banca Nazionale del Lavoro (BNL) bypassando le normali procedure di mercato (OPA). In un’altra occasione D’Alema chiese a Consorte di mettersi d’accordo con Latorre. Latorre fu intercettato mentre organizzava l’incontro a cena a casa sua. In una telefonata con Consorte, Latorre si lasciò andare in uno sfogo personale riguardo all’allora segretario del partito Piero Fassino, di cui disse “non capisce un tubo”. Per Latorre è stato ipotizzato dal GIP Clementina Forleo il concorso in aggiotaggio nell’ambito della scalata alla BNL organizzata dalla Unipol.

Latorre, intervistato da Repubblica Tv sulla divulgazione delle intercettazioni, commentò:

«Sono curioso di vedere quali motivazioni saranno date allo spargimento di veleni. Del resto in questi giorni abbiamo già letto molta spazzatura.»

Il 14 novembre 2008, durante la trasmissione Omnibus sulla rete La7, la regia del programma scorse un suo comportamento controverso: il senatore suggeriva, su un foglio che cercava poi di far sparire, all’esponente del partito avverso PdL Italo Bocchino un’argomentazione per attaccare Donadi dell’IdV sulla questione, ampiamente dibattuta, della Commissione di Vigilanza per le Telecomunicazioni.

 

Oreste Grani/Leo Rugens