Ormai so per certo che il dott. Massimo Zuppini della GSK è frutto della mia fantasia

Vedete di non andare troppo dietro ad alcuni dei vostri formali rappresentanti politici che, abituati da sempre a guardarsi l’ombelico e il pistolino, ritengono che una pandemia inizi e finisca tra i tracciati di collegamento di Lodi e Milano, strade che i nostri vecchi erano abituati a percorre a piedi alla ricerca della bella Gigogin. E lo facevano con il bavero alzato color zafferano per non prendersi l’influenza.

Siamo da mesi in quella che si classifica come fase 6 di una pandemia planetaria e in molti continuano a ritenere che il virus Covid 19 sia uno provincialotto (come il sottoscritto) poco avvezzo ai viaggi transoceanici. Il Virus, sentite a me, non solo ha un’intelligenza fuori dall’ordinario ma persegue un disegno soddisfacendo la sua natura. Non siamo in nessuna fase calante. In Italia (se pure dovesse essere) il Virus ha vita meno facile in quanto sorprendendo lietamente noi stessi siamo stati in grande maggioranza disciplinati e prudenti, ma nel resto del Mondo aumenta e prolunga la sua capacità di trasmissione e di generare grandi e sempre nuovi focolai. Sentite a me che ho avuto il privilegio di leggere, sin dal 2009, il documento “Pandemia e Business Continuity: perché le aziende si devono preparare a questa emergenza“, testo redatto da quel fantasma che io, per il mio piacere, ho “inventato” e battezzato Massimo Zuppini, la pandemia non è per niente finita. Ritengo anzi che sul Pianeta (e dove se no?) Covid 19 sia ormai passato ad una fase evoluta della sua, speriamo non troppo lunga, esistenza. Mai come in queste ore i numeri che arrivano dal resto delle nazioni sotto attacco (milioni di contagiati) vi devono far riflettere e ragionare con la vostra testa: qualunque piano circoscritto ad alcune zone abitate del Pianeta di per sé non sarà sufficiente ad affrontare i rischi e i danni dell’infezione. Si sarebbe dovuto prevedere, all’OMS, l’allocazione di risorse adeguate (avete presente Giuseppe e il Faraone ad esempio calzante?) in termini di preparazione (parlo perfino di esercitazioni e di addestramento) e soprattutto competenze che avrebbero dovuto sviluppare programmi concreti da saper mantenere efficaci nel tempo. In Italia, come è notorio, non si è pronti alle prevedibili piogge figurarsi se qualcuno aveva voglia di perdere tempo a prepararsi all’evento pandemico.

Come l’ologramma (ve lo confermo che di un tale artificio ottico si tratta) da me inventato “Massimo Zuppini” aveva consigliato fin dal lontanissimo (e forse mai esistito) 2009. Chiamo “ologramma” Massimo Zuppini perché ormai escludo che esista davvero visto come, pur da me citato e ormai indicizzato in Google, prudentemente taccia. Lui tace e soprattutto nessuno lo cerca. Lasciando Grani a fare la figura del fesso farneticante.

Acclarato quindi che Zuppini e il piano GLAXOSMITHKLINE sono entrambi parto della mia fantasia, mi scuso con i lettori e aspetto a pie’ fermo il ricovero ad una qualunque neurodeliri appena questo settore sanitario riprende a funzionare.

Cosa ultima ma non ultima: nelle mie farneticazioni ho il ricordo dell’esistenza di un CCM che sta per Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. Questo CCN qualcuno mi sa dire se esista o se il Centro è figlio dei miei momenti onirici? Gli stessi in cui mi sono sognato l’esistenza di questo Zuppini e della GSK.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Il focolaio alla BRT (l’azienda di logistica Bartolini) è l’esempio di come nessuno avesse letto il documento dell’Ologramma Zuppini e del suo inventore/megafono Leo Rugens.

Basta fare mente locale ai post pubblicati e dedicati alla complessità pandemica e si coglie subito la delicatezza del trascurare il settore logistico per la sua evidente vulnerabilità e criticità.

 

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